Margherita Talotto, responsabile delle politiche per l’aria pulita presso l’EEB: «I Governi nazionali devono smettere di giocare con la salute dei cittadini».
La scadenza era stata fissata per l’1 aprile 2019 e poi prorogata al 30 dello stesso mese ma buona parte dei paesi dell’Unione Europea continua a venir meno ai propri doveri, nonostante i quasi cinque mesi di ritardo.
Entro quella data, infatti, alla Commissione europea sarebbero dovuti pervenire i cosiddetti NAPCP, ossia i Programmi nazionali per il controllo dell’inquinamento atmosferico, ma – stando alle rilevazioni dell’European Environmental Bureau, una delle più estese reti ambientaliste del nostro continente – ben 15 Paesi su 28 mancano ancora all’appello.
Gli NAPCP dovrebbero illustrare le misure che i governi hanno deciso di mettere in atto al fine di ridurre le emissioni inquinanti sia a breve termine (2020) che a lunga scadenza (2030). Solo quattro paesi erano riusciti a rispettare la prima scadenza; da lì l’esigenza di una proroga che, però, in alcuni casi non è valsa a nulla. Croazia, Irlanda, Lettonia e Slovacchia hanno presentato solamente una bozza; Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Malta, Romania, Slovenia e Spagna non hanno fatto pervenire assolutamente nulla.
La riduzione dell’inquinamento atmosferico e la salute dei propri abitanti non sembrano essere in cima alle priorità dei 15 Stati, che, oltretutto, stanno infrangendo la Direttiva sui limiti nazionali di emissione, entrata in vigore tre anni fa. La consegna dei Programmi, infatti, era stata stabilita proprio da quel documento, che fissa anche i limiti per cinque inquinanti atmosferici: ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, biossido di zolfo, ammoniaca, polveri sottili.
Le parole di Margherita Talotto, responsabile delle politiche per l’aria pulita presso l’EEB, sono decise: «Si tratta di un segnale incredibilmente preoccupante: ignorando quest’obbligo legale, i Governi nazionali stanno trascurando il loro dovere di fornire aria più pulita».
Non è un cosa da prendere sotto gamba, insomma: «I Governi nazionali devono smettere di giocare con la salute dei cittadini e chiarire al più presto come intendono soddisfare i loro obblighi minimi di abbattimento degli inquinanti atmosferici. Non c’è tempo da perdere».
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