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28 giugno 2010

1)CARBONE, il futuro è nero?/2)CIVITAVECCHIA: Osservatorio Ambientale /3)TARANTO:aziende dovranno installare rete centraline di monitoraggio

Tratto da L'Avvenire

Carbone, il futuro è nero?

Il carbone resterà per almeno un secolo un cardine energetico nel mondo? Oppure il suo uso dovrà diminuire di molto nei prossimi decenni? Differenti valutazioni dei suoi costi monetari, sociali e ambientali portano a giudizi opposti. Tra coloro che vogliono migliorare il bilancio finanziario delle fonti di energia alcuni vogliono più carbone,
mentre chi vuole migliorare i bilanci sociali e ambientali ne preconizza un rapido abbandono.
........ Il carbone è distribuito nel sottosuolo di molte regioni del pianeta, è spesso facile da estrarre e costa meno denaro degli altri combustibili fossili. Alcune stime valutano a 900 miliardi di tonnellate le riserve, abbastanza per un consumo annuo ai livelli attuali, 6 miliardi di tonnellate, per almeno un secolo e mezzo.

Secondo altri le riserve sarebbero inferiori. Per questo ma soprattutto per motivi sociali e ambientali, secondo il
think tank «Energywatchgroup» entro il 2020-2030 il «picco del carbone» potrebbe accompagnare il «picco del petrolio», cioè il momento in cui la sua produzione mondiale comincerà a diminuire (vedi sul sito www.energywatchgroup.org).
L’eventuale abbandono del carbone dipenderà dalla considerazione dei suoi costi reali, non solo di quelli monetari
. La differenza tra costi reali e prezzi riguarda tutte le merci, non solo il carbone. Nel commercio, accanto all’utilità per chi vende e chi compra, si generano effetti su terzi, causati dalla produzione, l’uso o lo smaltimento di una merce. Se questi effetti sono dannosi, le merci sono «beni» per chi le commercia, ma «mali» per molti altri. Alcuni economisti li chiamarono «costi esterni» (A.C. Pigou, 1932) o «costi sociali» (K.W. Kapp, 1950) della produzione.

Anche se sono trascurati nelle contabilità nazionali, i costi esterni di molte merci sono elevati e spiegano perché nei Paesi ricchi il Pil cresce, ma il benessere diminuisce.
Nel 2008 il centro studi olandese «Ce Delft» stimò che i costi esterni del carbone nel mondo ammonterebbero ad almeno 360 miliardi di euro, a confronto dei 300 miliardi di euro di carbone commerciato. Ogni euro di carbone
causerebbe un po’ più di un euro di costi esterni, cioè di danni alla salute e all’ambiente. Il 99% dei costi sarebbe dovuto ai gas di combustione.

I costi reali, in realtà, sono più alti perché lo studio non ha potuto tener conto di un decimo del carbone mondiale e di molti effetti sociali e ambientali difficili da quantificare. Per esempio, le centrali a carbone sono la principale singola fonte di dispersione atmosferica del mercurio, un metallo tossico che si accumula nei mari e negli organismi marini; altri metalli pesanti e sostanze radioattive fanno parte delle emissioni e sono difficili o impossibili da filtrare. I costi umani inoltre sono ingenti e concentrati soprattutto nei Paesi estrattori più poveri, dove la salute, i suoli e le risorse idriche di milioni di persone vengono compromessi dall’estrazione del carbone.

Il dan
no maggiore del carbone è quello più difficile da quantificare: il suo effetto sul clima. La combustione del carbone causa le più alte emissioni di CO2: circa 760-1000 grammi per ogni kWh elettrico, contro i circa 370 grammi di una moderna centrale a gas. .......

Oggi la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è superiore del 40% a quella di 200 anni fa ed è ai livelli più alti degli ultimi 700.000 anni. Questo rapido aumento è attribuito alle attività umane di combustione dei carburanti fossili (carbone, petrolio, gas naturale) e delle foreste. .......

Secondo il «Rapporto Stern» del 2006, la continuazione dell’attuale ritmo di crescita delle emissioni di CO2 e di altri gas a effetto serra potrebbe tanto alterare il clima da portare in alcuni decenni a una diminuzione del 10 o 20% del prodotto economico mondiale. Secondo Stern, questo danno potrebbe essere evitato investendo ogni anno l’1 o 2% del prodotto economico mondiale in iniziative e tecnologie che permettano una forte riduzione delle emissioni di gas di serra.
La parola chiave di questa strategia è «decarbonizzazione» dell’economia mondiale, cioè riduzione dell’uso di tutti i combustibili che emettono carbonio nell’atmosfera: principalmente il carbone, ma anche petrolio e gas.


