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29 dicembre 2010

1)Ca' del Bue, il comitato attacca:In giudizio contro le omissioni 2)Ritorna l'allarme diossina a Taranto

Tratto da l'Arena

Ca' del Bue, il comitato attacca:In giudizio contro le omissioni

Zevio. «Se gli attuali tentativi di bloccare l'avvio del termovalorizzatore di Ca' del Bue dovessero risultare vani, a tempo debito il Coordinamento dei comitati contro l'inceneritore si costituirà parte civile contro i responsabili che non hanno tutelato il bene Comune». Il severo monito è stato inviato, nero su bianco, al presidente della Regione, Luca Zaia, dal Coordinamento dei comitati contro Ca' del Bue presieduto da Leonardo Bray. Un'ulteriore fiammata contro il temuto «bruciarifiuti» avversato da una pletora di associazioni ecologiste e dai Comuni contigui di San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo e Zevio.
La missiva è stata inviata anche al presidente della Provincia Giovanni Miozzi, al procuratore Mario Giulio Schinaia, al sindaco di Verona Flavio Tosi e al vescovo Giuseppe Zenti. La preoccupazione del Coordinamento costituitosi con atto notarile è sempre quella: che il funzionamento dell'inceneritore determini possibili effetti negativi sulla salute dei cittadini e dell'ambiente.
Nel documento Bray sottolinea il vasto consenso riscosso dalla manifestazione di ottobre a Verona con sindaci, associazioni e cittadini: «Ha ricordato come la salute non sia un bene da barattare». Secondo il Coordinamento la temuta apertura di Ca' del Bue sarebbe poi in contrasto con la chiusura di altri impianti del genere e il «porta a porta» adottato da numerosi Comuni nella raccolta delle immondizie, «che ha sensibilmente ridotto i volumi recuperando risorse economiche dal pattume». Per Bray sarebbero molti gli studi scientifici, anche europei, che porrebbero in evidenza effetti sulla salute causati dagli inceneritori, in primis il Rapporto della società britannica di medicina ecologica e il convegno di Forlì del 2007. Stando a questi studi, in sostanza, gli inceneritori di ultima generazione funzionanti ad alte temperature immetterebbero nell'ambiente polveri finissime, «rischio sanitario ben più grave del Pm 10». Altra presunta controindicazione: «Gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l'impatto sulla salute. Così come non risultano ancora indagati gli effetti sinergici dei vari inquinanti», ovvero ciò che può determinare la somma di queste materie.
La presa di posizione del Coordinameto punta quindi dritto sull'ambiente e sull'economia contadina: «Un decreto legislativo stabilisce inidonee a ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti». Ciò premesso per l'agricoltura veronese il Coordinamento teme guai: «L'inceneritore potrebbe abbattersi come uno tsunami sui nostri campi ad alta specializzazione e sulla zootecnia». I 750 mila euro concessi dalla Regione per forestare intorno a Ca' del Bue Bray li liquida così: «Un palliativo, oltre che uno spreco di denaro».
La missiva a Zaia prosegue citando polemicamente le conclusioni di uno studio pubblicizzato dal sindaco Tosi quando ricoprì il ruolo di assessore regionale alla Sanità. All'epoca Tosi, «data la correlazione tra patologie respiratorie e asmatiche e la presenza nell'aria di inquinanti, sottolineò la necessità di interventi a livello legislativo per incedere in maniera non spot sulle emissioni degli inceneritori di vecchia generazione. Mentre per gli impianti con filtri e tecnologie più moderne lo stesso studio verificò che i più alti livelli emissivi erano quelli da rifiuti urbani, con rischio di ammalarsi di sarcoma correlato a durata e intensità dell'esposizione». Il Coordinamento chiude auspicando da parte di Zaia «comprensione e determinazione nel farsi carico del problema, anche per l'incarico di ministro dell'Agricoltura svolto prima di diventare governatore del Veneto».

Piero Taddei
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Altre centinaia di pecore contaminate: domani saranno abbattute

Ritorna l'allarme diossina a Taranto

PeaceLink: "Chi ha inquinato paghi, si bonifichi il terreno". La diossina è un inquinante persistente che si accumula nel tempo nei terreni e nell'organismo. L'emergenza non è pertanto superata.
28 dicembre 2010 - Associazione PeaceLink

Taranto, ritorna l'allarme diossina.

Domani mattina centinaia di pecore saranno infatti abbattute in altre masserie.

Nelle loro carni sono state riscontrate concentrazioni di diossina superiori ai limiti di legge.

Le pecore sono di due allevamenti. Il primo è di 550 capi ed è situato presso la Salina Grande, tra Taranto e Talsano. Il secondo è di oltre 100 capi ed è sulla Circummarpiccolo.

PeaceLink esprime solidarietà verso gli allevatori. Essi sono le vittime, assieme a tutti noi, di chi ha in questi anni inquinato il territorio. La magistratura ha il compito di fare giustizia e di ristabilire il principio che “chi inquina paga”. Nel frattempo occorre premere sui parlamentari perché approvino il progetto di legge di indennizzo degli allevatori, sull'esempio di quanto è avvenuto in Campania con l'emergenza “mozzarella di bufala”, in attesa che la magistratura faccia il suo corso.

PeaceLink esprime apprezzamento per il lavoro fin qui svolto dal Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto che, con pazienza e perseveranza, ha svolto un controllo minuzioso, nonostante tutte le difficoltà incontrare.

La ASL e la Regione Puglia hanno tenuto conto delle osservazioni da noi avanzate. Infatti avevamo ipotizzato che vi potessero essere animali il cui latte fosse a norma e la cui carne superasse i valori di legge. E così è stato. ....

La contaminazione dei terreni persiste. E non è finita con l'abbattimento delle 1200 pecore dell'11 dicembre 2008 né con la legge antidiossina, che ha potuto solo limitare l'inquinamento ma non risanare il territorio contaminato. Infatti la diossina è un inquinante persistente che si accumula nel tempo nei terreni e nell'organismo. L'emergenza non è pertanto superata. Va tenuta sotto controllo, senza ritenere superficialmente che il peggio sia alle nostre spalle. Come dimostrano le pecore che domani saranno abbattute, la contaminazione è in atto. Occorre una bonifica dei terreni.

PeaceLink in questi giorni ha contattato la Regione perché venga attivato il campionamento in continuo sul camino E312 dell'Ilva, così come previsto dall'articolo 3 della legge regionale antidiossina. Il Presidente della Regione Nichi Vendola nella trasmissione “Le Iene” si è impegnato a verificare che l'Ilva “certifichi in continuo” la diossina sotto il livello di 0,4 nanogrammi a metro cubo fissato dalla legge regionale. Attendiamo che l'impegno sia mantenuto.

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