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04 novembre 2009

2009/11/04 Nocoke di Brindisi:Bozza di convenzione

Tratto da Nocoke di Brindisi
03 novembre 2009

Bozza di convenzione

La questione convenzioni energetiche rapidamente sembra avviarsi a conclusione. Già circola, come peraltro riportato dagli organi di stampa, una bozza di convenzione tra Regione, Provincia, Comune ed Enel che delinea in maniera abbastanza dettagliata i punti salienti dell’accordo.
La lettura di questa bozza di convenzione rafforza la nostra delusione ed alimenta la nostra rabbia per quella che si prospetta essere una resa incondizionata dei nostri governanti e quindi del nostro territorio allo strapotere di Enel, che continuerà la propria attività devastante per l’ambiente e la salute dei brindisini.
Cosa emerge da questa bozza di accordo? Innanzitutto che obiettivo dell’accordo è la diminuzione dell’emissione di CO2 e delle emissioni massiche e non quella del carbone ed infatti:
La riduzione del carbone è poco significativa. Essa non è posta come architrave dell’accordo, ma anzi, è una variabile subordinata alla riduzione della CO2 . Infatti Enel si impegna a ridurre nel 2010 le emissioni di CO2 del 5% e per far ciò ridurrà di una quantità X non espressa (in bianco nella bozza) il consumo di carbone. Riduzione presumibilmente pari a questo punto al 5% .

Inoltre, per ottenere un’ulteriore riduzione del 5% delle emissioni di CO2 si utilizzeranno i terreni lungo il nastro trasportatore della centrale di Cerano per la realizzazione di centrali fotovoltaiche e per la coltivazione agroenergetica di biomasse con cui alimentare centrali a biomassa.
In definitiva nessuna bonifica dei terreni e nessuna riconversione energetica degli stessi.

Riduzione di NOx (ossidi di azoto), SOx (ossidi di zolfo) e polveri sottili, da ottenersi mediante opere di ambientalizzazione e copertura del carbonile e che di conseguenza non prevedono la diminuzione del carbone.
La rete di monitoraggio di Enel è ceduta ad Arpa, ma una commissione mista con partecipazione Enel, esaminerà i dati: il controllato che agisce anche da controllore.

La comunicazione esterna ai cittadini mediante organi di stampa potrà avvenire solo con comunicati congiunti e preventivamente concordati tra le parti, Enel compresa.
In questo modo Enel ha potere di veto su quello che si può dire e far sapere. Una domanda sorge quindi spontanea: i nostri enti locali hanno autonomia e potere sanzionatorio o no?


Ma l’elemento più inquietante e che potenzialmente potrà aggravare la drammatica situazione ambientale e soprattutto sanitaria a danno di tutti è la possibilità di poter bruciare all’interno di Cerano 70.000 tonnellate di CDR, ovvero combustibile da rifiuti. La combustione dei rifiuti produrrà DIOSSINE, FURANI ed IPA sostanze altamente tossiche e cancerogene per l’uomo.
E gli effetti negativi non terminano qui.
Consentendo infatti ai territori della provincia che conferiscono i propri rifiuti alle Ato BR/1 e BR/2 di chiudere il ciclo degli stessi bruciandoli, si inibirà il potenziamento della raccolta differenziata e del riciclo che può essere un volano per lo sviluppo, creando occupazione.
Inoltre, così come la quantità di carbone bruciata a Brindisi è passata da 2 a 8 milioni di tonnellate, chi ci garantisce che non avverrà lo stesso per la combustione dei rifiuti? E chi ci garantisce che nel ripetersi delle emergenze, vedi Napoli, non si penserà di bruciare tutto a Cerano? In tutta la bozza di accordo non è infatti prevista nessuna sanzione in caso di inadempienza e superamento dei limiti concordati per le emissioni.

In definitiva poche luci e molte ombre in questa bozza di accordo, che in cambio di briciole consegna Brindisi, l’ambiente e la nostra salute nelle mani di Enel. Riteniamo a questo punto urgente una mobilitazione generale della città per respingere questo pessimo e mortifero accordo.
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AMARE CONSIDERAZIONI ALLA VIGILIA DEL SUMMIT DI COPHENAGEN
Stralcio tratto da Greenreport
Quando la sostenibilità sociale e ambientale diventa un'urgenza etica

di Lucia Venturi
Nel dibattito è intervenuto anche Padre Gianni Notari, direttore dell'Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, di Palermo, aggiungendo al concorso alla felicità anche le questioni ambientali e sociali e la necessità di una governance globale.

