COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

26 dicembre 2010

1)L’anno nero del carbone Usa 2)Fumata natalizia.........e Pensieri di Natale.

Tratto da Greenreport

Negli Usa il carbone non tira più. Nel 2010 chiuse centrali per 12.000 MW

LIVORNO. Sierra Club, la più grande associazione ambientalista Usa, ha pubblicato il suo Outlook Dimmed for Coal 2010, il rapporto di fine anno sull'industria del carbone statunitense, che conferma che «Le prospettive per il carbone nel 2010 hanno continuato ad essere deboli, decine di proposte di nuovi impianti a carbone sono state ritirate dal tavolo e le utilities hanno annunciato il pensionamento di centrali a carbone per 12.000 MW. Mentre la legislazione federale sul clima ha avuto una fase di stallo al Congresso nel 2010, le città e gli Stati hanno preso l'iniziativa per frenare l'inquinamento pericoloso delle Big Coal e stiamo lavorando per porre fine alla morsa del carbone sulla nostra economia».

Ecco i numeri del 2010 per gli Usa:

0 nuove centrali a carbone hanno iniziato ad essere costruite;

38 nuovi progetti di impianti a carbone sono stati abbandonate o bocciati;

48 centrali a carbone per le quali è stata annunciata la chiusura (12.000 MW); 256.000 persone hanno chiesto una più forte protezione dalle ceneri tossiche del carbone (le scorie minerarie);

109 milioni di tonnellate di inquinamento da CO2 evitate;

2,6 miliardi dollari in benefici economici diretti ottenuti da impianti solari domestici.

Secondo Mary Anne Hitt, direttrice della campagna "Beyond Coal" di Sierra Club, «Il carbone è un combustibile del passato. Quello che stiamo vedendo ora è l'inizio della crescente tendenza a lasciarlo lì dove sta. E' chiaro che la via da seguire per l'America è quella dell'energia pulita e delle rinnovabili ed è quello in cui un numero crescente di utilities, sviluppatori, Stati e comunità stanno facendo i loro investimenti». Gli ambientalisti dicono che tutta la filiera del carbone, dalla miniera, alla centrale, allo smaltimento delle scorie, non è regolamentata. Nel 2010 le proteste sono riuscite a bloccare la maggior parte dei nuovi permessi di rimozione di intere aree montane per estrarre carbone, e l'Epa, l'agenzia federale per l'ambiente, sta determinando se soddisfano i sui clean water protection standards. L'Epa ha anche chiesto di mettere il veto su una delle più grandi miniere mai proposte: Spruce mine in West Virginia.

Per Sierra Club per tutti i progetti di miniere sarà anche più difficile ottenere finanziamenti, «Ora che Pnc ed Ubs, i più grandi finanziatori del mountaintop removal mining, si sono uniti al crescente elenco di banche che attuano politiche pubbliche che limitano i loro rapporti finanziari con gli operatori che scavano il carbone all'aria aperta nelle montagne».

La corsa a costruire nuove centrali a carbone sta rallentando. Un trend iniziato nel 2001, quando è svanito il progetto di costruire più di 150 nuove centrali elettriche a carbone negli Usa. «L'opposizione dei cittadini, l'aumento dei costi e una maggiore responsabilizzazione hanno cancellato 149 di queste centrali a carbone proposte - sottolinea il rapporto - Dall' ottobre 2008, negli Stati Uniti non è iniziata la costruzione di un solo nuovo impianto a carbone negli Stati Uniti, e l'Energy Information Agency non ha attualmente nuovi progetti e nessuna nuova centrale a carbone sarà costruita fino al 2011 senza incentivi significativi».

Le preoccupazioni dell'opinione pubblica per la salute e il futuro dell'economia statunitense che le centrali a carbone sta portando un numero senza precedenti di utility Usa a chiudere gli impianti più sporchi ed obsoleti.Le 500 centrali a carbone esistenti negli Usa sono responsabili della maggior parte dell'inquinamento atmosferico, che rende pericolosa l'aria in molte aree urbane, e che contribuisce anche alla morte 24.000 americani ogni anno.

Oltre alla chiusura record di impianti per 12.000 MW di centrali elettriche a carbone, sono annunciate altre chiusure in Oregon, Arizona, Utah e Colorado, il che comporterà il ritiro di quasi il 10% dell'intera parco delle centrali a carbone nel West Usa.

La maggior parte delle centrali a carbone Usa sono state costruite prima del 1980, e in molti casi mancano moderni controlli dell'inquinamento e gli ambientalisti chiedono norme più severe.

«Il movimento di base continua a crescere e quest'anno abbiamo raggiunto il punto di non ritorno, costringendo l'industria del carbone, non solo a restare sul loro territorio, ma a cedere alle fonti energetiche più pulite - dice Verena Owen, leader dei volontari di "Beyond carbon" - L'uscita dal carbone obsoleto e sporco ha creato un enorme varco in cui è saltata l'energia pulita e sostenibile. Diversi progetti su larga scala di 'energia pulita sono stati annunciati quest'anno, creando nuovi posti di lavoro necessari e rafforzando l'economia».

