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20 novembre 2012

1)Inquinamento industriale, ma quanto ci costi?2)CARBOSULCIS: UE INDAGA SU AIUTI STATO PER ENERGIA



Tratto da 2 centesimi.it

Inquinamento industriale, ma quanto ci costi?


Più di 11 miliardi di euro è il prezzo pagato dagli italiani nel 2010 per colpa dell’inquinamento industriale. Sono questi i numeri che si ricavano applicando una metodologia sviluppata dall'European Environment Agency (EEA) per il calcolo dei costi delle emissioni industriali, utilizzando i dati di 229 impianti industriali italiani registrati nell'European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR) database.


Costo per la collettività
€ 292,010,245.11
Anno: 2010
Stabilimento: Centrale Vado Ligure
Indirizzo: A. Diaz
Città: QUILIANO
Regione: Liguria
CO2: 4350000 tonnellate
NOx: 3080 tonnellate
SOx: 5080 tonnellate
PM10: 0 tonnellate
CO2 emessa nel 2010

da 0 a 11 milioni di t

da 11 a 22 milioni di t

da 22 a 34 milioni di t

da 34 a 46 milioni di t

11 miliardi di euro di danni alla collettività. Questi numeri si ottengono applicando la metodologia dell'EEA, illustrata nel report Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe, a tutti gli impianti industriali italiani che nel 2010 hanno dichiarato emissioni di CO2. 
Gli altri inquinanti considerati, oltre all’anidride carbonica sono: l’ammoniaca (NH3), gli ossidi di azoto (NOx), i composti organici volatili non metanici (NMVOC), il particolato (PM10) e gli ossidi di zolfo (SOx), tutti responsabili a vario titolo di problemi respiratori. 
I dati sono stati estratti dal E-PRTR database v4.1, elaborati con Google Refine e infine rappresentati utilizzando le Google Fusion Tables.
L'obiettivo del lavoro è quello di quantificare in termini economici morti premature, ricoveri, giorni di attività ridotta e altri danni alla salute causati dalle emissioni inquinanti delle industrie, tralasciando, però, quelli ambientali (ad esempio alle coltivazioni o all'allevamento). Non ho voluto enfatizzare troppo le morti premature e la mortalità infantile, che rientrano nei danni quantificati, perché si rischierebbe facilmente di scambiare per dati reali i risultati dell'applicazione di un modello.
 Per chi volesse approfondire anche questi aspetti metto a disposizione il foglio di calcolo con tutti i dettagli.
La mappa è organizzata in questo modo: il colore delle regioni italiane, dal grigio chiaro al nero, cambia a seconda della quantità di totale di CO2 emessa dagli impianti presenti sul territorio; i segnaposto rossi rappresentano le industrie e mostrano, dopo averci cliccato, il loro costo per la collettività e le emissioni dichiarate nel 2010.
 I cinque impianti più costosi sono:

  1. L'acciaieria Ilva di Taranto con 657 milioni di euro
  2. La centrale a carbone Enel Federico II di Brindisi con 636 milioni di euro
  3. La raffineria ENI di Gela con 521 milioni di euro
  4. La raffineria Saras di Sarroch con 371 milioni di euro
  5. La centrale termoelettrica Edison di Taranto con 322 milioni di euro
Per chiunque avesse voglia di approfondire l'argomento segnalo un report interessante e utilissimo per comprendere il modello dell'EEA chiamato Enel Today & Tomorrow e commissionato da Greenpeace Italia, nel quale si cerca di far luce, è proprio il caso di dirlo, sui costi nascosti della produzione di energia delle centrali ENEL sparse per il mondo. 
Leggi l'articolo integrale.

  1. Riproduciamo l' immagine che mostra i valori della centrale di Vado .
  2. La centrale Tirreno Power come ben sappiamo e' al 7 posto  con un  costo presunto per la colllettività di   292 milioni di euro. Ma abbiamo il brutto presagio che a breve saliremo ,nostro malgrado, più in  alto in classifica  )....

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    Tratto da Agienergia

    CARBOSULCIS: UE INDAGA SU AIUTI STATO PER ENERGIA IN SARDEGNA

    martedì 20 novembre 2012

    (AGI) - Roma, 20 nov. - "La Commissione - si legge nella nota - e' venuta a sapere nel 2006, a seguito di una denuncia, che l'Italia intendeva sovvenzionare lo sfruttamento della miniera di carbone di Nuraxi Figus e la produzione di elettricita' in Sardegna mediante carbone domestico. Parallelamente la Commissione ha indagato su sovvenzioni concesse in passato alla miniera e su quelle previste per il progetto integrato Sulcis, che comprendeva la gestione della stessa miniera e la costruzione di una centrale alimentata almeno al 50% con carbone domestico". Nel 2008 la Commissione ha avviato un'indagine approfondita sul progetto Sulcis perche' temeva che un prezzo di ritiro garantito conferisse al gestore della centrale un vantaggio competitivo indebito rispetto ai concorrenti che non beneficiano di sovvenzioni

    Inoltre gli utilizzatori locali ad alto impiego di energia avrebbero potuto acquistare elettricita' a prezzi agevolati, in violazione delle norme in materia di aiuti di Stato. L'Italia ha ritirato la proposta dopo l'avvio dell'indagine......

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