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30 dicembre 2015

Dottor Agostino Di Ciaula :Ilva, Isde su ultimo decreto: tutela salute non adeguatamente rispettata


Tratto da Inchiostro Verde

Ilva, Isde su ultimo decreto: tutela salute non adeguatamente rispettata


 Oggi, ospitiamo le osservazioni e le proposte di modifica  formulate da ISDE Italia (Medici per l’Ambiente). A curare il documento è  il Dottor Agostino Di Ciaula, coordinatore del Comitato Scientifico ISDE, che da tempo segue con attenzione e grande competenza il caso Taranto.
Alessandra Congedo
Premessa
Il decreto in esame si propone, in riferimento all’ILVA di Taranto “da un lato, di garantirne l’esercizio senza soluzione di continuità, diversamente inevitabile con oggettivo e gravissimo pregiudizio per il tessuto socioeconomico del territorio e dei livelli occupazionali, contemperando tali esigenze con quelle della salute e della tutela ambientale e, dall’altro, di semplificare e rendere più trasparente il processo di cessione”. Il “tessuto socioeconomico del territorio” ed i “livelli occupazionali” avrebbero potuto, già dal primo dei decreti “salva-ILVA”, essere salvaguardati indipendentemente dall’esercizio dello stabilimento siderurgico, creando per Taranto e per i tarantini, anche in considerazione della notevole sovracapacità di produzione siderurgica a livello europeo e mondiale e della crisi del settore, alternative sostenibili di lavoro e di sviluppo secondo modelli di dismissione, bonifica, recupero e riconversione già realizzati con successo in altre parti d’Europa e del mondo, in assenza di significative ripercussioni negative sui conti dello Stato e con buone prospettive di crescita socio-economica.
L’analisi di autorevoli stime economiche dei costi sanitari diretti e indiretti (esternalità) causati dal danno ambientale e sanitario prodotto da ILVA indica chiaramente come questi compensino (e probabilmente eccedano) i benefici generati dalla prosecuzione della sua attività produttiva. La EEA (European Environmental Agency) ha infatti stimato, pur escludendo il contributo economico negativo legato alla produzione di gas serra, in 283 milioni di euro/anno i costi aggregati di danno sanitario generati dall’ILVA di Taranto considerando il numero di morti in eccesso associato all’esposizione di inquinanti. La stessa fonte stima in 103 milioni di euro/anno i costi aggregati di danno sanitario da contrazione dell’aspettativa di vita (anni di vita persi).
Nessuno ha fin qui pensato di stimare gli inevitabili effetti sanitari sulle generazioni future, che in base a quanto emerge dalla letteratura internazionale rappresentano la conseguenza più drammatica di qualsiasi situazione di inquinamento persistente dell’ambiente e delle catene alimentari. Inoltre, non sono mai stati adeguatamente valutati né considerati i danni economici subiti nel corso di decenni da intere categorie imprenditoriali (allevatori, agricoltori, mitilicultori), in alcuni casi irreversibilmente danneggiati dalla contaminazione di suolo e acqua che ILVA ha prodotto e continua a produrre, in assenza di bonifiche. I primi dati sulla contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici dei mitili del mar piccolo pubblicati in letteratura internazionale risalgono al 1995, con gli Autori che suggerivano già allora “la necessità di aumentare gli sforzi per controllare le sorgenti inquinanti in un’area riconosciuta come una tra le più produttive per la mitilicoltura in Italia”.
Gli sforzi non sono stati sino ad ora adeguati e ancora nel 2014 sono presenti evidenze che documentano negli stessi luoghi contaminazioni preoccupanti dei mitili da diossine e PCB . Il voler perseverare sullo “scenario ILVA” come unico possibile, obiettivo perseguito sino ad ora mediante ben otto decreti legge precedenti a questo, ha fallito sino ad ora il suo principale proposito iniziale, quello di salvaguardare insieme ambiente, salute e lavoro, generando senza soluzioni di continuità ulteriore rischio e danno sanitario e tirannia del diritto alla produzione di acciaio su qualunque altro diritto, compreso quello alla salute.