Una "febbre" che ha contagiato anche le università: più di 50 campus si stanno organizzando per utilizzare energia pulita ed andare oltre il carbone. Proprio quest'anno le università di North Carolina, Illinois, Western Kentucky, Cornell e Louisvillehanno assunto impegni carbon-free.

coal in your stockingTratto da La Repubblica
Di valerio Gualerzi

L’anno nero del carbone Usa

L’anno che si avvia a finire almeno una buona notizia ce l’ha regalata: negli Stati Uniti, la potenza che meno di ogni altra si sta impegnando sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, il carbone perde colpi. Grist.org, il sito di riferimento dell’informazione ambientalista americana,segnala l’evento con evidenza tra le note liete di “un anno duro”.

Le cifre parlano chiaro. Numero di nuove centrali a carbone costruite o iniziate a costruire nel corso del 2010: 0; numero di progetti di centrali a carbone annullati o messi da parte nel corso del 2010: 38;numero di centrali a carbone che hanno smesso di operare nel 2010: 48, per un totale di 12.000 megawatt di potenza.

Dei tempi duri che sta vivendo il carbone in America oltre alla stampa anglosassone si è occupato qualche tempo fa anche il sito Qualenergia citando gli ultimi rapporti pubblicati sull’argomento con le previsioni delle ulteriori chiusure preventivabili nei prossimi mesi sulla scia del giro di vite sulle emissioni atteso da parte dell’Epa, l’Agenzia per l’ambiente statunitense. Stando ad alcune proiezioni realizzate da società di analisi dei mercati, entro il 2015 negli Stati Uniti potrebbero essere fermate centrali a carbone per una potenza complessiva compresa tra i 30 e i 70 GW.

Se il 2010 è stata un’annataccia, il 2011 per il carbone potrebbe infatti essere persino peggio. Il via libera alle attese nuove regole in materia di emissioni è arrivato dall’amministrazione Obama proprio ieri.”Minacciata di essere trascinata in giudizio dai ricorsi delle associazioni ambientaliste –scrive il New York Times – la Casa Bianca ha accettato di dare il via a un nuovo round di limitazioni nelle emissioni di gas serra prodotte da centrali elettriche e raffinerie”. Il provvedimento, sottolinea ancora il quotidiano, agisce attraverso una disposizione del Clean Air Act che prevede la possibilità per l’Epa di efettuare controlli sia sugli impianti nuovi che su quelli già funzionanti e segnala l’intenzione dell’Amministrazione di perseguire politiche di contrasto ai cambiamenti climatici malgrado il Climate Bill sia fermo al Senato e l’atteggiamento sempre più ostile in materia creatosi in parlamento dopo la vittoria dei repubblicani nelle elezioni di mid-term.

L’Epa fisserà i nuovi standard per le emissioni di centrali elettriche e raffinerie (responsabili di circa il 40% dell’anidride carbonica prodotta negli Stati Uniti) a partire dal 2012. “Stiamo portando avanti il nostro impegno nel procedere lungo una strada misurata e attenta per ridurre l’inquinamento da gas serra che minaccia la salute e il benessere degli americani e contribuisce ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato il capo dell’Agenzia Lisa Jackson.

In questo contesto appare sempre più sconcertante che qui da noi gli investimenti Enel (da Torre Valdaliga a Porto Tolle, da Saline a Rossano) puntino invece ancora in maniera così massiccia su questa risorsa preistorica e micidiale per gli equilibri del clima. Stando a un report di Greenpeace e Banca Etica nel 2009 meno dell’1% sul totale della capacità installata dall’azienda elettrica è stata impiegata in nuove rinnovabili (esclusi quindi idroelettrico e geotermico).

------------------

Fumata natalizia.........



Cartoline natalizie da Valleggia ,con infiniti auguri.........di Buon Natale.

E ......per noi un grande rammarico:che Gli Stati Uniti siano Ambientalmente più AVANTI ..... __
_Dall' ottobre 2008, negli Stati Uniti non è iniziata la costruzione di un solo nuovo impianto a carbone, da noi in Italia purtroppo ne stanno deliberando parecchi........e per noi a VADO L- QUILIANO è in programma un ulteriore potenziamento sempre a carbone.......
Le preoccupazioni dell'opinione pubblica per la salute e il futuro ...non sono tenute in molta considerazione............
Anche noi chiediamo norme più severe .......ma INVANO.
In italia GIRA UN'ALTRA ARIA.PURTROPPO .
__________________________
Tratto da Savona e ponente
Leggi

Pensieri di Natale

C’è chi a Natale pensa solo a riempirsi la pancia e c’è chi, invece, continua a pensare a come salvare questa provincia da un’industria sempre più inquinante e da una politica sempre più asservita a quella stessa industria.
Il Dottor Paolo Franceschi, pneumologo, che vive ogni giorno la realtà del carbone sulla pelle delle persone che cura, lancia una lucida accusa a questa politica.Leggila su Savona e ponente

Nessun commento: