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24 luglio 2009

2009/07/23 " La bella addormentata nel ministero dell'ambiente che rischia l'estinzione"nonostante il potenziamento di Centrali a Carbone

Tratto da" Greenreport"
"La bella addormentata nel ministero dell'ambiente che rischia l'estinzione"

La Bella addormenta, usando l'appellativo che Greenpeace ha coniato per il ministro Stefania Prestigiacomo, sì è svegliata, ma potrebbe essere ormai tardi per salvare il suo scettro e anche il regno, inteso come Ministero dell'Ambiente. L'elemento sul quale si gioca non solo il ruolo del ministro in carica ma, problema assai più grave, il dicastero stesso che amministra le materie ambientali è messo in crisi dall'articolo 4 del Ddl anticrisi approvato ieri dalle commissioni Finanze e Bilancio della Camera e che, come ha scritto la Prestigiacomo, «sopprime di fatto il ruolo del ministero dell'Ambiente nel delicato iter autorizzativo per la realizzazione di centrali di produzione e per le reti di distribuzione di energia, ed esautora ogni ruolo degli enti locali».

Una norma mai vista in precedenti atti di governo che non «hanno mai escluso le tutele ambientali e della salute dei cittadini, imposte dal diritto comunitario- sottolinea la Prestigiacomo- che invece, con questo articolo, passerebbero ad un unico soggetto che da solo, si pretende, dovrebbe sostituire le competenze dei 60 esperti della commissione Via-Vas, e dei 20 della commissione Aia nonchè di professionalità capaci di coniugare tutela ambientale e sviluppo».

E non è un caso che quest'articolo sia stato invece fortemente difeso dal collega Roberto Calderoli, che si dice «sorpreso e sconcertato per le dichiarazioni ed il risentimento espressi dal ministro Prestigiacomo», dal momento che da qualche tempo la Lega non fa mistero di un disegno volto a cancellare il ministero Ambiente, per accorpare le relative competenze al ministero dell'agricoltura, presieduto, guarda caso dal compagno di partito Zaia.

Ma al di là delle diatribe interne alla maggioranza e delle scaramucce tra colleghi ministri, il problema vero sta nello svuotamento progressivo del ministero Ambiente, su cui gran parte delle responsabilità risiedono proprio in chi lo ha condotto a questo punto, ossia la stessa Prestigiacomo, che si trova a difendere adesso un territorio già nei fatti depredato e che potrebbe essere ricordata solo per aver prodotto la Carta di Siracusa, che contiene tante belle cose e importanti per la salvaguardia ambientale, che lei è la prima a non portare avanti.

E i contenuti dell'art.4 del ddl anticrisi, che tra l'altro pare assai difficile a questo punto mutare, dal momento che come gran parte dei provvedimenti voluti dal governo pare essere destinato ad un voto di fiducia, non fanno altro che aggiungersi agli atti di indebolimento di cui il ministero è già stato oggetto. Quindi questa norma inserita come elemento di semplificazione per rendere più snello e veloce l'iter di autorizzazione delle reti elettriche, ma che per ammissione della stessa Prestigiacomo «potrebbe perfino applicarsi alle centrali nucleari» non fa altro che aggiungere un ulteriore tassello ad un disegno di indebolimento delle questioni legati alla tutela ambientale, che risultano poco congeniali all'idea di sviluppo che questo governo porta avanti come bandiera. Un disegno ampiamente condiviso dal ministro dell'ambiente sino a che non si è vista privare delle proprie competenze.

«Ha ragione il ministro Prestigiacomo quando afferma che il provvedimento anti crisi è deleterio per l'ambiente. Peccato che se ne accorga solo ora» ha dichiarato Ermete Realacci che ha rilevato come «il Dl prevede norme sicuramente gravissime che indeboliscono non solo il ruolo del ministero dell'Ambiente e delle istituzioni territoriali, ma anche la difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini».

Dello stesso avviso Legambiente che dice che è una preoccupazione che esprime da tempo perché convinti «che l'indebolimento del ministero dell'Ambiente sia una deriva pericolosa e nociva per il Paese».
Peccato appunto che il ministro si ravveda solo adesso, quando potrebbe ormai essere davvero troppo tardi.

"Per lei o per noi?............."

