Greenpeace: «I morti per alluvione nel centro Italia, vittime del caos climatico»
Greenpeace oggi sottolinea che «Le drammatiche scene dello scorso anno, quando finirono sott'acqua prima le Cinque Terre (nella foto) e Genova, poi Messina, si ripresentano con altrettanta gravità in questi giorni nel centro Italia» e Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima dell'associazione sottolinea: «Ci sono molte cause per spiegare la violenza dei fenomeni meteo che stanno colpendo il nostro Paese, e ve ne sono altrettante per i danni e le vittime che producono, compresi il dissesto idrogeologico e la gestione del territorio.
Deve essere chiaro, però, che questi eventi sono sempre più frequenti e intensi e che sono la conseguenza dei cambiamenti climatici prodotti dall'uomo.
Come ha recentemente dichiarato il climatologo James Hansen, queste anomalie non succederebbero in assenza del riscaldamento globale. Vedere ogni settimana un'allerta meteo, non è dunque casuale.
Va ribadito che ci sono responsabilità che la politica e l'industria, in particolare quella energetica, devono assumersi per garantire un futuro dove a farla da padrone non sia il caos climatico».
Greenpeace, «Come la parte preponderante della comunità scientifica internazionale», ritiene che «Eventi atmosferici estremi come quelli di questi giorni saranno purtroppo sempre più frequenti e violenti se non si inverte presto la rotta in materia di emissioni di gas serra». Gli ambientalisti spiegano che «La frequenza dei disastri naturali risulta fortemente aumentata: nel 1980 furono registrati in tutto il mondo 400 eventi, mentre 30 anni dopo, con i medesimi criteri di classificazione, ne sono stati registrati quasi 1.000. Se i disastri geofisici (quali terremoti, tsunami, etc.) mostrano una sostanziale stabilità numerica, le inondazioni e le frane sono pressoché triplicate, le tempeste e gli uragani sono raddoppiati e risultano in forte aumento anche le ondate di calore, i periodi di siccità, gli incendi».
Greenpeace chiede al governo italiano di «Rivedere la sua Strategia energetica nazionale, abbandonando ogni piano di maggiore sfruttamento e ricorso ai combustibili fossili.
La strada del nostro Paese deve essere quella che già altre economie, ben più avanzate e solide, stanno perseguendo con convinzione: investimenti in fonti rinnovabili ed efficienza energetica».
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