Tratto da Greenreport
Il Senato chiede un fisco più verde, ma per le trivelle è pronto un regalo da 300 milioni di euro
La programmazione economica del Paese sta vivendo giorni di frenetica convulsione. Il Documento di economia e finanza (Def) è stato approvato dal governo l’11 aprile, ma attende ancora di ottenere il via libera – in calendario per il 26/4 – del Parlamento; nel mentre anche la manovra correttiva dei conti pubblici messa in piedi per rispettare i vincoli europei attende di essere formalizzata. Il numero degli articoli contenuti nel decreto si allunga (siamo a quota 68), ma la quadra sui numeri non si trova. C’è grande affanno nel raggiungere i richiesti 3,4 miliardi di euro, ma in compenso una manina ha inserito nel decreto la volontà di garantire l’esenzione Imu e Tasi delle piattaforme petrolifere e gasiere presenti nei mari italiani, il contrario di quanto stabilito a suo tempo dalla Corte di Cassazione. In ballo ci sono oltre 300 milioni di euro che farebbero molto comodo alle casse pubbliche, eppure.
Ieri è stata la stessa commissione Ambiente del Senato, analizzando il Def e relativi allegati, a chiedere che venga fatto un passo indietro, in nome dell’equità e del buon senso: «Sarebbe necessario rivedere la proposta ipotizzata per la manovra correttiva circa la detassazione con effetto retroattivo, agli effetti Imu e Tasi delle piattaforme di estrazione idrocarburi ubicate nei mari territoriali, in quanto si tratta di fabbricati iscrivibili nel catasto edilizio urbano quindi assoggettabili a tutti gli effetti ai tributi comunali sugli immobili. La detassazione di tali immobili comporterebbe infatti un enorme danno finanziario per i Comuni coinvolti con conseguenze gravi per le entrate già programmate a copertura di servizi essenziali e investimenti».
Ma da Palazzo Madama arriva la richiesta di modifiche più radicali al Def, cui pure è stato assicurato il via libera da parte della commissione Ambiente: «Andrebbe prevista nell’ambito del Pnr (Piano nazionale di riforma, ndr) una revisione della politica fiscale ambientale poiché, come evidenziato dalla Relazione della Commissione europea per Paese del 2016, l’Italia, pur presentando uno dei livelli più alti di tassazione ambientale nell’Unione europea , non ha provveduto a implementare una revisione organica della politica fiscale ambientale. Tale dato è stato altresì confermato dalla Relazione del 2017. Sarebbe auspicabile, in questo contesto normativo, prendere in considerazione le raccomandazioni contenute nel capitolo 5 del Catalogo dei sussidi ambientalmente favorevoli e dei sussidi ambientalmente dannosi 2016, con specifico riferimento alle raccomandazioni sulle esenzioni delle accise sui carburanti, che da sole rappresentano un valore di circa 3,4 miliardi di euro (ovvero l’interno importo della manovra fiscale richiesta dall’Ue, ndr). La loro revisione, unita ad una graduale riduzione, apporterebbe indubbi benefici sia alle finanze pubbliche sia all’ambiente».
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