Meteo, “estate -pazza” in Europa e negli Usa: previsioni preoccupanti, colpa dei cambiamenti climatici?
Un clima più che bizzarro si profila all’orizzonte: gli Stati Uniti potrebbero subire un’insolita stagione di uragani, mentre il caldo potrebbe non arrivare, quest’anno, nell’Europa occidentale, sostengono i meteorologi, e questo potrebbe essere “un anno senza estate ”, l’anno europeo più freddo degli ultimi 200 anni. Alcuni sostengono che stiamo cominciando a vedere gli effetti del cambiamento climatico.
GLI URAGANI
L’Amministrazione Nazionale Oceanica ed Atmosferica (National Oceanic and Atmospheric Administration, NOAA), un’agenzia federale statunitense che si interessa di meteorologia, nel
suo rapporto stagionale sugli uragani, preannuncia una stagione di
uragani al di sopra della norma con una probabilità del 70%, nella norma con probabilità del 25% e solo il 5% di possibilità che vi sia una stagione al di sotto della norma.
Ecco cosa ci si attende verosimilmente:
da un minimo di 13 a un massimo di 20 cicloni; dai 7 agli 11 uragani; da
3 a 6 uragani tipo “major”; ed infine dal 120% al 205% di Energia
Ciclonica Accumulata.
Per quel che riguarda l’Europa, questa
primavera, se ancora vogliamo chiamarla così, è stata stranamente fredda
nella quasi totalità d’Europa. E tutto ciò dopo degli inverni
insolitamente più freddi.
E’ il maggior canale di meteorologia francese, Meteo,
che annuncia il 70% di possibilità che questa estate porterà con sé
delle temperature fredde e piogge da primato sulla maggior parte
d’Europa. Ed è proprio a causa di questo che si comincia a parlare di
“anno senza estate”, e torna alla mente l’evento analogo del 1816.
Uno tra tutti i giornali che inneggiano al cambiamento climatico, è il Wall Street Journal di Rupert Murdoch, con un approfondimento di appena due giorni fa: “Mark Wysocki, un climatologo dello stato di New York, afferma che la corrente a getto, funziona come le onde oceaniche. ’Alcune
di queste sono piccole onde discontinue e si muovono molto velocemente,
mentre a volte possono essere onde più consistenti che si creano
gradualmente e si muovono lentamente. Mentre l’onda d’aria si
dispiega, causa una serie di problemi. Le onde più grandi trasportano
con sé grandi contrasti di temperatura, esponendo le aree a cambiamenti
climatici sempre più drammatici. Ed è così che si addensano le tempeste e
si ottengono piogge intense’.
Il climatologo ha stimato che la
Terra è stata interessata da un ciclo di grandi onde per almeno un anno.
Sebbene i fattori siano molteplici e complessi ‘ci sono prove sufficienti che il riscaldamento globale possa portare a questo tipo di situazioni’. Il suo consiglio? ‘Abituatevi’”.
Per il giornale inglese The Guardian,
parte del problema è lo scioglimento dei ghiacciai, conseguenza del
cambiamento climatico: “Gli scienziati del clima hanno connesso le
tempeste di neve e il peculiare clima primaverile britannico e di gran
parte di Europa e Nord America, allo scioglimento dei ghiacciai del mare
Artico. Secondo i ricercatori, lo scioglimento immette ulteriore calore
nell’oceano e nell’atmosfera, e sposta la posizione delle correnti a
getto – i fiumi d’aria d’alta quota che gestiscono la direzione delle
tempeste e quindi il clima dell’emisfero nord. Il risultato è che l’aria
fredda dell’Artico viene spinta man mano sempre più a sud”.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters, ha preso in esame il lavoro di 29mila scienziati e quasi 12mila pubblicazioni degli ultimi vent'anni. Tra queste, in oltre 4mila viene espressa una posizione sui cambiamenti climatici, e nel 97,1% tale posizione e' a sostegno delle cause umane. Opinioni diverse sono state individuate solo nello 0,7% delle pubblicazioni, mentre nel 2,2% dei casi l'opinione non e' espressa in modo chiaro.
''La percezione pubblica di un consenso scientifico sulle cause antropiche dei cambiamenti climatici e' un elemento necessario per il sostegno pubblico alle politiche sul clima'', si legge nelle conclusioni del rapporto...Vai all'articolo integrale
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Tratto da Ansa
ROMA - C'e' un
sostanziale accordo, nella societa' scientifica, sull'attribuzione alle
attivita' umane delle cause che determinano i cambiamenti climatici. A
dirlo e' uno studio condotto su migliaia di pubblicazioni accademiche,
nella grande maggioranza dei quali si imputano i cambiamenti appunto a
cause antropiche.Cambiamenti climatici colpa dell'uomo
In 97% studi i cambiamenti sono attribuiti ad attivita' umane
La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters, ha preso in esame il lavoro di 29mila scienziati e quasi 12mila pubblicazioni degli ultimi vent'anni. Tra queste, in oltre 4mila viene espressa una posizione sui cambiamenti climatici, e nel 97,1% tale posizione e' a sostegno delle cause umane. Opinioni diverse sono state individuate solo nello 0,7% delle pubblicazioni, mentre nel 2,2% dei casi l'opinione non e' espressa in modo chiaro.
''La percezione pubblica di un consenso scientifico sulle cause antropiche dei cambiamenti climatici e' un elemento necessario per il sostegno pubblico alle politiche sul clima'', si legge nelle conclusioni del rapporto...Vai all'articolo integrale
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