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20 maggio 2019

20 Maggio:È iniziata l’audizione dei testimoni dell’accusa al processo Tirreno Power

Stralcio. Da IVG 
È iniziata l’audizione dei testimoni dell’accusa al processo Tirreno Power



In aula è stato sentito il commissario di polizia Monica Bellini che aveva indagato sulla centrale vadese sotto il coordinamento del Procuratore Granero

Savona. Nuova udienza questa mattina nell’aula magna del tribunale di Savona per il processo per disastro ambientale e sanitario colposo nel quale sono a giudizio ventisei persone tra manager ed ex manager di Tirreno Power. Dopo che nella precedente udienza il giudice Francesco Giannone aveva ammesso tutte le parti civili che avevano formalizzato la richiesta (compresi i circa cinquanta cittadini riuniti in una sorta di “class action”), oggi il dibattimento è stato ufficialmente aperto.

Prima è stato conferito l’incarico al perito Alberto Tarricone che si occuperà della trascrizione delle intercettazioni ambientali e telefoniche fatte dagli inquirenti in sede di indagine (tranne quelle relative ad un consulente tecnico di Tirreno Power che sono state escluse in accoglimento di un’eccezione avanzata dai legali della difesa), poi è stato ascoltato il primo testimone dell’accusa (da oggi rappresentata non più dal sostituto procuratore Daniela Pischetola, ma dalle colleghe Elisa Milocco e Chiara Venturi), ovvero il commissario di polizia Monica Bellini, che all’epoca dell’indagine sulla centrale era in forza alla Procura, ed ha affiancato nell’attività investigativa il Procuratore Francantonio Granero e il pm Maria Chiara Paolucci.

L’ex componente della pg savonese ha ricordato come è stata avviata l’indagine su Tirreno Power (ovvero dopo lo studio epidemiologico del dottor Paolo Franceschi e gli esposti di alcuni comitati di cittadini e di associazioni ambientaliste) ripercorrendo poi tutte le tappe che hanno portato gli inquirenti ad iscrivere i primi nomi sul registro degli indagati. Il commissario Bellini ha ricordato che, inizialmente, in Procura era stata vagliata tutti la documentazione relativa alle prescrizioni ed ai permessi rilasciati dal Ministero e dagli altri organi preposti per indicare al gestore della centrale i parametri entro i quali doveva operare.

Proprio dagli accertamenti sui documenti, secondo la Procura, erano emerse delle irregolarità che avevano convinto gli inquirenti a proseguire nell’indagine che poi ha portato al rinvio a giudizio di 26 persone.....Continua qui

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