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29 maggio 2013

Enel e Greenpeace ormai è guerra aperta.Greenpeace: «Non desisteremo».

Tratto da La Stampa

Enel e Greenpeace  ormai è guerra aperta


ANSA
La società elettrica denuncia gli autori di un cortometraggio che attacca le centrali a carbone. Greenpeace: «Non desisteremo». L’Enel: «Assurda accusa di strage»


Greenpeace ha inviato a tutti i parlamentari il filmato sull’uso del carbone che «l’Enel vuole censurare» e per il quale risulta indagato il regista Mimmo Calopresti. Ad accompagnare la copia del film, una lettera in cui l’associazione chiede «alle Istituzioni di farsi carico della condotta di un’azienda controllata dallo Stato». 
 Si tratta del cortometraggio "Uno al giorno "che l’associazione ha realizzato lo scorso autunno e su cui è scattata «una denuncia di Enel contro ignoti». Greenpeace dice che nel corto viene «mostrato a tutti cosa vuol dire produrre elettricità col carbone»; ad essere «indagati, presumibilmente per diffamazione, sono il regista Mimmo Calopresti e lo sceneggiatore Manfredi Giffone». 

Nel cortometraggio......  si parla degli «impatti sanitari ed economici del carbone che Enel utilizza per produrre in Italia quasi il 50% della sua elettricità». Secondo uno studio commissionato da Greenpeace, spiega l’associazione, «i fumi delle centrali a carbone di Enel causano nel nostro Paese una morte prematura al giorno e circa 1,8 miliardi di euro di danni l’anno». «Greenpeace accusa da tempo Enel per gli impatti del suo carbone - Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace - E in una delle volte in cui è stata trascinata in tribunale, la scorsa estate, la magistratura ha rigettato il ricorso dell’azienda e giudicato legittime le nostre accuse poiché fondate su dati veridici: `Uno al giorno´ nasce proprio da quei dati e da quella storica sentenza. Greenpeace non mollerà».  

Immancabile la replica di Enel. L’azienda, si legge in un comunicato, «riconosce il diritto di critica e anche di satira, ma si vede costretta a tutelare la propria reputazione di fronte a un’assurda accusa di strage premeditata e continuata ......Leggi l'articolo integrale

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Tratto da La Repubblica Bari

Brindisi, protesta sul camino dell'Enel attivisti Greenpeace a processo

Il colosso dell'energia chiede un risarcimento di un milione e 200mila euro ai protagonisti dell'azione dimostrativa rivolta ai grandi del G8 nel luglio del 2009



L'assalto degli arrampicatori agli impianti di Brindisi andò in scena mentre altri attivisti scalavano le centrali di Porto Tolle (parco regionale sul Delta del Po), Vado Ligure (Savona), Marghera (Venezia). L'obiettivo: ottenere la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, e dunque il ridimensionamento della produzione di energia da carbone.........

Le immagini con l'enorme scritta fecero il giro del mondo, e quando gli ospiti indesiderati abbandonarono Brindisi, Enel dovette ritinteggiare la ciminiera alta duecento metri con più di una passata di vernice per non lasciare traccia dell'epiteto rivolto ai membri del G8. Pittura e cancello da riparare giustificherebbero secondo i legali di parte civile l'esosa richiesta risarcitoria, oltre alla violazione di domicilio e l'interruzione del servizio.

L'ennesima disputa giudiziaria non scoraggia però Greenpeace: "Abbiamo protestato più volte contro l'inquinamento della centrale Enel di Brindisi, e per una di quelle proteste oggi siamo a processo, mentre pende su di noi la spada di Damocle di risarcimenti milionari", ha commentato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e clima di Greenpeace. "Eppure due anni dopo la nostra azione, del 2009, è stata l'Agenzia europea per l'ambiente a stabilire che la centrale a carbone Federico II è l'impianto industriale più inquinante d'Italia, diciottesimo nell'Unione, perché - dice - causa su base annua 119 morti premature e danni economici compresi tra i 536 e i 707 milioni di euro". Nessuna commento da parte dei dirigenti della centrale termoelettrica, che preferiscono non replicare. Per Enel la battaglia si gioca tutta in tribunale.

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