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10 marzo 2019

DUE LUNGHE TRECCE PER SPEGNERE IL CARBONE

Tratto  da la bottegadelbarbieri


Per la settima settimana consecutiva, scolari e studenti belgi scioperano per il clima. Questa settimana sono affiancati da Greta Thunberg, la quindicenne svedese dalle lunghe trecce che ha iniziato il movimento nel suo stesso Paese. Greta ha incontrato i suoi colleghi a Bruxelles e ha tenuto un discorso in presenza del presidente della commissione UE Juncker. Parafrasando il discorso dei burocrati dell’Europa ha detto: “Stiamo battendo a tappeto le scuole proprio perché noi i nostri compiti li abbiamo fatti!”. Greta ha invitato i politici ad ascoltare con urgenza gli esperti del clima e insistito sul fatto che i ragazzi non stavano solo combattendo per il proprio futuro “ma per quello di ogni corpo”.
C’è una enorme distanza tra l’“esposizione” del proprio corpo, del “vivente”, come ostenta Greta, la stessa incompatibilità dello studiare senza occuparsi dell’emergenza del futuro alle porte e l’irrilevanza con cui invece i governi si occupano della cura della Terra, tutti presi da un’improbabile uscita dalla crisi, inseguita con le stesse ricette che l’hanno prodotta. Sembra che il buon Junker abbia consigliato gli studenti di risparmiare acqua quando fanno il bagno…
Si pensi, ad esempio, allo stridore tra la vivacità di quei ragazzi e la pesantezza ottusa del dibattito in corso per abbandonare la combustione del carbone nelle centrali elettriche in giro per il pianeta. Una ricerca recente della Commissione globale sull’economia e il clima (https://www.wri.org/blog/2019/01/4-ways-shift-fossil-fuels-clean-energy) evidenzia come per ottenere riduzioni di emissioni climalteranti occorrerebbe agire subito con interventi specifici su cinque settori: energia; città; cibo e uso del suolo; acqua; industria
Limitiamoci in questo post alla produzione di energia. Dato che i combustibili fossili rappresentano, con un costo ed un impegno economico enorme, ancora l’80% del consumo energetico globale e il 75% delle emissioni di gas serra, non solo causano grande vulnerabilità economica per i prezzi volatili del carburante o le costose importazioni di carbone, petrolio e gas, ma provocano vulnerabilità umana, con un bilancio, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, di 4,2 milioni di persone morte all’anno. La soluzione sta in una sostituzione con fonti rinnovabili e efficienza nel lasso di una transizione il più rapida possibile. Ma…come abbandonare il carbone?
Le sovvenzioni e altri sostegni alla produzione e al consumo di combustibili fossili nel 2015 ammontavano ancora a 373 miliardi di dollari all’anno. La riduzione delle sovvenzioni combinata con la fissazione del prezzo di vendita per tonnellata di CO2emessa (una vera carbon tax all’origine, estesa in modo uniforme) genererebbe 2800 miliardi di $ di entrate o risparmi governativi all’anno. Secondo gli analisti, in Ue il prezzo per tonnellata è più che quadruplicato negli ultimi 16 mesi – da 4 euro nel maggio 2017 agli attuali a 18 euro – e dovrebbe raggiungere i 25 euro a tonnellata entro la fine del 2018. A un listino di 40 euro a tonnellata, l’Ue potrebbe risparmiare all’ambiente 400 milioni di tonnellate di CO2 e chiudere rapidamente col carbone 
Ma la guerra in corso sul mantenimento del carbone è tutt’altro che vinta....
(*) Dal blog di Agostinelli su “Il fatto quotidiano”

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