Tratto da Trucioli Savonesi
Di ANTONIA BRIUGLIA
LA NUBE DI CARBONE SUI NOSTRI CIELI
Nessuna centralina che misuri le polveri ultrafini e l’ozono nelle due Albissole. (Guarda Qui)
Nessun Sindaco ne
ha mai fatta richiesta. Nessun gruppo consiliare ne ha mai sentita
l’esigenza.
La salute dei cittadini non fa notizia, non porta voti e i
cittadini poi sono poco attenti e “fortunatamente” ancor meno informati.
Mentre le lobby
del carbone sono, da decenni, inattaccabili. Cambiano nome, strategie,
padrone, ma continuano indisturbate la loro corsa al profitto. La prova è
sotto gli occhi di tutti a Porto Tolle, dove Enel ottiene la Via per
convertire a carbone la centrale.
Per
ottenere questo sono state modificate apposite leggi sia dalla Regione
Veneto che dal Governo Berlusconi, così ora, se si vuole impedire un
altro scempio ambientale, non resta che sperare nella Corte di
giustizia Europea che impugni la VIA per non avere comparato l’impatto
ambientale di un impianto a carbone rispetto quello a gas dove la
concentrazione di PM 2,5 e ozono, collegati al funzionamento di una
eventuale centrale a carbone vengano definitivamente assunti tra i
parametri di giudizio e comparati con quelli che si avrebbero da una
riconversione a gas, fino a 5 volte inferiori.
La
centrale Tirreno Power di Vado Ligure la VIA non ce l’ha, ma ha, comunque, già ottenuto una prima autorizzazione
all’ampliamento.
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.........La conversione a carbone delle centrali e il loro ampliamento non sono neanche convenienti dal un punto di vista occupazionale: se si spendessero gli stessi miliardi di euro in impianti alimentati con fonti rinnovabili, si occuperebbe, in fase di costruzione e installazione, fino a 3 volte di più che con il carbone; e in fase di funzionamento e manutenzione fino a 17 volte di più. Quegli stessi soldi, investiti in efficienza energetica, produrrebbero oltre 10 volte l’occupazione della centrale a carbone e farebbero risparmiare 3 milioni di tonnellate l’anno di CO2. |
Se si studia la
storia attentamente, s’impara che nei periodi di crisi sono nate le idee
migliori, le spinte al CAMBIAMENTO, al miglioramento.
La crisi è il
FALLIMENTO, la messa in discussione del sistema attuale , il crollo
definitivo delle sue falle, delle incertezze e delle debolezze.
Proprio per questo la conferenza Rio+20
si è chiusa con uno scontro netto con la società civile, rappresentata
dalle decine di migliaia di persone che in questi giorni hanno preso
parte al controvertice e che hanno tolto apertamente il consenso dal
testo finale della stessa.
Per Oxfam "Rio passerà alla storia come il vertice della beffa. Sono venuti, hanno parlato, ma non hanno agito". Per il Wwf "un'occasione sprecata". Per il Climate Action Network "il
verdetto dei climatologi è molto chiaro: abbiamo pochissimo tempo per
diminuire le emissioni dei gas serra che minacciano la stabilità del
clima. Non possiamo permetterci conferenze in cui non si decide nulla e
si rimandano gli impegni".
I politici sembrano ancora d’accordo su un fatto: inquinare è il sistema più conveniente per produrre merci; più merci si producono più l’economia dei paesi BRIC cresce; più il BRIC cresce più briciole arrivano ai paesi industrializzati che pascolano nella loro obesità. E’ un sistema malato a cui non si vuole mettere in atto la cura.
I politici sembrano ancora d’accordo su un fatto: inquinare è il sistema più conveniente per produrre merci; più merci si producono più l’economia dei paesi BRIC cresce; più il BRIC cresce più briciole arrivano ai paesi industrializzati che pascolano nella loro obesità. E’ un sistema malato a cui non si vuole mettere in atto la cura.
Per essere in linea con questo atteggiamento, anche il nostro Ministro all’ambiente Clini che ha fatto?
E’ andato in
Brasile per discutere di futuro, mentre in Italia tornava al passato
proprio con il via libera alla valutazione d’impatto ambientale per la
centrale a carbone di Saline Joniche, in Calabria, dove anche per
ammissione della stessa Enel c’è già un eccesso di offerta di energia
elettrica.
Naturale quindi pensare che costruire una centrale a carbone, dannosa per l’uomo e per il clima, sia indubbiamente una follia.
Lo sostiene anche
il sindacato, la CGIL, che curiosamente, mentre a Savona e a Vado,
cavalca e sponsorizza in prima persona l’ampliamento della centrale come
il toccasana per la crisi occupazionale savonese, in Calabria respinge
fermamente il ricatto occupazionale .
