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15 febbraio 2021

Domani nella Nuova udienza nel processo Tirreno Power sarà sentito come testimone il PRof . Gianni Tamino


Domani  16 febbraio 2021, nel contesto del processo nel quale sono a giudizio 26 manager ed ex manager di Tirreno Power rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo ,  presso il Tribunale di Savona sarà  sentito come testimone  il  Prof Gianni Tamino  

Gianni Tamino

Gianni Tamino è docente di Biologia generale all’Università degli Studi di Padova, dove attualmente svolge attività di ricerca nel campo dei rischi legati alle applicazioni biomolecolari. È stato membro della Camera dei Deputati e del Parlamento europeo, dove ha seguito in particolare la normativa comunitaria in tema di biotecnologie. È attualmente membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e della Commissione Interministeriale per le Biotecnologie. Sulle biotecnologie ha pubblicato numerosi lavori scientifici e divulgativi. ...

Pubblichiamo le  Considerazioni di Gianni Tamino, docente di Biologia all’Università di Padova, in merito al biomonitaraggio circostante la Centrale elettrica di Vado Ligure

sotto  lo riportiamo integralmente :
Considerazioni di Gianni Tamino, docente di Biologia all’Università di Padova, in merito al biomonitaraggio circostante la Centrale elettrica di Vado Ligure, realizzato mediante analisi dei licheni nel periodo 2006-2007, in ottemperanza alle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente (provvedimento 10541/VIA/A.O.13.B DEL 08.10.2001)..


Da una prima analisi dei dati riportati nella relazione tecnico-scientifica, risulta una situazione particolarmente allarmante per quanto riguarda lo stato dell’ambiente circostante la centrale. Infatti nella stessa relazione si afferma a pag. 141 “È stato così stabilito che le concentrazioni nel materiale vegetale di mercurio, zinco, cadmio e rame, risentono di una considerevole influenza antropica.” E a pag. 66 si afferma: “Sembra esistere quindi una discreta componente antropica responsabile delle concentrazioni degli stessi sul territorio”. Quello che però non è evidenziato nella relazione è che, nell’area di maggior influenza da parte della centrale (la cosiddetta area C di pag. 66), vi sono concentrazioni di metalli, in particolare di mercurio molto preoccupanti: valori compresi tra 1,61 e 2,61 parti per milioni (ppm) per il mercurio (con punte di 13,06 poco più a sud dell’area in questione); valori tra 159 e 1210 ppm per lo zinco, valori tra 0,75 e 12,46 ppm per il cadmio e, infine valori compresi tra 3,47 e 2611 per il rame.  È doveroso far notare che nella tabella di Nimis e Bargagli del 1999 (lavoro preso in considerazione dagli autori della relazione tecnico-scientifica) i massimi valori riscontrati, considerando tre diverse aree del paese per un totale di 100 misurazioni, sono 1,84 ppm per il mercurio, 358 ppm per lo zinco, 9,04 ppm per il cadmio e 161 ppm per il rame: come si può notare, tutti valori decisamente inferiori a quelli massimi riscontrati attorno alla centrale di Vado Ligure. Per confronto è utile ricordare che, in un recente rapporto sulla laguna di Marano e Grado e aree limitrofe (Biomonitoraggio del mercurio aerodisperso tramite licheni come bioaccumulatori nella laguna di Marano e Grado e Basso Bacino scolante, del 30 aprile 2012), il valore massimo riscontrato per il mercurio vicino all’area industriale di Torviscosa è pari a 0,40 ppm, molto inferiore sia a 13,06, ma anche a 2,61 e 1,61 ppm. Analogamente nell’area molto inquinata di Fusina e Porto Marghera (VE), nell’attività di biomonitoraggio del 2000 (realizzato dallo studio agroforestale “Terra Viva” di Vigevano), si riporta, come valore massimo riscontrato nei licheni, per il mercurio 0,09 ppm, per il cadmio 2,6 ppm e per il rame 44 ppm (lo zinco non è stato analizzato). Anche in questo caso i valori sono ben al di sotto addirittura dei valori minimi per il mercurio e dei valori massimi per cadmio e rame, riscontrati nell’area C attorno alla centrale di Vado Ligure. Tutto ciò, fermo restando la necessità di ulteriori approfondimenti e di ulteriori indagini, indica un forte inquinamento antropico della zona, causato, se non esclusivamente, sicuramente in parte rilevante dalla centrale di Vado Ligure



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