Tratto da QualEnergia
Preoccupazione per le scelte del governo in campo energetico
Nonostante più del 90% dei climatologi
concordino sul fatto che la temperatura del pianeta stia aumentando in
gran parte per le emissioni di CO2 dovute all’attività umana, sono forti
e diffuse le propensioni negazioniste, alimentate in
particolare da poteri politici ed economici. Qui mi soffermo sul
pericolo che un governo con scarsa autonomia politica come l’attuale e
un’opinione pubblica poco coinvolta, possano subire la pressione di lobby pregiudizialmente negazioniste nei confronti del cambiamento climatico.......
Un piccolo numero di potenti organizzazioni e di individui hanno contribuito ad una disinformazione, motivata dall’ideologia “laissez-faire”
del libero mercato, che vede come una minaccia qualsiasi scoperta
scientifica con un potenziale impatto sulla regolamentazione.....
L’approvazione della SEN
(la strategia energetica nazionale) è avvenuta quasi clandestinamente e
non ha dato adito a discussioni pubbliche: si è semplicemente avvalsa
di un confronto asfittico in rete, senza alcun ritorno rispetto alle
critiche avanzate da associazioni, movimenti, organizzazioni.
E’
fuor di dubbio che i potentati che organizzano l’intera filiera delle
fonti fossili (petrolieri, corporation minerarie, gestori delle reti del
gas), nonché i grandi gruppi automobilistici e le imprese che
finanziano le grandi opere, mostrano una chiara propensione a disconoscere la necessità di cambiare il paradigma energetico, che oggi marginalizza ancora le fonti rinnovabili, i sistemi di mobilità sostenibili, i trasporti collettivi.
Quello che mi preoccupa in questa Italia in chiaro declino morale e culturale è il ruolo che può assumere un governo “artificiale”
come l’attuale, fondato sull’equilibrio dei poteri in essere (e quindi
con al proprio interno tutto il peso delle tradizionali lobby
energetiche) e della strenua difesa del presente (e al riguardo parla
chiaro la Strategia Energetica Nazionale rilanciata sui rigassificatori e
le trivelle), anziché sulla necessità del cambiamento e la
responsabilità verso le generazioni future.
Un governo proteso a indebolire ogni funzione critica
e a far adagiare l’opinione pubblica sulla certezza che quello attuale è
“il miglior mondo possibile” - e che non a caso nel suo programma non
accenna nemmeno di striscio alla temperatura del pianeta, alla
precarietà delle condizioni idrogeologiche o all’inquinamento delle
nostre città - può arruolare tranquillamente, come ministri e
sottosegretari, negazionisti incalliti.
Così,
al di là di ogni ragionevolezza, il “governo delle larghe intese”,
Enel, ENI e le multi utilities come A2A insistono su un futuro di gas e “carbone pulito”
perché contano su una discesa del prezzo dei fossili.
Purtroppo per la
nostra salute e per i bilanci pubblici, non siaccorgono che
la spinta
allo sviluppo delle rinnovabili, che loro si sforzano di ostacolare, trasformerà in dinosauri le tradizionali utilities dell’energia centralizzata.
Si
tratta di uno scontro tutt’altro che latente. E’ proprio l’influente
lobby d'affari del carbone che ha convinto una settimana fa (il 16
aprile) il Parlamento Europeo a votare per rifiutare la proposta della
Commissione di rilanciare il sistema di scambio di emissioni (ETS), in modo da far pagare chi inquina. Congelando una parte dei “permessi per inquinare”,
la Commissione sperava di far risalire il prezzo delle quote fino a
10-12 euro. Ma dopo il rifiuto del Parlamento (334 contro, 315
favorevoli e 63 astenuti) e la riapertura dell’asta per ulteriori quote
di emissione di CO2, il prezzo per tonnellata di gas serra è crollato,
dando libero sfogo agli inquinatori.
Anche a Strasburgo gli europarlamentari italiani
hanno formato una “larga intesa” - costituita da PdL, Lega, Montiani e
parte del PD - questa volta a favore degli inquinatori.
D’altra
parte, come non considerare in questa fase così drammatica la biografia
e la collocazione dei principali attori dell’attuale governo? Enrico
Letta, il presidente del Consiglio, promotore del pensatoio “veDrò”
[l’Italia del futuro] fondato con Anna Maria Artoni, presidente della
Confidustria dell’Emilia Romagna, e la neoministra per l’agricoltura
Nunzia De Girolamo, ha lanciato l’idea Da Nimby a Pimby (Please In My Back Yard).
VeDrò vuole l'Alta Velocità, le grandi infrastrutture, le centrali elettriche. Far ripartire la scintilla per dare energia all'Italia”
è il suo il progetto politico. Dopodiché, si è trovato un illustre
presidente per il Comitato scientifico di Pimby, Chicco Testa, con il
solito corredo di esperti “trasversali” provenienti dal mondo
accademico, imprenditoriale, mediatico e associativo........
Non
si tratta di un pregiudizio verso le persone, ma di una preoccupazione
verso le posizioni espresse e la commistione tra responsabilità
elettive, che si rifanno alla sovranità popolare, e l’adesione ad
organizzazioni poco trasparenti.
Gli AD di ENI e di ENEL sono convocati
abitualmente nei consessi internazionali dei Bildeberg,
una organizzazione elettiva sostenuta dalle grandi corporation, dagli
esponenti della finanza mondiale e dalle multinazionali
dell’informazione, che ha messo all’ordine del giorno della sua ultima
riunione la connessione tra il cambio climatico e lo sviluppo delle
fonti fossili.
Bisogna dar vita ad un confronto vero in un frangente in
cui la partita è apertissima e la democrazia e l’informazione hanno un ruolo decisivo – oserei dire - per la sopravvivenza della nostra civiltà.
14 maggio 2013
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URGE RINFORZARE
L'ORLO DEL BARATRO
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