Tratto da Focus
Inquinamento e cambiamento climatico: la Terra si trasforma
Il Politecnico di Milano ha ospitato la conferenza su Clima e cambiamenti climatici che Focus ha organizzato in occasione della tappa milanese di Panorama d'Italia, la kermesse culturale che da anni gira la nostra Penisola. ....
Elisa Palazzi, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR, ha spiegato come il riscaldamento globale sia ormai un trend indiscusso.
Parte della colpa va addebitata all’alterazione dell’effetto serra provocata dall’eccesso di emissioni nell’atmosfera di gas prodotti dalle attività umane, anidride carbonica in testa.
Ma non è tutto. Ci sono anche altre variabili: l’innalzamento del livello dei mari, la diminuzione del volume dei ghiacci e l’aumento degli eventi meteorologici estremi, come le grandi siccità e le inondazioni.
I possibili scenari futuri sono quanto mai variegati. Quello peggiore prevede - entro la fine di questo secolo - un aumento medio della temperatura di ben 5 gradi, che potrebbero addirittura arrivare a 11 nell’Artico.
Ma non è tutto. Ci sono anche altre variabili: l’innalzamento del livello dei mari, la diminuzione del volume dei ghiacci e l’aumento degli eventi meteorologici estremi, come le grandi siccità e le inondazioni.
I possibili scenari futuri sono quanto mai variegati. Quello peggiore prevede - entro la fine di questo secolo - un aumento medio della temperatura di ben 5 gradi, che potrebbero addirittura arrivare a 11 nell’Artico.
CAMBIAMENTI IRREVERSIBILI. Si potrebbe, quindi, affermare che siamo giunti al punto di non ritorno. “Il vero problema è che stiamo raggiungendo una capacità di distruzione talmente elevata da mettere a repentaglio l’esistenza di molti ecosistemi, oltre alle loro capacità ‘regolatrici’”, spiega Marino Gatto, professore ordinario di ecologia scuola di ingegneria civile, ambientale e territoriale del Politecnico di Milano.
A conferma delle tesi sulla misurazione delle temperature della ricercatrice del CNR, Marino Gatto cita altri indicatori di cambiamento, come la scomparsa di molte specie animali e vegetali esotiche, lo spostamento in avanti o indietro nel tempo del primo avvistamento di uccelli e mammiferi, gli impatti sulla biodiversità.
Senza contare come le modifiche degli habitat influiscono, nel bene e nel male, sulle malattie. Un esempio emblematico è la diffusione attuale della malaria in zone che in precedenza ne erano immuni.
UNA NUOVA ECONOMIA "CIRCOLARE". Che fare, quindi, per mitigare le conseguenze date dalla somma di tutti questi fenomeni? “Le risorse energetiche non sono infinite e come non è infinita la capacità del nostro pianeta di assorbirle", spiega il responsabile studi e ricerche Cobat, Luigi De Rocchi. Per questa ragione, è necessario che ogni bene debba essere progettato "per essere riciclato al massimo grado, cioè per ottenere le materie prime che lo costituiscono, affinché possano contribuire a realizzare ad altri beni, dando vita a un circolo virtuoso che simula quanto accade in natura”.
A Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, tocca l’incombenza di chiudere la discussione, ma lo scenario da lui dipinto è a dir poco sconfortante. “Tutto parte dal consumo di combustibile fossile che, provocando emissioni nocive ed effetti indesiderati sulla vita del pianeta, deve essere rimpiazzato dalle energie rinnovabili al più presto. Per questo, servirebbero azioni forti da parte della politica che, nonostante abbia a disposizione le soluzioni, manca ancora nel prendere delle decisioni”.
Nessun commento:
Posta un commento