Proprio di recente è stato pubblicato il rapporto «Energy (R)evolution 2010», redatto da trenta scienziati e ingegneri dell’Istituto di termodinamica tecnica del Centro Tedesco Aerospaziale (DLR) e di università e aziende energetiche di altri Paesi. Secondo costoro, entro il 2050 le quote mondiali possibili sono del 95% di energie rinnovabili (cioè solari, eoliche, idroelettriche, geotermiche) per l’energia elettrica, del 91% di energie rinnovabili per l’energia termica e dell’80% per la riduzione delle emissioni di CO2;
l’uso del carbone andrebbe quasi abbandonato nei prossimi decenni e la vita media delle centrali a carbone accorciata da 40 a 20 anni.
Svezia e Islanda programmano prima del 2050 un abbandono di gran parte dei combustibili fossili; la Gran Bretagna ha deciso una riduzione delle emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050......


Marco Morosini
Leggi l'articolo integrale su L'Avvenire
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Tratto daUnoNotizie

CIVITAVECCHIA, OSSERVATORIO AMBIENTALE ALTO LAZIO, SINDACO CERVETERI GINO CIOGLI ACCUSA :Civitavecchia sta con Enel, non con la gente

Ultime notizie Lazio, Cerveteri - “Se tre indizi fanno una prova, ebbene ora abbiamo la certezza che il sindaco di Civitavecchia è schierato dalla parte dell’Enel e non con i cittadini dell’alto Lazio”. Il sindaco Gino Ciogli ha così inteso stigmatizzare il comportamento delle amministrazioni di Civitavecchia, Allumiere e Tarquinia che, in occasione della riunione per l'Osservatorio Ambientale hanno dichiarato la non legittimità di questo organo regionale che ha il delicato compito di monitorare il tasso di inquinamento della centrale di Torre Valdaliga nord.
“E’ paradossale – ha proseguito il sindaco Ciogli – che il sindaco di Civitavecchia, oltre a difendere spudoratamente l’Enel, contesti apertamente la presenza dei comuni di Cerveteri e Ladispoli nell'Osservatorio Ambientale.
Insieme al sindaco Paliotta, abbiamo il sacrosanto diritto di tutelare la salute della popolazione del nostro litorale, così come Cerveteri e Ladispoli hanno fatto a suo tempo scagliandosi contro la trasformazione a carbone della centrale di Civitavecchia. Noi non ci siamo venduti per un piatto di lenticchie, sia pure d’oro, nè abbiamo partecipato alla spartizione della torta per essere accomodanti con l’Enel.
Preferiamo non avere sponsorizzazioni per gli spettacoli estivi, nè contributo al bilancio comunale.Proseguiremo la nostra battaglia per evidenziare i danni del carbone all’ambiente ed alla salute dei cittadini dell’alto Lazio
.Anche nell'Osservatorio Ambientale dove faremo sentire la nostra voce. Lo sappia sin da subito il sindaco di Civitavecchia”.
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AMBIENTE: TARANTO ,AZIENDE DOVRANNO INSTALLARE RETE CENTRALINE DI MONITORAGGIO


Adnkronos- ''La Regione - spiega un comunicato - ha imposto te

mpi stringenti a queste societa' (15 giorni ndr) e, ad

ogni modo, se le aziende non dovessero tempestivamente farsi carico di questo onere, saranno la Regione e l'Arpa a provvedere in tal senso, impegnandosi a proporre all'Autorita' Giudiziaria di intervenire nei confronti di quelle sorgenti che i monitoraggi individueranno quali responsabili delle elevate concentrazioni di sostanze inquinanti''.

Le misure individuate dal Tavolo, sia per il monitoraggio che per gli interventi da effettuarsi, saranno anche inserite nelle Autorizzazioni Integrate Ambientali, gia' rilasciate o in via di rilascio da parte della Regione o del Ministero dell'Ambiente.

Il Tavolo sara' riconvocato per la seconda meta' del mese di luglio, quando saranno anche disponibili i dati riguardanti la concentrazione di benzo(a)pirene nell'aria, relativi al primo semestre del 2010, e potra' essere verificata l'efficacia delle Bat (le migliori tecnologie disponibili) adottate dall'Ilva negli ultimi mesi del 2009 e nel 2010.

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