Tratto da Green Style
Il collasso ambientale predetto 40 anni fa
Cosa potrebbe succedere se nel 2030 il mondo non ce la facesse più?
Come potrebbe continuare l’economia del capitalismo senza petrolio,
senza risorse ambientali, senza più la possibilità che la terra si
rigeneri? Sono alcune delle domande di uno studio nato 40 anni fa presso
i laboratori del Mit di Boston, oggi attuali più che mai.
“The Limit Of Growth” è uno studio pubblicato nel
1972 e per molto tempo aspramente criticato, a causa dell’ostracismo del
business e dei dubbi della stessa comunità scientifica. Ma quarant’anni
dopo al saggio viene riconosciuta la sua veridicità, ovvero quella di
sottolineare come l’attuale modello di crescita sia tutto fuorché sostenibile dal punto di vista ambientale.
Il libro, commissionato dal Club di Roma, già all’inizio degli anni ’70 si proponeva di dimostrare come lo sfruttamento ambientale forsennato e il consumismo
spietato non potessero essere un sistema di vita eterno. Attraverso
l’inferenza di diverse variabili – come la disponibilità di petrolio,
di cibo e la crescita demografica – “The Limit Of Growth” ha voluto
predire lo scenario umano fino al 2100. E i risultati sono scioccanti,
perché il completo collasso del sistema terra è stato predetto per il 2030, quando le risorse disponibili non saranno più sufficienti a mantenere i consumi, quando l’inquinamento
avrà ormai contaminato irreversibilmente le coltivazioni e molto altro
ancora. Resterebbero poco più di 15 anni, quindi, per salvare il
Pianeta.
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Manca davvero così poco tempo al collasso? E l’uomo vi può intervenire direttamente? Sicuramente, già oggi esistono le risorse per evitare una crisi del petrolio, considerando come esistano carburanti e approvvigionamenti energetici alternativi, dalle auto all’idrogeno al solare.
La ritrosia del mercato, che preferisce invece gli alti profitti
garantiti dall’oro nero, ne ha però limitato la diffusione. Per i
consumi, inoltre, bisogna educare gli esseri umani a una nuova
consapevolezza, a partire da quella alimentare, magari con l’acquisto di
prodotti a chilometro zero che seguano l’andamento delle stagioni, non i
capricci dei consumatori.
Un altro mondo è quindi possibile?
Fonte: Ansa
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