Tratto da Strill.it

Centrale a carbone: nel DL anticrisi la norma "salva SEI"


di Antonino Monteleone - L'iter per la concessione dell'autorizzazione unica ai sensi della legge 55/2002 proposto dalla SEI Spa la società costituita per la realizzazione di una centrale a carbone da 1200 megawatt è fermo al Ministero delle Attività Produttive

in attesa delle determinazioni del Ministero dell'Ambiente. Ma nel frattempo la Regione Calabria, con delibera di Giunta n.686 del 6 ottobre 2008ha negato l'intesa e trasmesso la determinazione in conferenza dei servizi. Un atto finale perché l'intesa positiva, da parte delle Regioni interessate ai singoli progetti di costruzione di nuove centrali per la produzione di energia elettrica, prevista nella legge che descrive termini e modalità per l'ottenimento dell'' "autorizzazione unica" è - secondo interpretazione della Corte Costituzionale - un atto essenziale in mancanza del quale l'iter deve fermarsi senza appello.

Ma un comma del decreto anticrisi licenziato dalla Commissione Bilancio della Camera se approvato definitivamente riaprirebbe la partita escludendo il parere delle Regioni, quindi dei territori, da ogni procedimento autorizzativo per centrali elettriche su tutto il territorio nazionale e di qualunque tipo.

Come riportato da strill.it nei mesi scorsi la parola fine nella vicenda "Saline Joniche" non era ancora stata realmente scritta. Vuoi per il ritardo della Regione nell'adottare la delibera di denegata intesa che in sede di conferenza dei servizi ha preferito inizialmente far valere le ragione del piano energetico regionale (un atto giuridicamente subordinato alla legge nazionale); vuoi perché l'iter era stato sospeso - dalla stessa conferenza dei servizi - poiché le carte del progetto erano passate di mano al Ministero dell'Ambiente per le valutazioni di competenza.

Molti ricorderanno che fu proprio la SEI, il 19 settembre scorso, con una propria lettera - avendo capito che il parere contrario della Regione sarebbe stato definitivo a chiedere la sospensione dell'iter autorizzativo. Un'operazione più mediatica che di sostanza.

La risposta del Ministero delle Attività Produttive fu secca ed immediata: il procedimento è "già sospeso", dunque la richiesta di sospensione non cambiava di un millimetro la situazione che si era venuta a creare.

Era impossibile, nonostante il silenzio stampa, che un progetto da 1 miliardo di euro sparisse con una letterina dai piani di una multinazionale come Ratia Energia consorziata con il Gruppo Hera, Foster Wheeler ed APRI Sviluppo.

Vano ogni tentativo di contattare, tramite l'ufficio stampa SEI, l'amministratore delegato Fabio Bocchiola per capire qualcosa in più delle intenzioni della società.

Oggi è facile comprendere il perché.

Qualche segnale era arrivato quando sul sito si SEI (www.progettosei.it), fermo da mesi, era dapprima comparsa la notizia del cambio dei componenti la commissione VIA (valutazione d'impatto ambientale) avvenuta in forma di vero e proprio "spoil system" ad opera del nuovo Governo. Secondo gli ambientalisti una "epurazione" di elementi troppo "rigidi" in una commissione delicatissima che decide le sorti di progetti milionari che racchiudon le aspettative di gruppi impenditoriali molto influenti.

Nel testo approvato ieri all'articolo 4, Interventi urgenti per le reti dell'energia, vengono individuati "gli interventi relativi alla produzione, alla trasmissione e alla distribuzione dell'energia, da realizzare con capitale prevalentemente o interamente privato" per i quali il Governo nominerà "uno o più commissari" in grado di emanare "gli atti e i provvedimenti di competenza delle amministrazioni pubbliche, occorrenti all'autorizzazione e all'effettiva realizzazione degli interventi, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, avvalendosi ove necessario dei poteri di sostituzione e di deroga di cui all'articolo 20, comma 4, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2".

Tradotto dal burocratese significa che - nel caso di una centrale costruita con capitale in prevalenza privato, proprio come quella nelle intenzioni di SEI Spa - il commissario agisce senza i vincoli del Ministero dell'Ambiente, ma, soprattutto, senza i vincoli delle Regioni che non potranno in alcun modo interferire su una materia che, comunque, costituzionalmente è regolata da legislazione concorrente.

Scongiurare il rischio di installare un impianto da 4mila tonnellate l'anno di polveri sottili, solfati e nitrati e 10 milioni di CO2 (dati ufficiali SEI) forse è possibile, per la Regione, impugnando la nuova disposizione davanti ai Giudici della Consulta.

Dopo gli impegni presi al G8 per la riduzione delle emissioni nocive ed il cambio di rotta di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea che hanno puntato tutto su energie rinnovabili sarebbe un peccato mandare al diavolo le belle parole.

Posto che il carbone rappresente l'esempio scolastico del "non rinnovabile" ed altamente "inquinante".


