Tratto da La Repubblica Bari
Ilva, il Procuratore Generale attacca i sindacati"Anni di fragoroso silenzio"
Il procuratore generale di Lecce critica l'atteggiamento dei rappresentanti dei lavoratori, "che hanno mantenuto il silenzio nonostante la gravità di una situazione visibile a tutti", non risparmiando azienda e amministratori locali.
"Sull'Ilva si è registrato negli anni un fragoroso silenzio da parte dei sindacati e una disattenzione dei governi che si sono succeduti a livello locale e nazionale". Lo ha affermato il procuratore generale di Lecce, Giuseppe Vignola, in apertura dei lavori del convegno su 'Il caso Ilva di Taranto' in corso a Lecce.
Il magistrato ha criticato duramente l'atteggiamento del sindacato, "che ha mantenuto il silenzio nonostante la gravità di una situazione visibile a tutti", e anche contro la proprietà "che dal 1982 non ha mai inteso adempiere alle prescrizioni della magistratura".
Dal canto suo, Mario Buffa, presidente della Corte d'appello di Lecce, ha lanciato l’allarme sulla possibilità che "dopo la legge ad aziendam fatta dal Governo, della cui costituzionalità continuiamo a dubitare anche dopo la pronuncia della Consulta di cui attendiamo le motivazioni, c'è il rischio che a Taranto tutto resti come prima".
Buffa ha ricordato come sia "inaccettabile" il ricatto occupazionale messo in atto dall'azienda e precisato che l'obiettivo del convegno giuridico di Lecce è stato quello di "tenere desta l'opinione pubblica".
Di ricatto occupazionale, “nel caso Ilva così come a Pomigliano”, ha parlato anche Fausto Bertinotti, ricordando come in entrambi i casi e anche in altri “la politica ha dismesso il proprio ruolo, accettando l’idea che si debba difendere a tutti i costi quello che c’è e non si possa costruire una valida alternativa in cui i diritti dei lavoratori tornino in primo piano”.....
La vicenda della fabbrica di Taranto, per il presidente emerito della Camera, è sintomatica della costruzione di un compromesso sociale “secondo cui i diritti sociali sono variabili dipendenti dall’andamento dell’economia”, ma anche “del sistematico ridimensionamento dell’ordinamento costituzionale in atto in Italia”, messo in atto tramite la distruzione della Costituzione
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