Tratto da Green report
Crimini ecologici come crimini contro l'umanità? (2)
La seconda parte dell'intervista di greenreport Cuno Tarfusser, vicepresidente Corte penale internazionale
Luca Aterini
Gianfranco Bologna, direttore scientifico Wwf Italia, scrive
su greenreport che, visto il continuo degrado ambientale nonostante gli
«oltre 900 "trattati" ambientali che sono stati attivati negli ultimi 40 anni», è necessario «trasformare
il Programma ambiente delle Nazioni unite (Unep) in una vera agenzia
dell'Onu dedicata all'ambiente e alla sostenibilità, ai livelli di una
Organizzazione mondiale della sanità e dell'Organizzazione mondiale del
lavoro», nonché elevare di rango la Commissione Onu sullo Sviluppo
sostenibile..........
I cambiamenti
climatici accelerati dall'impronta antropica, un fallout radioattivo, ma
anche e soprattutto la speculazione selvaggia e incontrollata sulle
commodity (non solo alimentari), nonché lo sperpero delle risorse
energetiche e materiali disponibili, rappresentano abusi su fette enormi
della popolazione mondiale, e moralmente la coinvolgono per intero. Si
avverte la necessità crescente di un intervento secondo giustizia,
contro quelli che potrebbero ben essere definiti crimini contro
l'umanità, sui quali proprio la Corte ha giurisdizione. Quali pensa
siano gli ostacoli che impediscono di agire in questo senso?
«Si
tratta di un problema di norme, circa il riformulare o l'aggiungere
alla formulazione già esistente una condotta che possa ricomprendere i
crimini ambientali: la questione gira attorno ad una loro precisa
definizione, con la conseguente scrittura di una condotta penalmente
rilevante e delle relative sanzioni. I crimini contro l'umanità, così
come sono attualmente formulati, non ricomprendono al loro interno i
crimini ecologici.
Se si avverte la necessità di procedere in
questo senso, la direzione da imboccare è solo quella di sedersi ad un
tavolo e definire la condotta che integra il "crimine contro l'umanità
ambientale", ma al momento - come già accennavo prima - siamo molto
lontani da tutto ciò».
Ed a chi immagina spetterebbe l'onere di prendere l'iniziativa, per procedere in tal senso?
«A
chi ha la sensibilità per farlo e allo stesso tempo il potere politico
di imporre che se ne discuta seriamente. Penso a questo riguardo
all'Onu, che delegò l'Italia a organizzare una conferenza per la stesura
di quello che poi diventò lo Statuto di Roma, portando quindi alla
nascita della Corte penale internazionale. Ma anche l'Onu,
comprensibilmente, si muove in una logica politica di consenso, e dunque
solo se c'è uno spiraglio di successo concreto prenderà l'iniziativa.
Prima di arrivare ad un passo vero e proprio in questa direzione vi sarà
una lunga stagione di contatti politici e diplomatici preliminari.
Basti pensare che per giungere a concretizzare l'idea di un "crimine
ambientale contro l'umanità" è necessario che i singoli Stati
antepongano l'interesse allo sviluppo interno lo sviluppo globale del
pianeta. Questo purtroppo mi sembra una chimera considerato anche alcuni
dei paesi più avanzati non si muovono in quest'ottica, privilegiando
esclusivamente i vantaggi a loro interni ed immediati: è una logica che
capisco, ma ovviamente non condivido. L'uomo non sembra fatto per
anteporre gli interessi globali ai propri, ma la realtà catastrofica
sotto il profilo ambientale che abbiamo davanti e la forza del
dibattito, porteranno sicuramente ad un tribunale per i crimini
ecologici internazionali: il problema è solo quando questo accadrà e
speriamo che non sia già troppo tardi».
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