Otto i dirigenti ed ex dirigenti dell’ILVA agli arresti domiciliari che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Undicimila i lavoratori interessati, 174 i decessi per tumore negli ultimi sette anni riconducibili all’attività dell’acciaieria.
Pubblichiamo un interessante articolo del novembre 2012
Tratto da Articolo 21
ILVA E NON SOLO......“NON C’E' LAVORO SENZA SALUTE”.
Ilva e non solo. Sono tanti i luoghi in cui si combatte per difendere la propria terra dall’inquinamento, in un tempo in cui “il virus” sembra essere il prezzo da pagare per il progresso, per il benessere. Ed allora, quale è il rapporto tra malattie e inquinamento, a che punto è la nostra cultura ambientalista e la responsabilità della politica? Ne abbiamo parlato con Saverio Luzzi, storico autore de “Il Virus del Benessere” (ed.Laterza) che ricostruisce per noi le dinamiche de rapporto lavoro-ambiente nel nostro Paese.
Che idea si è fatto di cosa sta accadendo a Taranto, intorno allo stabilimento Ilva?
Penso che sia venuto a galla un elemento di lungo periodo della storia industriale italiana, vale a dire il disinteresse dell’imprenditoria nei confronti della salvaguardia ambientale e delle conseguenze del proprio operato. L’Italia continua purtroppo a essere la nazione delle produzioni a basso valore aggiunto, dei bassi salari e della devastazione ambientale. Taranto non ha fatto eccezione a tutto ciò.
Penso che sia venuto a galla un elemento di lungo periodo della storia industriale italiana, vale a dire il disinteresse dell’imprenditoria nei confronti della salvaguardia ambientale e delle conseguenze del proprio operato. L’Italia continua purtroppo a essere la nazione delle produzioni a basso valore aggiunto, dei bassi salari e della devastazione ambientale. Taranto non ha fatto eccezione a tutto ciò.
Un dato che l’ha colpita della ricerca recente sul rapporto inquinamento e malattie nel territorio tarantino?
Personalmente non sono rimasto particolarmente colpito dal rapporto, nel senso che i dati scaturiti da “Sentieri” (questo è il nome dell’inchiesta epidemiologica realizzata dall’Istituto superiore di sanità) erano largamente previsti da chi si occupa di questi temi. Ciò non toglie che la situazione di Taranto sia più che allarmante. Una città in cui, dal 2003 al 2009, i tumori allo stomaco sono raddoppiati, quelli al fegato sono aumentati del 75%, quelli al corpo dell’utero dell’80%, quelli alla mammella del 24% è una città i cui abitanti sono vittime inconsapevoli delle leggi del profitto. Mi ha particolarmente colpito, invece, l’atteggiamento del ministro dell’Ambiente, il quale ha tentato di minimizzare la gravità della situazione.
Personalmente non sono rimasto particolarmente colpito dal rapporto, nel senso che i dati scaturiti da “Sentieri” (questo è il nome dell’inchiesta epidemiologica realizzata dall’Istituto superiore di sanità) erano largamente previsti da chi si occupa di questi temi. Ciò non toglie che la situazione di Taranto sia più che allarmante. Una città in cui, dal 2003 al 2009, i tumori allo stomaco sono raddoppiati, quelli al fegato sono aumentati del 75%, quelli al corpo dell’utero dell’80%, quelli alla mammella del 24% è una città i cui abitanti sono vittime inconsapevoli delle leggi del profitto. Mi ha particolarmente colpito, invece, l’atteggiamento del ministro dell’Ambiente, il quale ha tentato di minimizzare la gravità della situazione.
Come si pone nella dialettica lavoro – salute?
La salute è un bene inalienabile. Chi crea lavoro ha il dovere di farlo salvaguardando l’equilibrio psico-fisico dei lavoratori. La politica, a sua volta, ha almeno due doveri: tutelare l’integrità della collettività, imponendo delle regole normative che limitino il più possibile l’emissione di sostanze inquinanti e obbligare gli imprenditori al rispetto delle regole di cui sopra. Non c’è lavoro senza salute.
La salute è un bene inalienabile. Chi crea lavoro ha il dovere di farlo salvaguardando l’equilibrio psico-fisico dei lavoratori. La politica, a sua volta, ha almeno due doveri: tutelare l’integrità della collettività, imponendo delle regole normative che limitino il più possibile l’emissione di sostanze inquinanti e obbligare gli imprenditori al rispetto delle regole di cui sopra. Non c’è lavoro senza salute.