23-07-2009 REGGIO CALABRIA: PRC, GOVERNO IMPORRA' NUOVE CENTRALI A CARBONE
(ASCA) - Reggio Calabria, 23 lug - ''Il Governo Berlusconi intende imporre ai territori la realizzazione di nuove centrali a carbone e a turbogas, senza che sulla decisione possano intervenire gli Enti locali e, in particolare, le Regioni. A subirne le prime conseguenze saranno la Calabria e la provincia di Reggio che, nonostante le lotte e il fronte comune messo in piedi dalle istituzioni del posto, rischiano di veder riemergere l'incubo della centrale a Saline Ioniche, progettata dalla multinazionale svizzera SEI''. Lo sostiene il Consigliere provinciale di Reggio Calabria, Omar Minniti, capogruppo del Prc.''Costruire nuove centrali sara' possibile, grazie ad un articolo del cosiddetto Decreto Legge anticrisi, il n.4, inerente gli 'Interventi urgenti per le reti dell'energia'.Tale articolo permettera' alle ''centrali costruite con capitale in prevalenza privato'' - e' il caso della SEI - di aggirare i vincoli delle Regioni e rendere carta straccia le Valutazioni d'Impatto Ambientale. Competera' al Governo la nomina di ''commissari'' con il compito di emanare ''gli atti e i provvedimenti di competenza delle amministrazioni pubbliche, occorrenti all'autorizzazione e all'effettiva realizzazione degli interventi''.
''Si tratta di una decisione gravissima - dice Minniti - che contraddice anche gli impegni effimeri e pro-forma contro l'inquinamento assunti dal Governo durante il vertice del G8, contro la quale e' necessario opporsi da subito con veemenza, anche attraverso il ricorso ai giudici della Consulta. E' opportuno che tutti i Sindaci, i Consigli comunali, la Provincia, la Regione, tutte le forze politiche e le associazioni, che in questi mesi si sono battute contro la 'morte nera' di Saline, facciano sentire, ancora una volta, il proprio dissenso, pressando anche sulla rappresentanza parlamentare calabrese e tornando ad occupare le piazze''.



ENERGIA: PD, RICONVERSIONE CENTRALE PORTO TOLLE MINACCIA PER AMBIENTE
(ASCA)
- Roma, 23 lug - ''Il via libera alla conversione a carbone della Centrale di Porto Tolle, una delle centrali elettriche Enel piu' grandi d'Italia, rappresenta una delle vicende meno trasparenti che hanno caratterizzato l'operato del Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo''. Lo afferma Alessandro Bratti deputato del Pd della commissione Ambiente della Camera: ''di fatto decreta la fine del Parco del Delta del Po costituendo una minaccia per l'ambiente e per la salute dei cittadini''.

''Il Ministro Prestigiacomo
- afferma Bratti - spaccia l'autorizzazione della conversione a carbone della Centrale elettrica come simbolo di trasparenza e di tutela del territorio. Il Ministro deve avere imparato molto dal premier in tema di messaggi che ribaltano la realta' dei fatti.Da diversi mesi - avverte - ho chiesto ufficialmente in Commissione ed in Aula di avere l'istruttoria tecnica della procedura di valutazione ambientale riguardo alla conversione della centrale e ad oggi, nonostante le rassicurazioni del Sottosegretario Menia, nulla mi e' stato consegnato. Inoltre - sottolinea il deputato - a proposito di trasparenza, per poter dare il via libera all'operazione di conversione a carbone, il Governo ha introdotto un apposito articolo nel provvedimento riguardo alle 'quote latte' per poter andare in deroga alla legge regionale del Veneto che prevedeva la riconversione dell'impianto unicamente a gas naturale. Una vera e propria resa del Ministro Prestigiacomo che ancora una volta ha dovuto abdicare al suo ruolo a favore della logica del Ministro Scajola volta a considerare la tutela ambientale un fastidioso orpello allo sviluppo economico''.

''Mi aspetto una forte presa di posizione da parte delle autorita' locali,dalle regioni e dalle associazioni ambientaliste. Le popolazioni di vaste aree della Pianura padana subiranno gli effetti negativi di questa operazione senza trarre nessun beneficio ambientale nel nome di vantaggi economici che non ricadranno se non in minima parte sulle comunita' interessate. La centrale che da diversi anni funzionava a scartamento ridotto, con l'operazione di riconversione a carbon fossile, contribuira' ulteriormente a peggiorare l'inquinamento dell'aria della Pianura padana, allontanando sempre di piu' la possibilita' - conclude Bratti - di raggiungere gli obiettivi di qualita' dell'aria sanciti dalle recenti direttive europee per la salvaguardia della salute umana''


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