Tratto da Greenbiz
Investimenti fossili: il carbone non conviene. Parola degli esperti
Secondo lo IEEFA, i cui studi si concentrano su tematiche relative all'energia e all'ambiente, gli investitori dovrebbero evitare il più possibile l'industria del carbone, il cui futuro, per via di un calo netto della domanda, si profila piuttosto cupo. Lo dimostra il fatto che il prezzo delle azioni delle società del settore sia crollato negli ultimi anni e che l'indice Stowe Global Coal abbia perso il 71% del proprio valore.
Tali affermazioni sono contenute nel report The Case for Divesting Coal from the Norwegian Government Pension Fund Global, che discute l'opportunità, per il fondo pensioni pubblico norvegese, il più ricco fondo sovrano del mondo, di disinvestire completamente dal carbone.
"Le fasi di ripresa che, ciclicamente, hanno visto il valore delle azioni di carbone e la domanda di carbone tornare in auge, appartengono verosimilmente al passato." – ha commentato Tom Sanzillo, membro della IEEFA ed esperto di finanza – "Attualmente, l'industria del carbone è il settore con le peggiori performance del mercato globale e versa in uno stato di declino strutturale."
Il report individua le cause di tale declino nell'incapacità di innovare del settore e nella quantità eccessiva di carbone già estratto, che ha determinato la costruzione di riserve ingenti, facendo collassare la domanda. Pertanto, per tutelare i propri interssi, il fondo pensionistico norvegese dovrebbe disinvestire dall'intero settore, indirizzando altrove gli oltre dieci miliardi di euro di azioni collegate al carbone che ancora detiene.
Se per gli esperti il carbone andrebbe abbandonato perché mette seriamente a rischio gli interessi degli stessi azionisti, gli attivisti continuano a chiedere il disinvestimento da questa fonte fossile per i danni che ha causato e che continua a causare all'ambiente e per il suo ruolo nei cambiamenti climatici.
In particolare, Greenpeace ha recentemente denunciato il contributo dell'Unione Europea al sovvenzionamento dell'industria del carbone. L'associazione ha sottolineato come il Research Found for Coal and Steel, un fondo facente capo proprio alla Commissione Europea, avrebbe destinato oltre 144 milioni di euro a compagnie collegate al carbone, a sostegno della realizzazioni di nuovi impianti e di infrastrutture per l'estrazione. Greenpeace si chiede il perché dell'esistenza stessa di un fondo europeo per il sostegno all'industria del carbone, tra le più inquinanti.
"Se le multinazionali dell'energia vogliono sprecare soldi in questo settore, dovrebbero sprecare i propri." – ha dichiarato in proposito Doug Parr, responsabile scientifico di Greenpeace, in un'intervista al Guardian – "
"Le fasi di ripresa che, ciclicamente, hanno visto il valore delle azioni di carbone e la domanda di carbone tornare in auge, appartengono verosimilmente al passato." – ha commentato Tom Sanzillo, membro della IEEFA ed esperto di finanza – "Attualmente, l'industria del carbone è il settore con le peggiori performance del mercato globale e versa in uno stato di declino strutturale."
Il report individua le cause di tale declino nell'incapacità di innovare del settore e nella quantità eccessiva di carbone già estratto, che ha determinato la costruzione di riserve ingenti, facendo collassare la domanda. Pertanto, per tutelare i propri interssi, il fondo pensionistico norvegese dovrebbe disinvestire dall'intero settore, indirizzando altrove gli oltre dieci miliardi di euro di azioni collegate al carbone che ancora detiene.
Se per gli esperti il carbone andrebbe abbandonato perché mette seriamente a rischio gli interessi degli stessi azionisti, gli attivisti continuano a chiedere il disinvestimento da questa fonte fossile per i danni che ha causato e che continua a causare all'ambiente e per il suo ruolo nei cambiamenti climatici.
In particolare, Greenpeace ha recentemente denunciato il contributo dell'Unione Europea al sovvenzionamento dell'industria del carbone. L'associazione ha sottolineato come il Research Found for Coal and Steel, un fondo facente capo proprio alla Commissione Europea, avrebbe destinato oltre 144 milioni di euro a compagnie collegate al carbone, a sostegno della realizzazioni di nuovi impianti e di infrastrutture per l'estrazione. Greenpeace si chiede il perché dell'esistenza stessa di un fondo europeo per il sostegno all'industria del carbone, tra le più inquinanti.
"Se le multinazionali dell'energia vogliono sprecare soldi in questo settore, dovrebbero sprecare i propri." – ha dichiarato in proposito Doug Parr, responsabile scientifico di Greenpeace, in un'intervista al Guardian – "
La UE dovrebbe chiudere questo fondo sporco, e utilizzare le risorse finanziarie per promuovere l'innovazione nel campo di quella tecnologie pulite e intelligenti che sono chiamate ad alimentare la nostra economia a basse emissioni nel corso del XXI secolo."
Lisa Vagnozzi
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