Le prime reazioni negative alla scelta del Ministero sono, infatti, proprio quelle della Cgil calabrese che l’ha definita “scelta dal chiaro sapore neocoloniale”, ricordando come il sindacato aveva “già affermato insieme ad un ampio movimento nel territorio un netto no ad un progetto che è lungi dal rappresentare una opportunità per il territorio”.
Curioso a dir
poco, se si pensa che anche a Vado si sta producendo più energia di
quanta si consumi e che anche in questo territorio si sta combattendo
da anni il perpetrarsi di questa sconsiderata scelta industriale ,
chiedendo la metanizzazione e la chiusura dei vecchi gruppi, mentre il
Sindacato si reca addirittura a Roma, al Ministero, per chiedere che si
vada avanti con l’ampliamento come opportunità per lo “sviluppo “
dell’economia savonese.
Mentre lo stesso
Clini si scrolla di dosso le critiche rivoltegli, girandole all’Enel ,
sostenendo che le autorizzazioni per le centrali a carbone sono un falso
problema perché sono solo la conclusione di un iter che è iniziato
tanti anni fa e che a distanza di tanti anni sarà l’Enel a dover fare
una valutazione economica per capire se questa scelta è ancora valida e
attuale”, penso, con amarezza, che la speranza di un mancato
ampliamento della centrale di Vado sia legata proprio la consapevolezza
della scarsa convenienza anche da parte di Tirreno Power in un opera
diventata poco attuale.
Il documento finale della Conferenza di Rio ha avuto come titolo "Il futuro che vogliamo"
e anche se molti sono spaventati dall'incertezza di un futuro senza
garanzie sulla difesa dell'ambiente e sullo stop alle emissioni
inquinanti, alcune porte restano aperte e da Rio arrivano alcuni segnali
positivi.
Un rilancio della green economy che probabilmente sarà colto
da una parte importante del mondo produttivo con significative
aperture sotto questo profilo, tra i quali anche un gruppo di
investitori che ha stanziato 50 miliardi di dollari per migliorare
l'accesso all'energia, raddoppiare la quota di rinnovabili e aumentare
l'efficienza.
Guardo il cielo dal mio terrazzo ed è già mezzanotte
e penso che se non sapremo fare, neanche domani, scelte coraggiose e
batterci per difendere questo territorio, il nostro ambiente e il futuro che vogliamo,
con ragione
i nostri figli ci accuseranno d’inettitudine e di colpevole
irresponsabilità e sarà difficile trovare adeguate giustificazioni.
ANTONIA BRIUGLIA
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Tratto da NtaCalabria
Federico Curatola sulla centrale a carbone di Saline Joniche
di Francesco Iriti
Si è trattato, di un puro e
semplice atto dovuto, arrivato un anno e mezzo dopo il parere del
Ministero dell’Ambiente. Nessun clamore, nessun passo avanti è stato
compiuto dal progetto e da chi lo sostiene. Hanno solo la VIA.
Federico Curatola, promotore movimento
No al Carbone (2008) ed ex sindaco del comune di Bagaladi non accetta il
verdetto del Ministero soffermandosi sulle "“lacune” del
progetto. Mancano tantissime analisi e tantissimi documenti, valutazioni
e rilievi".
L’ex sindaco di Bagaladi entra nello
specifico parlando della "premessa del Decreto dove si legge che
“non c’è un sufficiente approfondimento delle previsioni sugli effetti
dell’esercizio dell’impianto”,
non esiste una seria “considerazione
della presenza dei centri abitati di Saline Joniche, Sant’Elia,
Caracciolino, Masella, Riace e di Annà di Melito Porto Salvo e le
conseguenze che il Progetto avrebbe su di essi”.
Non si ha traccia nemmeno di una
approfondita “analisi ante operam e delle conseguenze e ricadute
prodotte dalla costruzione, dalla ricostruzione e dall’ampliamento del
porto, dal movimento delle navi carbonifere e delle altre navi che
dovranno servire per il carico delle ceneri e del gesso, dall’elevato
flusso di prelievo e scarico di acqua marina e della temperatura
dell’acqua dello scarico”.
Una serie di “mancanze” secondo Curatola
che aggiunge che "manca “la valutazione dell’impatto sulla
qualità dell’aria e le ricadute degli inquinanti sul territorio
circostante e sulle aree abitate” nonché “la quantificazione
dell’impatto radiologico derivante dai radionuclidi contenuti nel
carbone e nelle ceneri di combustione” unitamente alla “valutazione
degli impatti su tutti i centri abitati interessati dalla deposizione
degli inquinanti dispersi dalla Centrale".
"Mi unisco agli appelli di queste
ore, invitando il Presidente Scopelliti a venire su questo territorio, e
ragionare insieme ai cittadini ed alle Istituzioni, di un’ipotesi
alternativa verso la quale tendere
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