COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

25 agosto 2009

2009/08/26"Lettera d'agosto di Patrizia Gentilini "

Lettera d'agosto
Patrizia Gentilini
Riceviamo e (volentieri) pubblichiamo

Forlì agosto 2009.
Gentile Direttore,
la recente scomparsa di giovani e giovanissimi per cancro nel nostro territorio ha riempito le cronache nelle ultime settimane: passata l’emozione del momento e lasciando perdere gli interrogativi che i singoli casi suscitano e su cui anche la Magistratura indaga, vorrei tornare a riflettere su questo tema così scottante. Riconosco che, specie in agosto, sarebbe più normale pensare alle ferie e cercare svago e distrazione, ma ci sono purtroppo problemi dai quali non ci si può distrarre, se non altro perché nessuno può ritenersene immune.
Secondo gli ultimi dati dei Registri Tumori, in Italia un uomo su due e una donna su due è destinato a vedersi diagnosticare un cancro nel corso della vita!
Al di là delle benevole favole che qualcuno, da decenni, continua a raccontare e cioè che la soluzione del problema cancro è a portata di mano, che si tratta di un effetto legato solo all’invecchiamento, che fra 10 anni nessuna donna più morirà per cancro alla mammella, la realtà è ben altra ed è sotto gli occhi di tutti. Di fatto l’età di insorgenza dei tumori si è abbassata straordinariamente: da una recente ricerca risulta che in Italia gli interventi per cancro alla mammella in età giovane sono cresciuti in sei anni del 28.6%, e se da un lato diminuisce l’incidenza dei tumori correlati al fumo, specie nei maschi, sta drammaticamente aumentando l’incidenza di tumori che nulla o quasi hanno a che fare col tabagismo: linfomi, leucemie, cancro a rene, pancreas, prostata, tumori cerebrali ormai sempre più correlati anche con l’uso del telefonino. I tumori nell’infanzia poi sono in drammatico aumento: in Italia +2% annuo (doppio rispetto alla media europea) e tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Vorrei anche ricordare che l’incremento di cancro è solo la punta dell’iceberg del danno complessivo alla salute che stiamo recando ai nostri bambini: mi riferisco all’aumento di disturbi neuropsichici, intellettivi, relazionali, del comportamento, fino all’autismo, per non parlare dell’incredibile incremento di patologie allergiche, respiratorie, endocrino – metaboliche, diabete, disturbi alla tiroide, criptorchidismo, ecc. Cosa sta succedendo?

Non sarà che ciò che alcuni medici, spesso definiti "allarmisti", sostengono da anni è tragicamente vero? Vi invito a fare un semplice ragionamento: cosa mai vi può capitare se camminate in un campo minato? E’ ovvio che tante più mine sono state disseminate tanto più è probabile incapparci e saltare per aria.
Così è per il cancro e le “mine” cui mi riferisco sono cancerogeni noti da decenni quali benzene, arsenico, nichel, cromo, cadmio, piombo, diossine, per non parlare di PCB, particolato, pesticidi, che continuiamo a riversare intorno a noi e di cui mai nessuno parla, visto che solo la CO2 (che non è un veleno!) sembra meritare l’onore delle cronache!
Da dati ufficiali emerge, che in Italia, nel pieno rispetto dei limiti di legge, abbiamo immesso in un anno in aria e acqua: benzene 715.6 ton, arsenico 8.0 ton, cadmio 3.0 ton, cromo 140.0 ton, nichel 80.6 ton.
L’ inventario europeo delle diossine ci dice che in un anno nel nostro paese ne sono state prodotte 558 grammi, ovvero, in media, circa 1,5 g al giorno: può sembrare poco ma rappresenta la dose massima tollerabile per oltre 10 miliardi (!) di persone.
Sapendo che si tratta di molecole che hanno tempi di dimezzamento di decine/centinaia di anni e che quindi ogni nuova dose si aggiunge alla precedente, come la mettiamo? La nostra regione poi è al primo posto per uso di fitofarmaci e spargiamo in media 5.7 kg di prodotti chimici per ettaro. Ci siamo mai chiesti dove vanno a finire tutti questi veleni?
Purtroppo ovunque e anche dove non vorremmo mai trovarli, ad esempio nel sangue del cordone ombelicale in cui sono centinaia le sostanze chimiche tossiche, cancerogene e nocive che si ritrovano stabilmente: qualcuno può pensare, in totale buona fede, di assolverle?
Da tempo è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti ed agire per ridurre l’esposizione delle popolazioni agli agenti tossici promuovendo la Prevenzione Primaria.

