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07 luglio 2012

Mercurio nei terreni intorno alle centrali a carbone.

Tratto da Zeroemission
Mercurio nei terreni intorno alle centrali elettriche a carbone

Negli Stati Uniti, l’analisi di campioni di terreno nelle aree circostanti le centrali mostra gli effetti locali di un inquinamento estremamente pericoloso per la salute dell’uomo


Indianapolis, St. Louis, Detroit, Buffalo, Richmond e Providence sono città degli Stati Uniti orientali che hanno in comune il fatto di ospitare una centrale a carbone.  
Uno studio condotto dai ricercatori della Indiana University-Purdue University Indianapolis (IUPUI) ha mostrato un altro tratto in comune: un elevato inquinamento da mercurio dei terreni. L’articolo comparso nel numero di luglio della rivista Water, Air & Soil Pollution indica che quantità misurabili di mercurio emesse dalle centrali a carbone si depositano nel terreno e di conseguenza entrano nei bacini idrografici fino a contaminare i pesci e a renderli dannosi per l’alimentazione umana.
 Si tratta di un inquinamento molto pericoloso, come sottolinea Gabriel M. Filippelli, professore di scienze della terra alla School of Science della IUPUI e autore dello studio. 
«Il mercurio prodotto dalle centrali a carbone – spiega Filippelli – è già stato rinvenuto nei ghiacci del Polo Nord e del Polo Sud, così era già noto che l’impatto di questo inquinante si estende a livello globale; prima d’ora però non si erano mai approfondite le conseguenze ambientali nelle città, nei sobborghi e nelle aree rurali nelle vicinanze di specifiche centrali». 
Ora abbiamo un quadro più preciso di questo tipo di inquinamento e una migliore conoscenza dei pericoli che corrono le popolazioni locali. Questa consapevolezza, secondo lo studioso, dovrebbe portare a riconsiderare l’utilizzo di questa fonte energetica.
Apparentemente si tratta di energia prodotta a basso costo, ma nessuno considera l’impatto di queste centrali sulla salute umana.  
Filippelli boccia questo approccio miope e lo bolla, senza mezzi termini,  come «falsa economia».

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