Tratto da Qualenergia
I pellerossa Lummi battono le multinazionali del carbone: no al terminal di Cherry Point
I diritti di pesca sanciti dal trattato con gli Usa sconfiggono un mega.progetto
[11 maggio 2016]
Il gigantesco terminal carbonifero Gateway Pacific Terminal (GPT), progettato dalla multinazionale SSA Marine a Cherry Point, sulla costa dello Stato Usa di Washington, non si farà, ad annunciarlo è stato l’US Army Corps of Engineers, che ha negato il permesso necessario perché avrebbe un impatto sui diritti di pesca previsti dal trattato tra gli Stati Uniti e la Nazione Lummi, un popolo autoctono che si è strenuamente battuto contro il gigantesco terminal carbonifero. Il colonnello John Buck, comandante del distretto di Seattle dell’’US Army Corps of Engineers, ha detto che «Il Corpo non può consentire a un progetto di abrogare i diritti dei trattati».
I pellerossa Lummi hanno ricevuto la notizia proprio mentre era riunita la Lummi Indian Business Council chambers e il loro presidente, Tim Ballew, ha detto. «Voglio riconosce il duro lavoro e la leadership assunta da tutti i capi tribali che sono qui. Non saremmo stati in grado di farlo senza di voi. Oggi è una buona giornata. Oggi sicuramente è un buon giorno».
La decisione è un durissimo colpo per la SSA Marine, che detiene il 51% del progretto di Cherry Point da 700 milioni di dollari e che ad aprile si era già vista sospendere la sua valutazione ambientale in attesa della decisione dell’mentre si attendeva la decisione dell’US Army Corps of Engineers
Il progetto è stato animatamente dibattuto nella contea di Whatcom, dove non mancavano i favorevoli perché avrebbe portato posti di lavoro, mentre i contrari denunciavano l’aumento del traffico ferroviario e l’inquinamento che avrebbe portato. La SSA Marine dice che il porto carbonifero non avrebbe leso in modo significativo i diritti dei pellerossa previsti dai trattati e si era anche detta disposta a cambiare il progetto per trovare un accordo con la Nazione Lummi, che avrebbe così dovuto ritirare le sue obiezioni oppure citare la multinazionale davanti a un tribunale federale.
Ma i Lummi non hanno mollato e hanno dissotterrato l’ascia di guerra per combattere contro la SSA Marine e la sua controllata Pacific International Terminals (PIT), che ora sta studiando come rispondere al no dell’US Army Corps of Engineers.
Ma Jay Julius, del Consiglio dei Lummi, risponde: «La tribù non ha mai perso la fede. Non abbiamo mai dubitato, mai … Abbiamo sempre avuto fede che avremmo vinto. Una delle più grandi cose alle quali ho assistito personalmente è il riconoscimento dall’esterno, al di fuori dei confini di questa riserva, da chi non ci conosce come popolo. … Ha fornito l’occasione a quelli al di fuori di imparare che cosa è il trattato all’opinione pubblica, compresi gli ambientalisti e gli amministratori locali eletti. Tutto quello che sapevamo da migliaia di anni è stato abbandonato con il trattato, e siamo stati messi qui. Ma in quel trattato ci siamo assicurati alcuni diritti. Sono grato al colonnello che ha onorato il trattato».
Gli indiani confinati nella riserva Lummi sono riusciti a sconfiggere i giganti del carbone che speravano di salvare le loro multinazionali, in crisi per la concorrenza del gas e per le normative ambientali più severe, esportando verso l’Asia. Due grandi compagnie carbonifere, Arch Coal e Peabody Energy, ad aprile hanno annunciato licenziamenti di massa nelle miniere del vicino Wyoming.
Si può anche dire che il pesce ha battuto il carbone: la decisione dell’US Army Corps of Engineers è rrivata dopo una richiesta avanzata il 5 gennaio 2015 dalla Nazione Lummi che pretendeva il rispetto dei diritti di pesca della tribù e nella quale si leggeva: «I Lummi hanno pescato in questo luogo da tempo immemorabile e prevedono di continuarlo a fare in futuro. Il progetto proposto avrà un impatto significativo su questo luogo di raccolta e sul trattato e limiterà in modo significativo la capacità dei membri della tribù di esercitare i loro diritti previsti dal trattato». Il territorio di pesca dei Lummi si estende dal fiume Fraser a Seattle, con l’esclusione dello stretto di Juan de Fuca e dell’Hood Canal e la denuncia della tribù era arrivata poche settimane dopo che il Department of Ecology aveva pubblicato uno studio sul traffico navale che dimostrava un aumento del 76% del disturbo alla pesca tribale a quando il terminal proposto sarebbe entrato in piena attività. Leggi tutto
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