Tratto da La Stampa
Quale energia per il futuro? Scenari a confronto
di Andrea Gandiglio *
Il 2011 è stato un anno determinante nell’orientare
quelle che saranno le scelte energetiche del futuro in Europa e nel
mondo. In Italia, il referendum di giugno ha segnato il definitivo tramonto del ricorso all’energia da fonte nucleare. Ma anche Germania e Svizzera
si sono espresse chiaramente a riguardo, con la decisione di chiudere
le centrali, entro il 2022, la prima, e al 2034, la seconda.
Il gas naturale è dunque tornato alla ribalta come la più “pulita” e promettente tra le fonti fossili, per garantire il bilanciamento del cosiddetto “mix energetico” nei piani nazionali, mentre, in parallelo, paesi come la Gran Bretagna hanno lanciato nuovi sistemi incentivanti per le rinnovabili, simili al “Conto Energia” italiano, che nel nostro paese ha portato all’installazione di più di 200mila impianti fotovoltaici.
Le previsioni di media e lunga distanza restano tuttavia complesse e gli scenari dipinti dagli Istituti di ricerca più accreditati talvolta contrastanti. Ne abbiamo comparati tre, chiedendone un’interpretazione a Stefano Pogutz, direttore del Master on Green Management, Energy and CSR della Bocconi e a Federico Pontoni, ricercatore dello IEFE, il centro studi sull’energia e l’ambiente dell’università milanese.
Il Rapporto del Wuppertal Institut, pubblicato in Italia a giugno, riconosce come, nonostante si parli molto di green economy, nel mondo della produzione materiale l’uso di energia e combustibili fossili continui, di fatto ad aumentare, ma lo ascrive a una sorta di “schizofrenia collettiva” e non ad un’insostituibile esigenza del sistema produttivo,che - se solo la politica volesse - potrebbe essere realmente diverso e alternativo.
Il gas naturale è dunque tornato alla ribalta come la più “pulita” e promettente tra le fonti fossili, per garantire il bilanciamento del cosiddetto “mix energetico” nei piani nazionali, mentre, in parallelo, paesi come la Gran Bretagna hanno lanciato nuovi sistemi incentivanti per le rinnovabili, simili al “Conto Energia” italiano, che nel nostro paese ha portato all’installazione di più di 200mila impianti fotovoltaici.
Le previsioni di media e lunga distanza restano tuttavia complesse e gli scenari dipinti dagli Istituti di ricerca più accreditati talvolta contrastanti. Ne abbiamo comparati tre, chiedendone un’interpretazione a Stefano Pogutz, direttore del Master on Green Management, Energy and CSR della Bocconi e a Federico Pontoni, ricercatore dello IEFE, il centro studi sull’energia e l’ambiente dell’università milanese.
Il Rapporto del Wuppertal Institut, pubblicato in Italia a giugno, riconosce come, nonostante si parli molto di green economy, nel mondo della produzione materiale l’uso di energia e combustibili fossili continui, di fatto ad aumentare, ma lo ascrive a una sorta di “schizofrenia collettiva” e non ad un’insostituibile esigenza del sistema produttivo,che - se solo la politica volesse - potrebbe essere realmente diverso e alternativo.
Del
resto, ribadisce Hermann Scheer (“padre” degli incentivi alle fonti rinnovabili), nella sua opera postuma “Imperativo Energetico”,
l’Europa, sarebbe tecnicamente pronta per arrivare, al 2050, al 100% di
fornitura da fonti rinnovabili.
Diversa la prospettiva del terzo
scenario, di ExxonMobil (!!!!!!!), la major petrolifera che, negli “Scenari Energetici 2012”,
prevede ancora una lunga vita al petrolio e alle fonti fossili,
stimando una crescita della domanda di energia, al 2040, del 30% nei
paesi industrializzati e del 60% in quelli in via di sviluppo - per
fronteggiare la quale, riconosce tuttavia il rapporto, anche
l’efficientamento energetico e le fonti alternative avranno un ruolo
importante.
“Uno scenario economico ed energetico al 2050”,
commenta Pontoni, “esce, in realtà, dal perimetro della scienza
economica ed entra, a pieno titolo, in quello dei desideri......
“La path dependency – spiega Pontoni - implica che la scelta di una determinata traiettoria tecnologica rende più costoso il successivo passaggio a un’altra.
Essa rappresenta certamente il fattore decisivo nel rallentare la
penetrazione delle rinnovabili (almeno nei Paesi sviluppati): il
funzionamento dei nostri sistemi energetici, basati ampiamente sullo
sfruttamento degli idrocarburi, rende infatti più costosa la transizione
a fonti alternative. Allo stesso tempo, da qui al 2050 potrebbe
palesarsi una svolta tecnologica. Nel 2009, gli investimenti in ricerca e
sviluppo per le energie rinnovabili hanno superato quelli per le fonti
convenzionali. Questo trend sembra essere di lunga durata e rende
statisticamente più probabile l’improvvisa epifania di una svolta
tecnologica nel settore. Una svolta che, come è successo con internet e
con la tecnologia digitale, potrebbe spazzare via, in brevissimo tempo,
sistemi e metodi di produzione e consumo energetici oggi consolidati”.
“Quali fra questi due fattori prevarrà – conclude Pontoni - è difficile a
dirsi.
Ed è qui che entra in gioco la Politica”.......
...Diverso è se parliamo della sola energia elettrica
in Europa. In un contesto come quello europeo uno scenario verde è sicuramente credibile, anche già al 2030”.
Nei prossimi anni, dunque, le rinnovabili sembrano destinate a crescere
velocemente, pur continuando a mantenere un ruolo marginale nella
produzione globale di energia, con conseguenze evidenti a livello
climatico.
A meno che, precisa Pogutz, non sia proprio l’urgenza dei cambiamenti climatici a cambiare le carte in tavola.
“Uno scenario come quello proposto da Exxon Mobil, in questo caso,
potrebbe non essere più verosimile, in quanto a livello climatico si
potrebbero generare effetti assolutamente imprevedibili, con conseguenze
politiche, economiche e sociali tali da modificare in modo sostanziale
la diffusione delle tecnologie nei prossimi anni, portando al repentino
abbandono di alcune alternative poco sostenibili”.
“Non dimentichiamoci
che – conclude Pogutz – sicurezza energetica e questione ambientale sono
entrambe parte della sfida energetica, mentre ai signori del petrolio
questi aspetti sembrano non interessare, e non li considerano come
possibili vincoli alla diffusione di tecnologie alternative alle fonti
fossili”.
Vai all'articolo integrale
*Direttore Editoriale Greenews.info
Vai all'articolo integrale
*Direttore Editoriale Greenews.info
Nessun commento:
Posta un commento