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25 gennaio 2014

1) Centrale Enel della Spezia, la procura ha avviato un’inchiesta 2) WWF-Greenpeace: "PER BRINDISI BASTA CARBONE


Centrale Enel della Spezia, la procura ha avviato un’inchiesta

La Spezia - Un’inchiesta sulla centrale Enel della Spezia per verificare l’ipotesi di inquinamento sollevata dai comitati popolari che da tempo “combattono” contro la presenza dell’impianto in città è stata aperta dalla Procura della Spezia.
I magistrati vogliono approfondire l’operato della centrale di Vallegrande alla luce degli esposti presentati nei mesi scorsi dalle associazioni ambientaliste e da un comitato locale.
La centrale, che nei mesi scorsi ha ottenuto il rinnovo per altri otto anni dell’autorizzazione integrata ambientale da parte del ministero dell’Ambiente, è da anni nel mirino dei comitati ambientalisti spezzini, che contestano non solo l’ operato della stessa centrale ma anche le modalità con cui vengono eseguite le operazioni di scarico del carbone dalle navi. L’inchiesta, ancora nella sua fase embrionale, è guidata dal pubblico ministero Luca Monteverde.

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Brindisi, Consiglio su energia. WWF-Greenpeace: «Basta carbone!»

edipower - centrale brindisi nordOggi, 24 gennaio, si è riunito a in seduta straordinaria il consiglio comunale, per discutere in sessione monotematica il futuro energetico del capoluogo pugliese. Si tratta di un passaggio importante, tanto per la politica locale, quanto per quella nazionale e per l’economia del nostro Paese. Dal territorio brindisino proviene il 7-10 per cento della produzione elettrica nazionale.

e esprimono grande interesse per questa discussione (che il 31 gennaio dovrebbe trovare compimento nell’approvazione di un documento di indirizzo) e dichiarano congiuntamente: «La priorità per Brindisi, che ha rappresentato per anni un polo energetico di grande rilievo per il Paese, pagando per ciò un prezzo ambientale e sanitario molto alto, è quella di lasciarsi presto alle spalle la prospettiva del . Nell’ultimo anno, in Italia, la produzione con questa fonte è calata del 18,5 per cento, una quota enorme di generazione erosa dalla contrazione dei consumi e, soprattutto, dalla crescita delle rinnovabili.
 Nei prossimi anni è ragionevole ritenere che il risulti ancor meno competitivo.  
Nel frattempo, continuare a sostenere la produzione con questa fonte è solo garanzia di inquinamento e danni alla salute, al clima e all’economia: un modo pessimo per non promuovere ricerca e innovazione, per ostacolare la conversione dell’industria e lo sviluppo di nuovi progetti imprenditoriali. Per convertire alla sostenibilità il sistema energetico nazionale si può e si deve cominciare anche da Brindisi, con scelte radicali e coraggiose».

Le due associazioni auspicano che il Consiglio Comunale possa adottare un piano ambizioso di trasformazione profonda del settore energetico di Brindisi. In tal senso, Greenpeace e WWF chiedono che la centrale Brindisi Nord del gruppo A2A-Edipower (foto), un impianto vetusto e inefficiente, nonché estremamente inquinante e già praticamente fermo, sia definitivamente dismessa. Inoltre, si chiede per la centrale Federico II di Enel una immediata e drastica riduzione dei volumi di consumo annuo di carbone (con un tetto di 2,5 milioni di tonnellate, già previsto da una convenzione del 1996 mai applicata) e un piano di conversione dell’impianto a gas.
Greenpeace e WWF ricordano come la centrale Enel sia già stata classificata, da uno studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, come l’impianto industriale più inquinante d’Italia (per inquinamento atmosferico). 
 Diverse ricerche mediche, anche di natura epidemiologica, convergano nel rilevare a Brindisi vistose anomalie nell’incidenza di alcune patologie, specie per quanto riguarda le malformazioni neonatali, correlate a inquinanti che potrebbero essere generati dalla combustione del carbone.

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