Tratto da Peacelink
Comunicato stampa
L'Ilva verso la chiusura, il Sindaco di Taranto attivi le procedure di risarcimento e si crei un fondo di garanzia per i lavoratori
Alla luce della dichiarazione di disimpegno dell'azienda occorre che il Sindaco cambi completamente strategia
22 novembre 2012 - Fulvia Gravame Alessandro Marescotti Annamaria Moschetti (Tarantorespira)
La Procura della Repubblica di Taranto ha respinto la richiesta di dissequestro avanzata
dall'Ilva di Taranto per gli impianti dell'area a caldo. Il no dei pm è
stato consegnato al gip Patrizia Todisco, lo stesso che ha firmato il
sequestro, a cui spetta la decisione finale, che sembra scontata.
E' ormai chiaro che si va verso la chiusura dello stabilimento dato
che l'azienda ha dichiarato che - senza la libera disponibilità degli
impianti - non è disponibile a tenere aperto il centro siderurgico e
tanto meno ad adeguarlo alle pur blande prescrizioni dell'AIA
(Autorizzazione Integrata Ambientale).
La situazione è quindi chiarissima e non lascia spazio agli equivoci e alle interpretazioni.
Tarantorespira prende atto tuttavia con preoccupazione della
posizione del Sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, il quale si discosta
dalla linea coerente della Procura delle Repubblica, i cui magistrati
sono intervenuti per bloccare le fonti inquinanti che possono
danneggiare la salute.
Mentre la Procura ha ordinato il sequestro dell’area a caldo
dell’Ilva per il grave impatto sulla salute, il sindaco ha dichiarato
pubblicamente che “togliere l'Ilva a Taranto sarebbe come togliere
due ruote a un'auto: è chiaro che si ferma, poi le possiamo sostituire,
ma ci vuole tempo“. Il Sindaco sembra ignorare che, quando si
forano i pneumatici ad un’auto, il suo guidatore non perde tempo e
procede immediatamente alla sostituzione degli stessi. Nessuno aspetta
ai margini di una strada senza far nulla.....
Il Sindaco - senza alcuna possibilità peraltro di successo - va nella direzione opposta a quella della Procura e così non tutela né la salute né l'occupazione.
La sua è una posizione attendista e priva di sbocco.
In ogni caso gli ricordiamo che nella legislazione vigente il diritto alla salute ha carattere assolutamente prioritario su tutto e che ogni mese che passa viene messa a rischio la salute dei cittadini.
Per la Procura è documentato con prove sufficienti che è in atto un
pericolo concreto e immediato, ben individuato e quantificato dai
periti.
Quello che andava fatto era eliminare le cause che avevano motivato il sequestro, senza attendere oltre.
Ma il sindaco, che in passato ha incautamente lodato i risultati
raggiunti dall’Ilva, ha remato nella direzione opposta a quella della Procura, a cui invece va tutto il nostro sostegno e apprezzamento.
La famiglia Riva conosce da otto mesi l’esito delle perizie disposte durante l’incidente probatorio e, a
propria tutela, avrebbe potuto e dovuto presentare una proposta fondata
e ragionevole al fine di eliminare il problema inquinamento.
Non lo ha fatto.
Oggi invece - senza aver attuato e neppure avviato alcun
intervento strutturale in tutti questi mesi - Ferrante annuncia di fatto
la chiusura dello stabilimento.
Per di più l’azienda presenta ora una controperizia inefficace in quanto i tempi dell‘incidente probatorio sono scaduti. Quando era in corso di svolgimento i tecnici dell‘Ilva non hanno presentato alcuna obiezione scritta e quindi ormai la prova si è formata e a nulla valgono le obiezioni attuali dell‘azienda.
Sindaco e azienda agiscono come se non vi fosse un procedimento
penale e come se non conoscessero le ragioni per cui gli impianti sono
sotto sequestro.
Convocati dal Ministro Clini, operano come se il
potere giudiziario fosse un "problema" e non una garanzia per la salute
dei cittadini.
Eppure le istituzioni locali e nazionali conoscono benissimo la gravità della situazione.
Questo atteggiamento danneggia i lavoratori che non possono vivere con un illusorie speranze.
Di fronte a scelte di chiusura dell'azienda occorre prendere
realisticamente atto che è finita la storia dell'Ilva a Taranto.
L’azienda ha sostanzialmente dichiarato ai magistrati: “O dissequestrate
l’area a caldo o chiudiamo”.
E dato che la Procura non ha fatto passi indietro, è chiaro che
l'azienda va verso la chiusura per scelta della proprietà stessa.
E' ipocrita offrire ai lavoratori una speranza che non c’è più.
Va invece offerta una strategia di uscita risarcendo la città e i lavoratori,
avanzando nelle sedi competenti ogni legittimo pagamento del danno
ambientale e sanitario. Noi auspichiamo che il sindaco faccia questo,
con coraggio e coerenza. Attivi dunque le procedure di risarcimento al
fine di creare un fondo di garanzia per il futuro delle famiglie dei
lavoratori. Questo è possibile. Lo si faccia.
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Tratto da Ansa
Ilva: dalla procura no al dissequestro del sito
Parere negativo sulla richiesta di dissequestro degli impianti dell'area a caldo, sotto sigilli dal 26 luglio scorso.
TARANTO - La Procura di Taranto ha espresso parere negativo sull'istanza di dissequestro avanzata dall'Ilva per gli impianti dell'area a caldo, sotto sigilli dal 26 luglio scorso. Il parere motivato è stato depositato alla cancelleria del gip Patrizia Todisco, che potrebbe decidere in settimana....Leggi l'articolo integrale
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