«Facendo tesoro di quanto ci insegna la crisi finanziaria globale - ha dichiarato Notari - è urgente trovare quegli anticorpi di cui il sistema ha bisogno per evitare degenerazioni patologiche. Un patto etico per lo sviluppo e una rivoluzione antropologica sono i primi due passi ineludibili per umanizzare la globalizzazione e l'economia mondiale. In un mondo globale in difetto di governance, la sostenibilità sociale e ambientale diventa un'urgenza etica».

E a leggere i dati del rapporto Save the children diffusi ieri all'ultimo vertice sul clima di Barcellona, prima di Cophenagen, è difficile dargli torto. Almeno che non si voglia sostenere che le previsioni di almeno 175 milioni di bambini che subiranno effetti devastanti dovuti ai cambiamenti climatici nei prossimi anni non debba essere un compromesso accettabile per mantenere l'attuale modello di sviluppo, che anche su questi aspetti mostra la sua inquietante disequità.

Un modello che ha prodotto prima una crisi ecologica e climatica sulla quale si è poi innescata anche la crisi economica e che proprio a partire dall'affrontare le questioni climatiche potrebbe offrire l'opportunità di cambiarlo radicalmente.

Ma le avvisaglie in merito ai miseri risultati che si potranno raggiungere a dicembre al vertice di Cophenagen indicano (purtroppo) che quel difetto di governance responsabile della trasformazione in urgenza etica delle questioni sociali e ambientali, sia destinato a non essere colmato.

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Tratto da Ecologiae
L’inascoltata voce dei bambini per un appello ai grandi del vertice di Copenaghen
Ma facciamo ancora più in modo che essi vengano ascoltati. Cerchiamo di agire in modo deciso questa volta, altrimenti non ci sarà una seconda possibilità.

La campagna “Considerateci” dell’UNEP è una di quelle iniziative che vengono dal basso, e che hanno il potere di ispirare ma anche deprimere allo stesso tempo. Ispirare perché l’idea di dare voce ai giovani in anticipo rispetto al vertice sul clima di Copenaghen è molto importante, perché si tratta delle generazioni del futuro.
Deprimere perché nonostante si sia data voce diverse volte ai giovani, si rimane solo ad ascoltarli, ma poi non si tengono in considerazione le loro idee, pensieri e volontà. Al momento di agire, loro spariscono.

In Australia hanno lanciato il Youth Decide Climate Campaign in previsione del Vertice sulla Terra degli studenti delle High School.
L’idea che, se solo potessimo ascoltare i nostri figli poi tutto andrà bene non è affatto nuova. E ha un senso. Dopotutto, saranno i nostri figli, e i figli dei nostri figli, che dovranno affrontare le reali conseguenze del cambiamento climatico che abbiamo causato.


Anche in questa campagna, nonostante si possa pensare che le nuove generazioni non siano informate o poco interessate, spicca la preoccupazione per il futuro, e la consapevolezza che dobbiamo agire, e dobbiamo farlo subito.
Alcune delle più frequenti domande come “Che cosa è prezioso del nostro mondo?”, E “Perché lo dobbiamo salvare?” saranno consegnate ai leader mondiali durante il vertice sul clima di dicembre.
Ma mentre l’iniziativa è forte, non è sufficiente di per sé, come è stato dimostrato inavvertitamente da un articolo sulla campagna pubblicato sul quotidiano britannico Telegraph. Citando la studentessa dodicenne Severn Suzuki del Vertice della Terra che si tenne a Rio nel 1992, gli autori Deon Robbertze e Paul Clements-Hunt ci ricordano che la sua relazione ha ricevuto una standing ovation, e costretto il pubblico a prendere in considerazione le future generazioni nel vertice. Sono stati, a quanto pare, “affascinati dalla visione di un bambino e dalla sua onestà”.

Tutto questo può essere vero, ma allora perché, dopo quasi 20 anni, siamo più vicini alla rovina rispetto al 1992? Con tutti i mezzi, facciamo sentire la voce dei giovani.

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