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09 novembre 2020

NORVEGIA: La Corte suprema sta esaminando dei ricorsi che potrebbero fermare l'estrazione di gas e petrolio in mare

 Tratto da Il Post

Il caso che potrebbe cambiare l’economia norvegese

La Corte suprema sta esaminando dei ricorsi che potrebbero fermare l'estrazione di gas e petrolio in mare, in un paese che si regge sull'estrazione di gas e petrolio



Lo scorso mercoledì la Corte suprema della Norvegia ha iniziato a esaminare i ricorsi di alcuni gruppi ambientalisti che contestano la concessione di licenze per l’estrazione di gas e petrolio in diverse aree del mar Artico. Secondo Greenpeace e Natur og Ungdom, tra gli altri, le attività di estrazione andrebbero contro l’accordo di Parigi del 2015 che prevede la riduzione delle emissioni inquinanti, ma non solo: infatti, gli attivisti sostengono che l’assegnazione delle licenze violi la Costituzione norvegese, che garantisce il diritto a vivere in un ambiente sano e prevede la salvaguardia della natura. Il problema è che gran parte dell’economia della Norvegia dipende dall’estrazione e dall’esportazione di idrocarburi, e attorno a cosa deciderà la Corte suprema è nato un grosso dibattito economico e politico.

La causa portata avanti dalle associazioni ambientaliste è una delle più significative mai discusse in Norvegia. Alcuni media locali ne parlano come del «caso del secolo» perché riguarda il tema della tutela ambientale, ma è anche una grossa questione economica e un caso giuridico: è la prima volta che un caso riguardante problematiche ambientali solleva problemi di natura costituzionale e viene seguito da ben 15 giudici della Corte suprema.

La vicenda sta attirando l’attenzione dei giornalisti, ma anche di analisti politici, avvocati, filosofi e scienziati che si occupano di cambiamenti climatici. Il verdetto dei giudici dovrebbe arrivare alcune settimane dopo la fine delle udienze – il 12 novembre – e potrebbe condizionare fortemente il futuro dell’attività economica più redditizia del paese.

Nel 2013 il governo norvegese aveva dato il via libera per la costruzione di impianti per la trivellazione in diverse aree del mare di Barents – la parte di mare Artico che si trova a nord della Norvegia e della Russia – e nel 2016 aveva assegnato ad alcune compagnie la licenza per l’esplorazione. I gruppi ambientalisti contestano il fatto che le licenze siano state assegnate dopo il 2014, ovvero l’anno in cui sono entrati in vigore i nuovi emendamenti della Costituzione che prevedono il diritto alla salvaguardia dell’ambiente: secondo loro, l’assegnazione delle licenze andrebbe contro ciò che sancisce la Costituzione e violerebbe quindi i diritti umani dei cittadini, così come i diritti delle generazioni future.


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