Tratto da Diario del WEbL'AMMINISTRAZIONE USA PUNTA A RIDURRE DEL 30% LE EMISSIONI ENTRO IL 2030
La lobby del carbone «trascina Obama» in tribunale
Hanno preso il via due procedimenti giudiziari separati ma collegati fra loro, davanti alla Corte d'appello federale del distretto della Columbia. Il primo è promosso da 15 Stati, l'altro dalla Murray Energy Corporation, la più grande compagnia mineraria privata del Paese; entrambe hanno presentato ricorso contro il Clean air act dell'Agenzia federale per la protezione dell'Ambiente.
WASHINGTON – Le leggi contenute nel Clean air act, per ridurre l'inquinamento prodotto dalle centrali elettriche a carbone, non sono ancora state approvate in via definitiva, ma hanno già provocato la furiosa reazione delle lobby del settore americane che hanno deciso di intraprendere le vie legali.......
LE RAGIONI DI CHI SI OPPONE -
Oggi hanno preso il via due procedimenti giudiziari separati ma collegati fra loro, davanti alla Corte d'appello federale del distretto della Columbia. Il primo è promosso da 15 Stati fortemente dipendenti dal carbone, l'altro dalla Murray Energy Corporation, la più grande compagnia mineraria privata del Paese; entrambe hanno presentato ricorso contro l'Agenzia federale per la protezione dell'Ambiente (Epa), che dovrebbe varare le norme entro l'estate. .....
OBIETTIVO -30% EMISSIONI ENTRO IL 2030 -
Nel caso non venissero modificate, queste leggi imporrebbero la riduzione delle emissioni delle centrali a carbone del 30 per cento entro il 2030, provocando la chiusura di molti di questi impianti che dovrebbero essere rimpiazzati da altri meno inquinanti. Ogni Stato dovrebbe raggiungere obiettivi specifici, e sarebbero le autorità locali a decidere come raggiungerli. Secondo l'Epa queste nuove norme porterebbero ad un miglioramento della salute pubblica, permetterebbero di contrastare meglio i cambiamenti climatici e porterebbero a una riduzione della bolletta elettrica dell'8 per cento, ha scritto il Denver Post.
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Tratto da http://www.valori.it
Usa, l’eolico fa crollare le emissioni
Gli Usa sembrano finalmente sulla buona strada: si stima infatti che le emissioni da centrali elettriche del 2015 si attesteranno al livello più basso degli ultimi vent’anni. Merito della chiusura delle vecchie centrali a carbone, sostituite soprattutto dalle turbine eoliche...
Gli Usa sembrano finalmente sulla buona strada nel contrasto al cambiamento climatico. Si stima infatti che le emissioni da centrali elettriche del 2015 si attesteranno al livello più basso degli ultimi vent’anni. Merito della chiusura delle vecchie centrali a carbone, sostituite soprattutto dalle turbine eoliche.
A dirlo è il New Scientist, che sottolinea come il ritorno delle emissioni ai livelli del 1994 costituisca un dato di rilevanza storica, visto che all’epoca l’economia a stelle e strisce aveva dimensioni pari solo al 42% di quelle attuali. Ciò significa che crescita economica e calo delle emissioni non sono necessariamente in contrasto tra di loro, anzi. Da un lato il merito è del fracking, tecnica di estrazione del gas naturale che comporta emissioni minori, ma solleva preoccupazioni e timori tra gli ambientalisti per il suopesante impatto sul territorio e sulle risorse idriche. Ma un ruolo ancora più importante – spiegano le analisi di Greenpeace – è dell’energia eolica. Dal 2007 infatti il moltiplicarsi delle turbine ha portato a un -37% delle emissioni derivanti dalle centrali; la quota collegata al gas naturale corrisponde a un -30%, mentre la parte restante è merito dell’energia solare e dell’efficienza.
Bloomberg New Energy Finance stima che le emissioni quest’anno arrivino al -15,4% rispetto alla quota del 2005. E che gli Usa possano essere sulla strada giusta per mantenere la promessa che, secondo le aspettative, Barack Obama farà di fronte al summit ONU di Parigi: quella di riuscire, entro il 2020, a tagliare le emissioni di CO2 del 28% rispetto ai livelli del 2005.
A dirlo è il New Scientist, che sottolinea come il ritorno delle emissioni ai livelli del 1994 costituisca un dato di rilevanza storica, visto che all’epoca l’economia a stelle e strisce aveva dimensioni pari solo al 42% di quelle attuali. Ciò significa che crescita economica e calo delle emissioni non sono necessariamente in contrasto tra di loro, anzi. Da un lato il merito è del fracking, tecnica di estrazione del gas naturale che comporta emissioni minori, ma solleva preoccupazioni e timori tra gli ambientalisti per il suopesante impatto sul territorio e sulle risorse idriche. Ma un ruolo ancora più importante – spiegano le analisi di Greenpeace – è dell’energia eolica. Dal 2007 infatti il moltiplicarsi delle turbine ha portato a un -37% delle emissioni derivanti dalle centrali; la quota collegata al gas naturale corrisponde a un -30%, mentre la parte restante è merito dell’energia solare e dell’efficienza.
Bloomberg New Energy Finance stima che le emissioni quest’anno arrivino al -15,4% rispetto alla quota del 2005. E che gli Usa possano essere sulla strada giusta per mantenere la promessa che, secondo le aspettative, Barack Obama farà di fronte al summit ONU di Parigi: quella di riuscire, entro il 2020, a tagliare le emissioni di CO2 del 28% rispetto ai livelli del 2005.
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