Tratto da Arpat Toscana
28/09/2020
Gli effetti negativi sulla salute umana dovuti all’esposizione ad inquinanti atmosferici sono ben noti e sono stati oggetto di numerosi studi scientifici negli ultimi decenni, sempre più spesso accompagnati a raccomandazioni sulla riduzione delle emissioni e anche a calcoli dei costi per la società nel suo complesso, oltre che per l’ambiente. Tra i molti fattori che vanno tenuti presenti per comprendere l’impatto sulla salute e che possono contribuire ad affrontarlo c’è la percezione del rischio da parte dei cittadini e delle comunità e la loro capacità di agire positivamente e con
cognizione di causa.
Una rassegna sistematica, pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, ha esaminato gli articoli scientifici che esplorano la percezione del rischio misurando contemporaneamente il livello di inquinamento atmosferico, per capire se esiste o meno una associazione tra questi due fattori. Il focus si è concentrato sul particolato atmosferico (PM10 e PM2.5) perché è stata dimostrata un’associazione, anche dal punto di vista quantitativo, fra l’esposizione a quest’ultimo, sia a breve che a lungo termine, e numerosi effetti sulla salute.
I risultati riportati da Cori, Donzelli, Gorini, Bianchi e Curzio sugli articoli scientifici pubblicati dal 2000 ad oggi (in lingua inglese, su rivista internazionale) fanno il punto delle conoscenze pre-Covid-19 sulla percezione del rischio dell’inquinamento atmosferico, aspettandosi che le ricerche in corso e le prossime tengano conto del cambiamento epocale che stiamo vivendo proprio in tema di percezione dei rischi per la salute.
Il panorama che emerge dai 38 studi selezionati è molto articolato e sono rilevanti gli elementi che ciascuno studio approfondisce, come il peso delle esperienze pregresse, i fattori socioeconomici, le fonti informative, i diversi contesti esaminati, i comportamenti.
È interessante osservare che circa i due terzi degli studi sono stati pubblicati negli ultimi quattro anni (n=26), molti sono stati condotti in Cina (n=13) e negli Stati Uniti (n=11).
La maggior parte degli studi (n=24) hanno utilizzato dati raccolti da stazioni di monitoraggio, sette studi hanno usato modelli di qualità dell’aria come il Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) e l’Aerosol Optical Depth (AOD), altre sette ricerche hanno misurato direttamente le concentrazioni di PM per realizzare lo studio.
La percezione è stata valutata prevalentemente utilizzando questionari, che sono disegnati in modo mirato (ricerca ad hoc) o fanno parte di survey più ampie da cui sono state estratte le domande sulla percezione; non mancano innovative analisi di big data dei principali social network o motori di ricerca, che costituiscono una sorta di nuova frontiera dell’analisi della percezione e consentono di osservare popolazioni molto ampie di soggetti.
Complessivamente è emersa un'associazione tra esposizione a inquinanti e percezione del rischio per la salute e complessivamente la revisione ha mostrato che la maggioranza degli studi stabilisce una relazione tra la misura della percezione del rischio e l’inquinamento monitorato (n=31), che può essere diretta (n=20), indiretta (n=2) o scarsa (n=9) ma comunque in ogni caso visibile / presente e attiva in determinate situazioni o porzioni della popolazione. Sono interessanti le differenze nei contesti e il peso dello stato di salute, percepito o rilevato, e i comportamenti collegati.
Nel complesso si può affermare che, quando si studia la percezione è importante essere in grado di capire l’esposizione effettiva delle persone, sia quella all’inquinamento atmosferico misurato che l’esposizione alle notizie sull’inquinamento. Le conoscenze pregresse o le conoscenze dello stato dei fatti per agire positivamente sono infatti elementi determinanti delle percezioni e dei comportamenti.
Per approfondimenti leggi:
Cori L., Donzelli G., Gorini F., Bianchi F., Curzio O. Risk Perception of Air Pollution: A Systematic Review Focused on Particulate Matter Exposure. Int J Environ Res Public Health. 2020;17(17):E6424. Published 2020 Sep 3. doi:10.3390/ijerph17176424
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