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21 novembre 2019

Cambiamenti climatici..... “Danni alla salute anche in Italia”

Tratto da Il Fatto Quotidiano 

Cambiamenti climatici, il report che racconta gli effetti: raccolti più scarsi e lavoratori meno produttivi. “Danni alla salute anche in Italia”

“The Lancet Countdown 2019: Tracking Progress on Health and Climate Change”, pubblicato sull’omonima rivista di scienze mediche e redatto da 120 esperti di 35 istituzioni accademiche internazionali, traccia la direzione globale delle conseguenze del riscaldamento globale sull'ambiente (incendi, ondate di calore) e soprattutto sulle attività e il benessere psicofisico dell'uomo. Si può rimediare? "Le tendenze positive non mancano"


Il cambiamento climatico fa danni alla salute. E lo fa anche in modo inaspettato, ad esempio provocando un aumento delle malattie infettive, come il vibrio (colera) o la febbre Dengue. Questo non solo nei paesi non occidentali, ma anche in Italia, dove la capacità delle zanzare di farsi vettori di questo virus è raddoppiata rispetto al 1980. È uno dei dati contenuti nel rapporto “The Lancet Countdown 2019: Tracking Progress on Health and Climate Change”, pubblicato sull’omonima, autorevole, rivista di scienze mediche e redatto da 120 esperti – climatologici, matematici, ingegneri, esperti di cibo, energia e trasporti, medici – di 35 istituzioni accademiche internazionali e agenzie delle Nazioni Unite di tutti i continenti. Il rapporto, che utilizza 41 indicatori, è finalizzato a fornire strumenti a legislatori e decisori politici, perché agiscano nel modo più appropriato. “Un bambino nato oggi vivrà in un mondo di quattro gradi più caldo rispetto all’epoca preindustriale”, si legge nelle pagine iniziali, “e il cambiamento climatico avrà conseguenze in tutte le fasi della sua vita, infanzia, adolescenza, età adulta e anziana”.

Gli impatti fisici e psichici degli eventi estremi
Gli eventi estremi – ondate di calore, siccità prolungata, inondazioni – mettono a rischio diretto le fasce di popolazioni più deboli, come gli anziani che vivono in aree urbane, vulnerabili a ictus e problemi renali, perché più affetti da malattie croniche. ........

Non poteva mancare infine nel rapporto il tema della qualità dell’aria e dei decessi legati alle polveri sottili. “Utilizzare le fonti fossili per la produzione di energia significa non solo aggravare il problema del riscaldamento globale, ma anche peggiorare la qualità dell’aria e su questo l’Italia detiene un triste primato, con 45.600 decessi prematuri a seguito dell’esposizione a PM2.5 solo nel 2016”, ha affermato Romanello. Si tratta del valore più alto in Europa e dell’undicesimo più alto nel mondo, che si traduce in una perdita economica di 20,2 miliardi di euro.
La salute al centro della transizione
Gli esperti del rapporto sono concordi: le tendenze positive non mancano, come la riduzione di investimenti nel carbone, l’impennata delle energie rinnovabili, la riduzione dell’inquinamento dell’aria in Europa. Inoltre, il 50% dei paesi e il 69% delle città ha un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, mentre aumentano gli investimenti per adattare i sistemi sanitari, migliorare i trasporti. E cresce anche il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Tuttavia le emissioni continuano ad aumentare e dunque il mix energetico dovrà cambiare drasticamente a livello globale, mentre saranno sempre più necessari interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare dei sistemi sanitari. Più in particolare, il rapporto indica la necessità che l’Europa arrivi ad una qualità dell’aria in linea con quanto previsto dalla World Health Organization, che si raggiunga nel 2030 il target del 32% di energie rinnovabili, eliminando gradualmente quelle fossili, che si promuova una mobilità accessibile per tutti, che aumentino gli investimenti sul controllo dei vettori di malattie infettive. “Mettere la salute al centro di questa transizione produrrà enormi dividendi per il settore pubblico e per l’economia, offrendo allo stesso tempo aria più pulita, città più sicure e diete più sane. I vantaggi economici legati ai benefici per la salute derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi superano i costi di qualsiasi intervento, con un risparmio di migliaia di miliardi di dollari nel mondo”, sottolinea Romanello. Secondo Stefano Campostrini, Professore di statistica sociale per le politiche sociali e sanitarie all’Università Ca’ Foscari Venezia e Direttore del Governance & Social Innovation Center, “il paese Italia, se per molti versi ha un sistema sanitario resiliente, non è ancora del tutto pronto agli impatti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sulla salute della popolazione. Inquinamento dell’aria, migrazioni, sostenibilità del sistema sanitario sono solo alcuni dei grandi ambiti nei quali le sfide sono più pressanti”.

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