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29 aprile 2015

Carbone e impatto su salute e ambiente........

Tratto da Equologia 

Carbone e impatto su salute e ambiente: quella estrazione sempre “occultata” dalle valutazioni sui costi

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L’eterna diatriba tra fonti energetiche fossili e rinnovabili si è arricchita nel corso degli anni di nuovi indicatori che hanno gradualmente cercato di includere, prevalentemente a vantaggio delle fonti rinnovabili e pulite, le cosiddette esternalità negative che proprio le fonti fossili riversano pesantemente su salute ed ecosistemi di riferimento.
 Uno di questi indicatori è indubbiamente il cosiddetto SCC “costo sociale della CO2 o “Social Cost of Carbon”, un indicatore con molta letteratura scientifica alle spalle che evidenzia il costo di ogni tonnellata di CO2 per la collettività (vedi post “Esternalità negative delle fonti fossili e nuovo indicatore SCC: rinnovabili già adesso più competitive“). Un tema che cerca di riportare chiarezza nelle “torbide”
cutcarbonmanovre dei recalcitranti ostinati sostenitori delle fonti fossili è sul quale mi piace approfondire i grandi impatti della fase estrattive del più impattante ed “antesignano” dei combustibili fossili come il carbone. Faccio tutto questo con grande motivazione, essendo nato quasi sessanta anni fa all’interno di una delle poche miniere di lignite a cielo aperto del centro Italia ed avendo vissuto per quasi 40 anni la mia vita professionale prima sul fronte del monitoraggio ambientali intorno alle centrali termoelettriche e, in tempi recenti, nell’ambito delle energie rinnovabili (vedi post “Ricordi, miniere, carbone e… il Wwf con “No al carbone Sì al futuro”)
L’estrazione del carbone, rappresenta infatti il primo passo del ciclo di vita di uno dei combustibili fossili più inquinanti e climalteranti, capace di portare dietro di se una serie di effetti concatenati sull’ambiente, andando dalla deforestazione, al rilascio di una grande quantità di materiali tossici e soprattutto di metalli pesanti, sia sull'idrosfera (acque), sia sulla litosfera (suolo)
Si tratta di un processo capace di lasciare dure ferite lunghe decenni sui territori anche esaurita la fase estrattiva di sfruttamento.
Un combustibile il carbone, che si può anche incendiare se non correttamente attuate ed eseguite procedure di massima sicurezza,. Per esempio i roghi di origine antropica possono bruciare per secoli, rilasciando in atmosfera ceneri e fumi ricchi di gas serra ad impatto globale ed inquinanti chimici tossici su base locale. La fase estrattiva del carbone infatti, provoca fuoriuscite di metano in atmosfera, che diviene così un gas climalterante con un potere di oltre 20 volte superiore alla CO2.

A tutto questo come sappiamo ci sono gli effetti sanitari, che ogni giorno riempiono tristemente le “cronache nere e grigie fumo” dei giornali. Una immagine su tutte che mi viene in mente, seppure non proveniente dalla fase estrattiva, i parchi minerali di carbone della ILVA di Taranto, desolatamente scoperti ed esposti pienamente ai fenomeni anemologici che fanno precipitare enormi quantità di materiale particellare sulla devatstata città di Taranto (vedi post “Taranto e le “emissioni in fuga”). 
La inalazione diretta di polveri di carbone, tipica della attività estrattiva, è dilagante da sempre proprio nei minatori e nelle comunità limitrofe, con l’antracosi, detta anche malattia del polmone nero. I minatori, muoiono a migliaia da decenni per i tanti incidenti in miniera. Solo negli Stati Uniti, si stima che siano oltre 1.200 persone ogni anno le persone che muoiono di antracosi, con situazioni ben più gravi nei Paesi in via di sviluppo. Tassi decisamente più alti del normale, sono stati riscontrati nelle zone minerarie anche relativamente alle malattie cardiopolmonari, con ostruzioni croniche dei polmoni, ipertensione e malattie renali......
Una attività, quella dell’estrazione del carbone che determina esodi di intere comunità, scacciate dalle proprie terre dall’espansione delle miniere, ed io ne porto i segni nel cuore e nell’anima, avendo visto cancellare il mio paese, dagli incendi, da cedimenti e subsidenze del terreno, dalla contaminazione dell’acqua potabile.

Sauro Secci                                                                       Continua  a leggere sull'articolo integrale

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