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26 novembre 2017

Intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini :Inquinamento ambientale e salute.

Tratto da scienzaeconoscenza

Inquinamento ambientale e salute: intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini

Inquinamento ambientale e salute: intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini
L’inquinamento ambientale globale è tra le più gravi sfide cui siamo chiamati a far fronte nel presente e nell’immediato futuro. Per capire la gravità della situazione e quante e quali patologie dipendono da come acque, aria e suolo si siano ridotti a vere e proprie discariche abbiamo intervistato Patrizia Gentilini, medico ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) da anni impegnata nella lotta all’inquinamento ambientali e nella divulgazioni sui temi della prevenzione primaria e della salute uomo-ambiente. 

A cosa ci riferisce quando si parla oggi di inquinamento ambientale?

Le persone, purtroppo, non sono consapevoli del fatto che nel giro di pochissime generazioni abbiamo modificato, in modo temo irreversibile, il nostro habitat dal punto di vista sia fisico (pensiamo ai campi elettromagnetici) che chimico, con l’introduzione nell’aria, nell’acqua, nei suoli, di centinaia di migliaia di molecole chimiche di sintesi, molto spesso tossiche e persistenti, di cui nulla, o quasi, sappiamo circa gli effetti sulla salute.
Sostanze che entrano nei nostri corpi attraverso la pelle, l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo e interferiscono con le funzioni di organi e apparati delicatissimi originando malattie e dando luogo a quello che è stato definito “il paradosso del progresso”.
Sostanze tossiche e cancerogene si ritrovano a centinaia anche nel cordone ombelicale e nel latte materno, interferendo quindi con lo sviluppo embrio-fetale, con la possibilità di dare origine a patologie che poi si manifesteranno non solo nell’infanzia ma anche nella età adulta, tanto che di parla di una “origine fetale delle malattie dell’adulto”dal cancro alle patologie metaboliche, dall’infarto a quelle neurodegenerative
Abbiamo trasformato il mare in un deposito di plastiche e l’atmosfera in una discarica cambiandone la stessa composizione chimica: nel 2015 la CO2 ha superato stabilmente la soglia delle 400 parti per milione, si pensi che solo nel 1985 la sua concentrazione era di circa 340 ppm e sappiamo che l’aumento della CO2- fondamentalmente conseguente all’utilizzo di combustibili fossili - è strettamente connesso con il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici in atto. La situazione, per come io la vedo è semplicemente drammatica, ma continuiamo sulla strada perversa delle incentivazioni alle combustioni: dal biogas, alle biomasse, dai rifiuti al petrolio, anche se oggi le tecnologie per ottenere tutta l’energia di cui abbiamo bisogno da fonti davvero rinnovabili – ovvero dal sole- sono più che mature.

Metalli pesanti, pesticidi, diossine, inquinamento elettromagnetico: come abbiamo trasformato il Pianeta in una discarica di sostanze che ci fanno ammalare? 



Quali sono le sostanze più pericolose per la salute umana e per quali patologie rappresentano una agente eziologico scientificamente accertato?

Non è semplice fare una “graduatoria” e distinguere “in vivo” e non in esperimenti di laboratorio l’azione di una singola sostanza dall’ altra, dal momento che sono migliaia le molecole cui siamo esposti e centinaia quelle presenti in cocktail nei nostri corpi. L’azione di queste sostanze può modularsi reciprocamente ed è variabile in base alle condizioni individuali dell’individuo (età, stato di salute) e alla sua capacità di detossificazione, che in gran parte è geneticamente determinata. ......
Comunque i migliori esempi di relazione fra sostanze tossiche e patologie umane li troviamo nelle malattie professionali: amianto e mesotelioma, amine aromatiche e tumori alla vescica, benzene e leucemie mieloidi, formaldeide e tumori nasali, cloruro di vinile monomero e tumori epatici, ma anche fumo di sigaretta e cancro al polmone.
Ci sono poi le sostanze dichiaratamente cancerogene (vedi box) e il foltissimo gruppo degli interferenti endocrini (vedi box). Ma pensiamo anche alla qualità dell’aria, oggi ritenuto il maggior problema a livello globale per la salute umana in quanto si stima che la mortalità attribuibile all'inquinamento atmosferico ammonti annualmente a 4,33 milioni di individui e comporti la perdita di 123 milioni di anni di vita La situazione dell’Italia a questo riguardo è molto critica e il Rapporto dell’UE (14) vede il nostro paese al 1° posto in Europa per morti premature dovute alla cattiva qualità dell’aria: per i livelli di PM2,5, NO2, Ozono si stima che nel corso del 2013 si siano verificati nel paese 91.050 decessi prematuri.
È ormai assodato che ad ogni aumento di particolato nell’aria è associato, a breve termine, un aumento di eventi avversi cardiaci e respiratori in quanto si induce stress ossidativo, alterazioni dell’endotelio vasale, stato pro-trombotico, infiammazione sistemica tali da provocare innalzamento della pressione arteriosa, aritmia, aumento della coagulabilità sanguigna, trombosi, vasocostrizione, aterosclerosi, ischemia cardiaca e infarto miocardico. In seguito ad esposizione nel lungo periodo aumenta il rischio di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), asma, cancro al polmone e morte.
Ma per la cattiva qualità dell’aria si registra anche l’incremento della abortività spontanea, della prematurità, di malformazioni, ma anche di danni per lo sviluppo cognitivo con aumento di autismo, demenza e patologie metaboliche quali il diabete. La principale modalità con cui gli inquinanti presenti in aria interagiscono con le funzioni cerebrali è rappresentata ancora una volta da stress ossidativo e da conseguente neuro-infiammazione: recenti studi hanno evidenziato che per ogni incremento di 10 μg/m3 di PM10 e PM2,5 si registra un incremento del rischio di autismo rispettivamente del 7% e del 132%. Anche per quanto attiene la demenza e il declino cognitivo sono numerosi gli studi che già da alcuni anni correlano queste forme morbose con l’inalazione di particolato, specie se di taglia più fine. Particolarmente pericoloso risulta essere a questo proposito il PM 0,1 (nanoparticelle) che già in studi condotti a Città del Messico aveva dimostrato di poter raggiungere i lobi frontali attraverso il nervo olfattivo e indurre alterazioni di tipo neuro infiammatorio che precorrono l’insorgenza della malattia conclamata.

Continua la lettura dell'intervista su Scienza e Conoscenza 62! 


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