ilva fabbriL’ultimo aggiornamento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità sugli indicatori epidemiologici in età pediatrica nell’area di Taranto afferma che “nel primo anno di vita si registra un eccesso di mortalità generale chiaramente ascrivibile ad un eccesso del 45% rispetto all’atteso regionale nel numero dei decessi per condizioni morbose di origine perinatale” .
Nello stesso rapporto (fascia di età 0-14 anni) “un eccesso di rischio viene osservato anche per l’incidenza dei tumori nel loro complesso” e si osserva che “permangono gli eccessi osservati in età pediatrica per i bambini ricoverati per malattie respiratorie acute nonché per la mortalità generale e l’incidenza per i tumori nel loro complesso”. Gli estensori del rapporto sottolineano che “l’osservazione di un eccesso di incidenza dei tumori e delle malattie respiratorie fra i bambini e gli adolescenti contribuisce a motivare l’urgenza degli interventi tesi a ripristinare la qualità dell’ambiente”.
Dal varo della revisione AIA ad oggi sono passati altri tre anni di danno ambientale e di rischio sanitario, con morti, malattie e costi altrimenti evitabili, senza che siano stati avviati concreti interventi di bonifica, senza che gli accorgimenti tecnici previsti dall’AIA siano stati completamente e adeguatamente applicati e senza avere ancora previsioni temporali certe sulla loro completa applicazione, che con il presente decreto-legge verrebbe ulteriormente rinviata di alcuni mesi. Si ricorda, inoltre, che studi previsionali di analisi del rischio prodotti da autorevoli organismi istituzionali (ARPA Puglia, “Primo Rapporto sulla Valutazione del Danno Sanitario”) hanno dimostrato che se anche l’AIA venisse applicata come previsto, resterebbe per Taranto e per i tarantini un rischio sanitario inaccettabile legato all’attività del siderurgico. Questo è eticamente improponibile in un’area geografica sino ad ora discriminata in negativo dal punto di vista ambientale e sanitario rispetto ad altre aree del nostro Paese.
Considerazioni sull’articolato e proposte di modifica
 Aiuti di Stato
“Con il comma 2 dell’articolo 1 si imprime un’accelerazione alle procedure per il trasferimento dei complessi aziendali e contemporaneamente si sostiene finanziariamente la prosecuzione delle attività produttive per il tempo necessario allo svolgimento delle procedure previste dalla legge”. … “al comma 3 è disposta in favore dell’amministrazione straordinaria un’erogazione di 300 milioni di euro, indispensabili per fare fronte alle indilazionabili esigenze finanziarie del gruppo ILVA in amministrazione straordinaria”.
Gli orientamenti sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese non finanziarie in difficoltà indicano che in una situazione come quella attuale, caratterizzata da notevole sovracapacità di produzione siderurgica a livello europeo e mondiale, gli aiuti di Stato ad imprese siderurgiche non siano giustificabili in alcun modo. Per tali ragioni si dichiara esplicitamente l’opportunità di “escludere il settore siderurgico dal campo di applicazione dei presenti orientamenti”.
- Sarebbe pertanto auspicabile evitare qualunque ulteriore forma di finanziamento finalizzato alla prosecuzione dell’attività produttiva di ILVA, nel rispetto delle indicazioni comunitarie.
- Sarebbe inoltre altrettanto auspicabile una decisa variazione di rotta da parte del Governo, mediante la destinazione di eventuali possibilità di finanziamento non alla “questione ILVA” ma alla “questione Taranto”, sostenendo la promozione e lo sviluppo, in quell’area, di altre categorie imprenditoriali (alcune delle quali gravemente danneggiate dall’inquinamento prodotto dal siderurgico) e ponendo basi concrete per la promozione di alternative sostenibili di lavoro e di sviluppo per Taranto e per i tarantini. 

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