Come si sta muovendo lo Stato secondo lei in questa vicenda?
Secondo me lo Stato non si sta muovendo. Anche gli enti locali, a partire dalla Regione Puglia, non hanno fatto tutto quel che dovevano. Io rimango convinto che la fabbrica non vada chiusa. È possibile produrre acciaio senza significative conseguenze sulla salute dei tarantini. Ciò fino ad ora non è stato fatto perché si è pensato soltanto a massimizzare i profitti ed è gravissimo che di fronte a questa irresponsabilità etica e imprenditoriale le autorità politiche abbiano chiuso gli occhi.
Secondo me lo Stato non si sta muovendo. Anche gli enti locali, a partire dalla Regione Puglia, non hanno fatto tutto quel che dovevano. Io rimango convinto che la fabbrica non vada chiusa. È possibile produrre acciaio senza significative conseguenze sulla salute dei tarantini. Ciò fino ad ora non è stato fatto perché si è pensato soltanto a massimizzare i profitti ed è gravissimo che di fronte a questa irresponsabilità etica e imprenditoriale le autorità politiche abbiano chiuso gli occhi.
Alcuni se la sono presa con i magistrati che hanno scoperchiato la questione condannando l’Ilva. Cosa ne pensi?
Penso che ancora una volta – e questa è un’altra costante della storia di questo paese – è stata la Magistratura a intervenire, trovandosi di fatto costretta a svolgere un ruolo che invece è proprio della politica. Condivido in pieno le decisioni dei magistrati tarantini che vanno lodati per il lavoro svolto.
Penso che ancora una volta – e questa è un’altra costante della storia di questo paese – è stata la Magistratura a intervenire, trovandosi di fatto costretta a svolgere un ruolo che invece è proprio della politica. Condivido in pieno le decisioni dei magistrati tarantini che vanno lodati per il lavoro svolto.
Che rapporto c’è tra inquinamento e malattie?Guardi, le basti pensare che Dominique Belpomme, il principale oncologo francese, ritiene che circa l’80% delle affezioni tumorali siano dovute alla degradazione ambientale. È un dato eccessivo? Forse sì, ma di certo ha un grado di plausibilità superiore rispetto a certe cifre avventatamente ottimiste fornite da alcuni luminari italiani interessati a soddisfare il proprio narcisismo.
Ci sono delle “bombe inesplose” (tipo Ilva) di cui i media non parlano?
L’Italia è piena di zone devastate dalle industrie. Il caso di Taranto è quello più eclatante, ma non dimenticherei quanto accaduto a Porto Marghera, a Casale Monferrato, a Melilli, a Gela e in vari altri luoghi.... Personalmente, non credo che non si debba produrre nulla, né tendo a demonizzare il settore secondario. Tengo però a sottolineare un paio di elementi. Il primo è che il profitto non è e non può essere l’unico motore della società. L’altro è che, grazie alle conoscenze in nostro possesso, oggi si può produrre impiegando razionalmente le risorse ambientali e non alterando il quadro sanitario delle zone ove sono ubicati gli impianti. Prescindere da ciò è sbagliato e dannoso.
L’Italia è piena di zone devastate dalle industrie. Il caso di Taranto è quello più eclatante, ma non dimenticherei quanto accaduto a Porto Marghera, a Casale Monferrato, a Melilli, a Gela e in vari altri luoghi.... Personalmente, non credo che non si debba produrre nulla, né tendo a demonizzare il settore secondario. Tengo però a sottolineare un paio di elementi. Il primo è che il profitto non è e non può essere l’unico motore della società. L’altro è che, grazie alle conoscenze in nostro possesso, oggi si può produrre impiegando razionalmente le risorse ambientali e non alterando il quadro sanitario delle zone ove sono ubicati gli impianti. Prescindere da ciò è sbagliato e dannoso.
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“legislativo” che costituisce una novità rilevante e per molti aspetti critica e pericolosa (un’azienda viene “obbligata” alla bonifica ma “si accetta”, “si permette” ufficialmente e consapevolmente che ancora per un tempo non minimo - almeno due, tre anni - il territorio e le persone subiscano esposizioni dei cui effetti dannosi vi è certezza.
E Taranto è anche un esempio classico (ripetiamo, non certo il solo) di situazioni che dovrebbero vedere approcci dipartimentali in cui produzione, lavoro, ambiente e salute di lavoratori e cittadini siano affrontati e salvaguardati in modo integrato e partecipato, in cui si superi l’ignobile e intollerabile ricatto “occupazione o salute”.
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