Non è necessario, per fare questo, conoscere i minimi dettagli del processo della cancerogenesi o il ruolo che ogni singolo agente riveste: la letteratura segnala ormai, su larga scala ed in individui sani, come l’espressione di geni “chiave” si modifichi a seconda dell’esposizione a tossici ambientali e di conseguenza si alterino funzioni cruciali del nostro corpo aprendo la strada all’insorgere di neoplasie e non solo.
Il fallimento dell’approccio “riduzionista”, il vecchio paradigma secondo cui si analizza un agente per volta, senza tenere conto delle innumerevoli variabili biologiche e che non permette mai o quasi di giungere a conclusioni esaustive, è ormai sotto gli occhi di tutti.
Fortunatamente nel mondo si infittisce la schiera di medici e ricercatori indipendenti che invocano un cambio di rotta nella strategia della guerra contro il cancro, ossia una drastica riduzione della esposizione ad agenti tossici e nocivi in tutti gli ambiti di vita: l’unica strada che finora ci si ostina a non imboccare con decisione.

Eppure, in quei rari casi in cui questo si è fatto, i risultati non sono mancati. In Svezia, dove trenta anni fa sono stati messi al bando determinati pesticidi, seguendo le indicazioni di medici coraggiosi, oggi si registra una riduzione nella incidenza dei linfomi. Si tratta di una strada difficile, che va contro enormi interessi economici e non solo. M. Plank (premio Nobel per la Fisica) ci ricorda che “ i vecchi paradigmi vengono abbandonati solo quando coloro che su di essi hanno costruito la propria carriera e fortuna sono morti”.
Ma ricordiamo anche le parole di Samuel Epstein, un grande medico americano:”quasi tutti gli americani conoscono le pene causate dal cancro a parenti e amici. Il crimine è che molti di questi tumori sarebbero evitabili”.
Se trasferiamo queste parole all’infanzia e alle giovani generazioni, l’obbligo di abbandonare i vecchi paradigmi e di passare dalle parole ai fatti diventa ancora più pregnante e credo convenga a tutti noi riflettere, anche ai primi d’agosto e sotto l’ombrellone, sulla necessità di fare cambiare idea a chi di dovere, prima che sia davvero troppo tardi per tutti!

Dr.ssa Patrizia Gentilini, Oncoematologo
Associazione Medici per l’ Ambiente ISDE Italia

__________________________________________________________________________________


Tratto da "Epicentro "
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Salute e ambiente
L’esposizione dei bambini alle polveri sottili in Europa
I bambini molto piccoli, e probabilmente anche i feti, sono molto sensibili all’inquinamento atmosferico. L’evidence attuale è sufficiente per attribuire una relazione causale tra inquinamento atmosferico dovuto alle polveri sottili e decessi per disturbi respiratori nel periodo post-neonatale.
Le prove sono anche sufficienti per attribuire un nesso tra inquinanti atmosferici ed effetti negativi sullo sviluppo funzionale dei polmoni.Sia i danni reversibili alle funzioni polmonari, sia la riduzione cronica dei tassi di crescita dei polmoni sono associabili all’esposizione al particolato atmosferico (PM).
Le prove disponibili mostrano anche un legame tra esposizione alle polveri sottili, complicanze dell’asma e aumento della prevalenza e dell’incidenza di tossi e bronchiti.


Alla luce dell’evidence accumulata, nel 2005 l’Oms ha aggiornato le linee guida sulla qualità dell’aria per il particolato atmosferico. Per il PM2,5 i valori sono 10 μg/m3 (media annuale) e 25 μg/m3 (media sulle 24 ore); per il PM10 i valori corrispondenti sono stati fissati a 20 μg/m3 e 50 μg/m3. A causa dell’insufficienza dei dati sui bambini, le linee guida Oms sono basate sui dati che provengono da studi sugli adulti ma, una riduzione dell’esposizione ai livelli indicati, ridurrebbe il rischio di effetti sanitari sia per gli uni che per gli altri.

È questo il quadro generale in cui si inserisce il documento Exposure of children to air pollution (particulate matter) in outdoor air, pubblicato il 20 ottobre 2008 dallo European Environment and Health Information System (Enhis). La valutazione copre il periodo che va dal 2002 al 2006 (i dati relativi ad anni precedenti sono disponibili per un numero molto limitato di Paesi) e riguarda gli effetti del particolato atmosferico sulla salute e, in particolare, su quella dei bambini.

