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27 settembre 2012

1) Taranto:"Ambiente venduto" 2)Ilva Taranto, commissione al lavoro per rilascio autorizzazione ambientale.

 Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno

Avanti inchiesta su sistema di tangenti per verifica inquinamento

TARANTO - Dopo aver scoperchiato il pentolone dei veleni messo a bollire per anni e anni da una infinità di azioni delittuose, l’inchiesta della Procura di Taranto sul disastro ambientale punta ora alle omissioni, ai comportamenti di chi doveva verificare entità e dannosità delle emissioni inquinanti dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa e soprattutto su chi doveva accertare il rispetto di accordi di programmi e atti di intesa finalizzati - almeno sulla carta e negli annunci - a ridurre l’impatto ambientale sui tarantini.

L’inchiesta denominata «Ambiente venduto» è entrata nella fase cruciale, con le posizioni di politici, funzionari pubblici e professionisti che vengono scandagliate una ad una dai militari della Guardia di Finanza e dal pool di magistrati schierato dal procuratore capo Franco Sebastio, dopo alcuni mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, mesi cruciali perché erano quelli iniziali, dunque dirompenti per un sistema che si riteneva intoccabile, dell’indagine che ha portato al sequestro dell’area a caldo dell’Ilva. 
E che l’inchiesta sia destinata a toccare i palazzi della politica, e non solo quelli tarantini.........
Un sistema che il Gruppo di Taranto delle Fiamme Gialle ha cercato di ricostruire con un lavoro certosino, confluito in centinaia di pagine di rapporti affidati periodicamente all’autorità giudiziaria. Un sistema in grado di ammorbidire i controlli ambientali, orientare le scelte politiche, forse addirittura sino in Parlamento, condizionare i mezzi di informazione. 

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Ilva Taranto, commissione al lavoro per rilascio autorizzazione ambientale

Per il 30 settembre potrebbe essere pronta nonostante i custodi siano sommersi di lavoro. Il presidente Carla Sepe chiede al numero uno degli esperti nominati dal gip, l'ingegner Barbara Valenzano, di voler confermare una serie di informazioni trasmesse dall'azienda. Ma i dati sono mai arrivati ai tecnici

di
.......Il ministro dell’ambiente Corrado Clini, intanto, non perde occasione per ribadire che ”l’autorizzazione che consente all’Ilva l’esercizio degli impianti compete al ministero dell’Ambiente.
  
Io – aggiunge il ministro – so qual è il mio compito e conosco quelli della magistratura”. Un concetto chiaro, anche se non proprio in linea con il codice di procedura penale: per Clini non sarà la procura di Taranto né il gip Patrizia Todisco a impedire che la fabbrica del Gruppo Riva possa continuare a produrre

Una vera e propria sfida dopo la bocciatura del piano di interventi proposto dal presidente Bruno Ferrante che mirava a ottenere anche una minima capacità produttiva che possa garantire anche la salvaguardia degli impianti e i livelli occupazionali.
Il 30 settembre, per Clini e la sua commissione, è quindi una data cruciale. Secondo il ministro, i tempi del risanamento si aggirerebbero intorno a 3 o 4 anni e gli interventi sarebbero così “imponenti” da “cambiare non solo la pelle, ma anche il cuore industriale di Taranto”.
Nel frattempo l’Ilva avrebbe l’ok del Ministero dell’ambiente per continuare a produrre e, quindi, a inquinare. 

Una sorta di licenza per continuare ad avvelenare operai e cittadini di Taranto in attesa di realizzare gli interventi per “eliminare tutte le situazioni di pericolo”

L’attività produttiva potrebbe quindi riprendere in barba alle disposizioni del tribunale del Riesame che confermando il sequestro senza facoltà d’uso, aveva stabilito che l’attività produttiva potrà riprendere solo “in condizioni di piena compatibilità ambientale, una volta eliminate del tutto quelle emissioni illecite, nocive e dannose per la salute dei lavoratori e della popolazione”.
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