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06 ottobre 2018

Gran Sasso:“Rischio contaminazione da composti chimici per acqua di 700mila cittadini”

Tratto da Il Fatto Quotidiano 

Gran Sasso, le accuse all’Istituto di fisica: “Rischio contaminazione da composti chimici per acqua di 700mila cittadini”

I Laboratori del Gran Sasso
A preoccupare il gip, che ha disposto il sequestro di alcune aree dell'Istituto di fisica nucleare, è soprattutto “lo stato di generale abbandono, se non di degrado, di alcuni tratti delle gallerie dei laboratori", dove “viene raccolta la maggior parte delle portate poi destinate all’uso idropotabile” che serve 700mila cittadini abruzzesi. "Non è in grado di garantire la collettività", scrive il giudice. Nell'inchiesta, chiusa negli scorsi giorni e che coinvolge anche Ruzzo Reti e Strade dei Parchi, si contano 10 indagati

Gravi “rischi di contaminazione” delle falde acquifere, dovuti a una struttura, quella dei laboratori del Gran Sasso, “fragile”, in uno stato di “generale abbandono” e quindi “non in grado di garantire la collettività” poiché, sostengono i magistrati, non c’è stata “la necessaria separazione” tra le condotte destinate alle acque per consumo umano e quelle di ‘scarto’. È una situazione allarmante quella tratteggiata dalla procura di Teramonell’inchiesta sul presunto rischio d’inquinamento delle falde acquifere sotto il massiccio dell’Appenino per il quale sono indagate 10 persone ai vertici dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, che gestisce i laboratori, delle Strade dei Parchi e di Ruzzo Reti.

....... La grande struttura scientifica all’interno del massiccio del Gran Sasso, fiore all’occhiello della ricerca italiana, sarebbe, “sotto numerosi aspetti, fragile, non sufficientemente impermeabilizzata e non in grado di garantire la collettività dai gravi rischi di contaminazione delle falde acquifere”. Scrive il gip Roberto Veneziano nel suo lungo decreto di sequestro: “Non riteniamo che ci sia stata la necessaria separazione tra le reti di condotte destinate alla raccolta e al convogliamento delle acque per un uso non idropotabile e quelle, molto più delicate e complesse, finalizzate al consumo umano”. 
E queste ultime avrebbero, in più, una “una scarsa resistenza alle azioni sismiche che purtroppo caratterizzano l’intera area del Gran Sasso, e sono quindi facilmente lesionabili” e “un funzionamento a ‘pelo libero’ per cui, nel caso di lesioni o di scarsa tenuta dei giunti (circostanza assai frequente in questo tipo di tubazioni) l’acqua può uscire o entrare dalle stesse”.

.......“Non hanno rispettato norme” – Il portavoce del movimento denuncia la “quasi completa inadempienza rispetto alle norme della direttiva Seveso, essendo i laboratori un ‘impianto a rischio di incidente rilevante’”. La sicurezza, aggiunge, “deve essere parte integrante di qualsiasi progetto: solo così è vera eccellenza. Noi siamo per la ricerca scientifica, assolutamente, ma tutti i ricercatori sanno – o, meglio, dovrebbero sapere – che esistono dei limiti. Ora ci aspettiamo che le migliaia di tonnellate di sostanze pericolose siano allontanate dalla montagna più alta dell’Appennino, che custodisce un patrimonio idrico irripetibile”.

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