lva, nubi rosse sulla fabbrica
Peacelink: "Chiediamo chiarezza"
Tratto da Zeroemission
Ilva, Della Seta/Ferrante: "Colpevole anche la politica"
Lunedì, 27 Maggio 2013 | Ambiente
Il commento dei due ex-senatori del PD, che
nella scorsa legislatura furono i due soli parlamentari democratici, a
non votare la fiducia al governo Monti sul cosiddetto decreto salva-Ilva
Sequestri per 8,1
miliardi alla famiglia Riva, commissariamento dell'azienda e via al
piano di riqualificazione societaria e ambientale. Questo è quanto sta
accadendo in questi giorni a Taranto, a seguito dell'indagine della
Magistratura.
"Il damma ambientale, sanitario, sociale dell'Ilva di
Taranto certo è figlio di una famiglia, i Riva, che come si legge negli
atti della magistratura ha agito da associazione a delinquere più che da
imprenditore - hanno dichiarato Roberto Della Seta e Francesco Ferrante,
ex-senatori PD, Ecodem - ma non ci si può fermare a questo, bisogna
dire con forza e con chiarezza che a generarlo, questo dramma, è stata
anche una politica - di destra e di sinistra, locale e nazionale - che
per decenni e fino a ieri con rare eccezioni ha fatto finta di nulla nei
casi migliori e nei peggiori si è comportata da complice di chi
avvelenava Taranto impunemente e contro ogni legge. Lasciare l'Ilva un
minuto in più in mano agli attuali proprietari, da chiunque
rappresentati, equivarrebbe a perpetuare tutto questo".Leggi l'articolo integrale _______________________
Da Il Fatto Quotidiano
Ilva, il tesoro dei Riva: gli affari della famiglia sempre difesi dallo Stato
Dall'Iri all'Alitalia, la politica negli anni ha aiutato la dinastia dell'acciaio, che in cambio esportava capitali e devastava l'ambiente. Infine, con il decreto del governo Monti, esautorando l’autonomia della magistratura, al gruppo è stato consentito di continuare a produrre e vendere nello stabilimento di Taranto.
Per
i pm è una fucina di acciaio e reati. Per il governo è l’ennesima
soluzione da trovare.
L’ultima di una lunga serie, che inizia nel 1994,
quando l’Iri gestita da Romano Prodi svende l’ex Italsider alla famiglia Riva. E continua fino cinque mesi fa, quando il governo Monti emana il decreto Salva Ilva, frapponendosi come uno scudo tra i Riva e la magistratura.
Gli interventi dello Stato
sono stati molti, e sempre vantaggiosi per i Riva, ma loro cos’hanno
dato in cambio? Stando alle accuse, la famiglia ha incassato vantaggi e
restituito trucchi e omissioni. In altre parole: reati gravissimi.....
Lasciamo perdere il profilo finanziario e passiamo a quello industriale: negli atti della procura di Taranto si contano ben 34 omissioni, tutte relative alla sicurezza e all’ambiente, e il modello organizzativo implementato dai Riva è considerato una fucina di reati.
E il disastro ambientale? Oltre 100 decessi causati dall’emissione di polveri sottili e 2mila capi di bestiame abbattuti per la diossina. .......
Per anni trattano con lo Stato sui protocolli d’intesa, che la magistratura definisce “una colossale presa in giro”.
Il risanamento operato dai Riva, in realtà, è considerato dai pm “un’opera di maquillage”. Dai protocolli d’intesa si passa all’Autorizzazione integrata ambientale del 2011: un avvocato dell’Ilva, intercettato con Fabio Riva, dice “l’abbiamo scritta noi”. Nonostante l’abbiano scritta loro, pochi mesi dopo il governo Monti decide di modificarla: concede una nuova Aia nell’ottobre 2012. Niente da fare: “Allo stato – scrive la procura di Taranto – non si ha evidenza di alcuna iniziativa intrapresa dalla società al fine di ottemperareledisposizioni”. Il 26 luglio 2012, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri sequestra l’area a caldo dell’acciaieria. Il 26 novembre sequestra 1,8 milioni di tonnellate di acciaio. L’Ilva minaccia la chiusura e Taranto sprofonda nel panico.
Lo Stato ancora una volta accorre in soccorso dei Riva: il governo Monti – esautorando l’autonomia della magistratura – emana la legge Salva Ilva che consente al gruppo Riva di continuare a produrre e vendere acciaio. A scapito della salute di operai e cittadini.Due giorni fa l’ordine di sequestrare alla Riva Fire 8,1 miliardi di euro necessari “per effettuare tutte le opere di risanamento ambientale”. Sabato il cda dell’Ilva, per tutta risposta, annuncia le sue dimissioni.
Obbligando lo Stato – che nel 1995 affidò ai Riva il ricco affare Ilva – a intervenire ancora in loro aiuto.
di Francesco Casula e Antonio Massari
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