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08 aprile 2021

i “veterani” dell’energia scrivono a Draghi

 Tratto da  Greenreport

«Basta col metano diventato il “forte Apache” di chi vuole restare nell’”era dei fossili”....

Next Generation EU: i “veterani” dell’energia scrivono a Draghi


«L’accelerazione dei cambiamenti climatici ci impone di cogliere, e bene, l’irripetibile occasione del recovery fund»

[8 Aprile Da ultimo, la condiscendenza verso la “grandeur de France” ha partorito il nucleare come “investimento sostenibile” in quanto “non produce danni significativi”, secondo un recentissimo rapporto del Joint Research Center della Commissione UE che sembra scritto direttamente dall’industria nucleare di Stato francese, Areva. Per poter arraffare fondi del Next Generation EU non ci si perita di far riferimento a una stima di rischio di morte per incidente “catastrofico”, come l’IAEA ha definito quello di Fukushima, assai minore di quella del sorpassatissimo rapporto Rasmussen (1975). Stime fantasiose sui morti a parte, peraltro contestatissime nella letteratura scientifica, si possono valutare come “danni non significativi” quelli dovuti all’evacuazione di centinaia di migliaia di persone dalle aree più contaminate attorno alla centrale giapponese, con relativo corredo di molte centinaia di morti, o l’inquinamento dell’Oceano Pacifico per raffreddare i reattori in meltdown della TEPCO e che fu rilevato da campioni di acqua e fauna marina sulle coste della California? 25 GW di eolico, almeno un quarto dei quali off-shore. Ecco il testo integrale della lettera: 

Signor Presidente,

Le scriviamo come esperti di questioni energetiche che hanno disegnato quarant’anni fa l’attuale struttura energetica del nostro Paese – niente nucleare, stop al carbone, grande spazio al gas naturale come il meno inquinante dei combustibili fossili, sviluppo delle fonti rinnovabili – e si sono battuti per realizzare quel disegno. Ora si tratta di fare nuovi e diversi passi in avanti, convinti che la “rivoluzione energetica”, il cui inizio fu segnalato dal rapporto Saint-Geours alle CEE (1979), possa essere il cardine per ogni politica economica, industriale e sociale che voglia realizzare gli obiettivi di Next Generation EU. Si tratta, allora, di varare con urgenza – il “tipping point” è stato anticipato dall’IPCC al 2030 – le politiche contro quella che anche la presidente von der Leyen ha ricordato essere la minaccia più grande: il cambiamento climatico e le sue drammatiche conseguenze.

Assumendo come riferimenti il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e la Strategia di Decarbonizzazione a Lungo Termine (SDLT, 2050), già consegnata a Bruxelles l’11 febbraio scorso, ci permetta di sottoporre alla sua attenzione i seguenti punti:

I. Attesa l’accelerazione dei cambiamenti climatici (“tipping point”), devono essere ben scanditi nelle decisioni del Governo gli obiettivi al 2030 – il Consiglio d’Europa ha già approvato la riduzione del 55% rispetto al 1990 delle emissioni dei gas “serra” entro il 2030 – e gli strumenti per realizzarli. Programmi e investimenti vanno riferiti a questa prospettiva di medio termine, irrobustita dal sorpasso che per la prima volta l’11 febbraio scorso le fonti rinnovabili hanno effettuato su quelle fossili nella produzione elettrica UE (38,2% vs 37,0%, con l’Italia sopra il 43%). Il rimandare i risultati più significativi ai tempi lunghi attualizzerebbe anche su questo terreno l’ironico ammonimento di Lord Keynes; II. Lo scenario di lungo termine nei documenti di Governo configura un massiccio spostamento verso l’energia elettrica nei vari settori di usi finali. Questo spostamento va quantificato con accuratezza al 2030, pena il non realizzare lo scenario al 2050. Ad esempio, perché si realizzi l’ipotesi minima di 200 nuovi GW di fotovoltaico al 2050 previsti dalla SDLT, almeno 80 GW dovranno essere installati entro il 2030, come peraltro impongono le drammatiche conseguenze del global warming da tempo in atto;

III. L’intensa “elettrificazione” dei consumi energetici, già al 2030 ancor più al 2050, richiede una nuova visione, perché non è più l’esito della tradizionale politica di grandi impianti di generazione; un coinvolgimento e rafforzamento dell’esperienza delle neonate comunità energetiche e un articolato programma di “istruzione”, formale e non formale, per tutti i cittadini, dalle scuole ai luoghi di lavoro, dalle Istituzioni agli Enti;

IV. Il gas naturale ha assolto al suo compito nella lunga fase di transizione che abbiamo vissuto, oggi la “necessità” del suo utilizzo diventa un alibi per coloro che vogliono mantenere il Paese nell’economia e nella cultura “fossile”, al di là degli ovvii interessi di mercato. I suoi impieghi – alimentazione delle centrali termoelettriche, riscaldamento domestico, settore industriale, trasporti – sono già in parte assicurati dalle fonti energetiche rinnovabili e lo saranno ancor di più in rapporto agli investimenti previsti. Affermiamo con nettezza che ogni nuovo investimento nel gas naturale è una sottrazione di risorse a una politica di espansione delle fonti rinnovabili, è una concessione a interessi che guardano al passato a scapito di un futuro più sostenibile;

V. Ulteriori nuovi 80 GW di fotovoltaico al 2030, e altri 20 GW di eolico, almeno la metà dei quali off-shore (su piattaforme galleggianti), sono una credibile opzione anche per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili neigrandi quantitativi richiesti per gli impieghi energetici, assai più rilevanti che non per gli ordinari consumi industriali, agroalimentari e farmaceutico-sanitari. L’idrogeno “verde”, oltre al suo utilizzo come “serbatoio” (P2G) per meglio far fronte al carattere stocastico delle rinnovabili, insieme al pompaggio da sottrarre al monopolio di fatto dell’ENEL e in parallelo a un adeguato sviluppo delle smart grid, è protagonista della decarbonizzazione in settori di impiego, aree e siti dove è più difficile conseguirla; come illustrano l’accordo con cui l’ENEL provvederà alla decarbonizzazione dei siti ENI o i progetti di utilizzazione dell’idrogeno “verde” come combustibile, anche in miscela col gas naturale come, ad esempio, per l’ILVA di Taranto........

Signor Presidente,

nessuno sa meglio di Lei quale occasione rappresenti la prima grande politica economica, industriale e sociale che accomuna tutti i Paesi della UE in un progetto di rilancio che si vuole di respiro globale e sostenibile: Next Generation EU.

Confidiamo che Lei sarà in grado di presentare per l’Italia una proposta emendata da vaghezza su tempi e obiettivi, da incongruità con la consolidata strategia energia/clima della UE, dal prevalere di interessi aziendali e da vecchi miti costosi e inconcludenti.

Buon lavoro. Leggi su Greenreport l’articolo integrale 

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