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27 gennaio 2015

1)Rivoluzione termoelettrica .... IL CASO 2)Per evitare i disastri climatici bisogna lasciare carbone petrolio e gas sottoterra

Rivoluzione termoelettrica .... 

IL CASO

Genova - Che fine faranno le centrali termoelettriche italiane? Alcune saranno chiuse, altre convertite, magari a biomassa come Enel dice di voler fare a Porto Tolle.Altre ancora, spinte dalla ripresa della domanda torneranno a funzionare un numero di ore adeguato a renderle remunerative. Nessuno è in grado di prevedere cosa sarà del parco termoelettrico nei prossimi anni. Enel ha deciso di pensionare 23 impianti, compreso quello di Genova, per complessivi 11 GW di potenza, proprio per “alleggerirsi” rispetto al futuro: 700 i lavoratori coinvolti.
E.On ha abbandonato Spagna, Portogallo (e tra poco l’Italia) per riorganizzarsi in Germania: punta su rinnovabili e servizi al consumatore e fa confluire le attività legate alle fonti convenzionali in una newco.
Secondo uno studio della svizzera Ubs Bank, fotovoltaico su tetto, sistemi di accumulo e veicoli elettrici sono le tre tecnologie che nei prossimi anni sconvolgeranno il sistema, costringendo le utility a cambiare strategia.........
«Se guardiamo ai prossimi tre o quattro anni la sorte degli impianti dipende dalla domanda - dice l’economista Marzio Galeotti - ma sul medio periodo il modello del grande impianto termoelettrico è superato». Secondo Galeotti quella degli operatori «è una battaglia di retroguardia». «Le reti digitalizzate consentiranno ai singoli piccoli produttori di mettere in rete l’energia non utilizzata, mentre le grandi batterie renderanno possibile lo stoccaggio. Certo - conclude lo studioso - un certo numero di impianti sopravvivrà per fronteggiare l’intermittenza delle rinnovabili, ma il parco termoelettrico, così come lo conosciamo, non esisterà più e le aziende che non sapranno riorganizzarsi in funzione del cambiamento moriranno».

Qui l'articolo integrale

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Tratto da QualEnergia 

Per evitare i disastri climatici bisogna lasciare petrolio e gas sottoterra

Un nuovo, ampio studio ha confermato ciò che gli ambientalisti vanno dicendo da tempo: per evitare i disastri climatici, i combustibili fossili vanno lasciati sottoterra, bisogna dire stop all’estrazione e allo sfruttamento.

Lasciate gas e petrolio nel sottosuolo: è questo il monito che viene dai ricercatori che hanno concluso come, per evitare che i cambiamenti climatici continuino ad aggravarsi, la maggioranza dei giacimenti di combustibili fossili debba essere lasciata sottoterra, compresi la quasi totalità del carbone negli Usa e nel Medio Oriente, tutto il gas e il petrolio dell’Artico, il 90% del carbone australiano, la stragrande maggioranza delle sabbie bituminose del Canada, il 78% del carbone europeo e gran parte del gas sempre del Medio Oriente. Lo studio è stato pubblicato su Nature ed è stato condotto da Christophe McGlade e Paul Ekins, della University College London.
McGlade ed Ekins ricordano come siano stati gli stessi «decisori politici a determinare che l’aumento della temperatura globale causato dai gas serra non deve andare oltre i 2° sopra la media delle temperature globali dell’era pre-industriale». Ebbene, per rimanere sotto questa soglia, i ricercatori affermano che «a livello globale, un terzo delle riserve di petrolio, metà delle riserve di gas e oltre l’80% delle attuali riserve di carbone devono restare inutilizzate dal 2010 al 2050».
Questo non è certo il primo studio che sottolinea come l’abuso di combustibili fossili risulti pericolosi, ma è l’unico che ha specificato quali siano e dove siano i giacimenti che non andrebbero toccati.

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