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27 aprile 2013

Emergenza ambientale in Italia: studi scientifici condannano le centrali- killer.Il DNA dei bambini può essere danneggiato ?


Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno                           Emergenza ambientale in Italia: studi scientifici condannano le centrali- killer
 
 Uno dei problemi più gravi del nostro Paese, al giorno d'oggi, è l'inquinamento ambientale, causa di innumerevoli decessi e anche di disoccupazione, inevitabile conseguenza dell’immediato blocco produttivo delle fabbriche inquinanti. 
Giornalisti ed esperti hanno approfondito tale problematica partendo dal divieto di produzione imposto all'acciaieria Ilva di Taranto, a seguito di indagini preliminari ordinate dal gip Patrizia Todisco lo scorso 26 Luglio 2012. Alcuni studi finanziati dal Ministero Della Salute sull'inquinamento ambientale hanno anche evidenziato ,dagli anni Sessanta ad oggi, un incremento notevole di diossine, benzene e polveri sottili nell'aria, responsabili di circa 1200 decessi l'anno. 
Alla luce di tali tragedie, è stato esaminato un altro  polo industriale con il più alto tasso d'inquinamento: Brindisi
 
Oggetto di scalpore, questa volta, però, è stata la morte improvvisa di tre contadini. A riguardo, un'indagine avviata dalla Procura della Repubblica, ha dichiarato colpevole la vecchia centrale termoelettrica Federico II di Brindisi, produttrice di pulviscolo nocivo che, propagatosi su circa quattrocento ettari di terreno, lo ha reso arido ed inutilizzabile. .... altre ricerche hanno dimostrato che, oltre a distruggere l'ambiente, tali polveri hanno provocato malattie tumorali, aborti e malformazioni tra gli abitanti.
  Una situazione molto simile, si è verificata presso la città di Sarroch, in provincia di Cagliari, dove il Comune ha chiesto ed ottenuto una riduzione superiore al 40 per cento delle emissioni di anidride solforosa, principale responsabile di malattie respiratorie e alterazioni nel Dna dei bambini.
  Il tutto è avvenuto grazie, però, a degli studi condotti già in precedenza dall'epidemiologo Annibale Biggeri che ha riscontrato nell'ambiente una buona quantità di idrocarburi e benzene, dannosi non solo per la natura, quanto per gli abitanti stessi. 
Da ciò si evince come il numero delle centrali “killer” sparse in tutto il Paese sia cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni minacciando seriamente l’incolumità di lavoratori e cittadini. 
 

Tratto da Salute Pubblica

Il DNA dei bambini può essere danneggiato dalla vicinanza di vasti di grandi impianti petrolchimici ed energetici?

 Un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’epidemiologo fiorentino Annibale Biggeri ha recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Mutagenesis uno studio che affronta questo tema.

La ricerca ha confrontato i danni al DNA di 75 bambini e bambine in età compresa tra 6 e 14 anni che vivono a Sarroch con quanto accade al DNA di un gruppo di coetanei che vivono a Burcei.
Sarroch è un paese della provincia di Cagliari di poco più di 5.000 abitanti. A Sarroch sono presenti un impianto petrolchimico tra i più vasti d’Europa e una centrale termoelettrica a ciclo combinato che è la più grande al mondo e la terza in Italia, dopo la centrale a carbone a sud di Brindisi e l’acciaieria di Taranto, per costi sanitari causati da emissioni in atmosfera di sostanze quali, per esempio, SO2 ed  NOx (Fonte: Agenzia Ambientale Europea, 2011).
Il complesso industriale di Sarroch produce un particolare mix di inquinanti che include: composti organici volatili (COV) come benzene ed etil-benzene; formaldeide; metalli pesanti quali il cromo esavalente, il piombo e il nichel; idrocarburi policiclici aromatici (IPA) come il benzo(a)pirene.
I bambini e le bambine di Sarroch vivono ad una distanza compresa tra i 160 metri e 1 km e mezzo dagli impianti industriali.
Burcei è un villaggio rurale in provincia di Cagliari di circa 3000 abitanti, con scarso traffico automobilistico e nessun insediamento industriale.
Gli studiosi hanno misurato le concentrazioni di benzene ed etil-benzene nei giardini delle scuole dei due comuni e prelevato in campione di epitelio nasale per valutare la prevalenza di specifici addotti del DNA che si generano a seguito di una interazione dell’organismo umano con composti chimici.
I risultati mostrano sia misure di benzene più alte nei giardini delle scuole di Sarroch sia una maggiore prevalenza di danni al DNA tra le bambine e i bambini che le frequentano.
I risultati sono in linea con i dati presenti in letteratura. In altri studi è stato osservato, infatti, che i bambini che vivono nelle vicinanze di impianti industriali mostrano più alti livelli di biomarcatori di stress ossidativo, processo che è alla base della generazione di addotti del DNA.
La formazione di addotti al DNA è un forte indicatore di esposizione ad agenti cancerogeni di tipo genotossico. Gli addotti, se non riparati in maniera efficiente, possono causare mutazioni in geni regolatori importanti (es. geni soppressori di tumore), con conseguenti effetti cancerogeni.
La risposta alla domanda posta nel titolo appare, dunque, affermativa. Secondo i ricercatori, infatti, questi risultati “sembrano suggerire che il complesso industriale possa essere il fattore che ha causato gli incrementi di danni al DNA osservati nei bambini”. 
In conclusione, gli scienziati auspicano interventi per il miglioramento della qualità dell’aria giacché alti livelli di addotti del DNA in età giovanile possono essere associati ad un peggiore stato di salute in età adulta.


Malondialdehyde-deoxyguanosine and bulky DNA adducts in schoolchildren resident in the proximity of the Sarroch industrial estate on Sardinia Island, Italy.
Peluso M, Munnia A, Ceppi M, Giese RW, Catelan D, Rusconi F, Godschalk RW, Biggeri A.
Mutagenesis. 2013 Feb

 

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