Messaggi chiave e valutazioni

I dati che emergono dall’ sono diversi:

* la media dei livelli di esposizione al PM10 varia nei diversi Paesi dai 16 μg/m3 della Finlandia e dell’Irlanda ai 50-52 μg/m3 della Bulgaria e della Romania
* i livelli medi dell’indicatore non sono cambiati sostanzialmente negli ultimi anni nella maggior parte della Regione europea dell’Oms: nel 2006 i livelli di PM10 erano maggiori di almeno 5 μg/m3 in quattro Paesi (Austria, Ungheria, Norvegia e Polonia) e più bassi di almeno 5 μg/m3 in altri quattro Paesi (Bulgaria, Grecia, Serbia e Slovenia)
* nelle città europee dove si effettua un monitoraggio del PM10, la maggior parte delle persone (il 90%, compresi i bambini) sono esposte a livelli più alti di quelli indicati dalle linee guida Oms (20 μg/m3) con molti rischi per la salute dei bambini. Per il 13% delle persone, il valore limite di 40 μg/m3 deciso dall’Unione europea viene superato
* i dati per il PM10 che derivano da un regolare monitoraggio sono disponibili per 566 città di 27 Paesi e i dati coprono il 22% della popolazione urbana della Regione europea Oms.

Molti studi epidemiologici, condotti in Europa e in altre parti del mondo, mostrano legami tra diversi indicatori della salute infantile e le concentrazioni esterne di PM10 registrate recentemente in molte città europee.


Un’analisi dell’Oms (basata su dati relativi agli ultimi anni Novanta) indica che, in tutta la Regione circa 700 decessi all’anno dovuti a infezioni respiratorie acute, in bambini di età compresa tra 0 e 4 anni, possono essere attribuite proprio all’esposizione a PM10. La valutazione dell’impatto del particolato atmosferico sulla morbilità è più difficile e meno preciso ma un’analisi preliminare indica che una riduzione dell’esposizione a PM10 a 20 μg/m3 potrebbe essere associata a una diminuzione del 7% dell’incidenza di tosse e lievi sintomi respiratori e del 2% dei ricoveri ospedalieri per problemi respiratori in bambini di età inferiore ai 15 anni.

Le stime degli effetti sulla salute dell’esposizione a PM10 negli adulti sono dominate dal crescente rischio di mortalità dovuta all’esposizione a lungo termine al PM2,5. In Europa, l’attuale esposizione a PM di origine antropogenica porta a una perdita di circa 8,6 mesi nell’aspettativa di vita.


L’attuale legislazione relativa all’emissione di inquinanti dovrebbe servire per ridurre l’impatto di circa un terzo. Ulteriori riduzioni (fino a circa il 50%) potrebbero essere raggiunte implementando tutte le possibili misure di riduzione.
________________________________________________________________________________

Tratto da "La Voce dell'Emergenza"
Vivere senza rifiuti è possibile

Una coppia americana ha deciso di mettere in pratica il concetto. Il problema dei rifiuti si risolve evitando di produrre rifiuti: Amy e Adam Korst da un mese vivono senza mandare praticamente nulla in discarica, e continueranno così per un anno intero. Una scelta radicale quasi come quella del no impact man. I Kost spiegano nel loro sito internet come si fa a non lasciare dietro di sè una scia di spazzatura. In questi giorni la Cnn e il Guardian hanno parlato della loro esperienza: nulla di così difficile, pare. Basta organizzarsi: ed ecco come. I Kost comprano cibi industriali soltanto se sono in confezioni riciclabili: soprattutto, acquistano prodotto sfusi nei negozi piuttosto che quelli già impacchettati nei supermercati. Rifiutano i sacchetti di plastica e si portano da casa la borsa della spesa. Si sono soprattutto organizzati per ridurre al minimo gli involucri, e dunque gli acquisti: coltivano verdure; preparano in casa i detersivi, il formaggio, il pane e il mix di cereali per la colazione.
In cortile trasformano i rifiuti organici in compost. Bruciano - nel pieno rispetto della legge, dicono - rifiuti organici secchi e privi di residui chimici, tipo la cacca del cane.
Hanno abolito le pile usa e getta, ed usano solo quelle ricaricabili. Niente salviette di carta, ma solo di cotone. No impact man aveva abolito anche la carta igienica: loro la usano, ma ne scelgono un tipo prodotto con carta riciclata,
Con i gatti hanno invece qualche problema. Uno dei due mici di casa rifiuta ad oltranza di usare la lettiera biodegradabile. Davanti all’ostinazione della bestiola pare che i due abbiano dovuto capitolare. Così come non riescono a non buttare via oggetti irrecuperabili di uso comune tipo le penne che non scrivono più. Ma tuttosommato poca roba.

Il sito internet dei Kost: vivere senza produrre rifiuti, ecco come si fa

Dal Guardian la coppia americana che si è organizzata per non produrre rifiuti

Video: dalla Cnn intervista ai Kost che vivono senza produrre rifiuti

Nessun commento: