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30 aprile 2013

Schiavi dell'energia sporca . International energy agency: l'energia è "sporca" come quella di vent'anni fa.

Tratto da Energia 24

Iea: l'energia è "sporca" come quella di vent'anni fa
I progressi delle tecnologie pulite sono troppo lenti per combattere i cambiamenti climatici


Non basta il boom delle fonti rinnovabili: l’economia verde mondiale è in una fase di stallo, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (International energy agency), rilasciato di recente. Non è la prima volta che la Iea segnala l’inerzia degli investimenti nelle tecnologie pulite. Diversi campanelli d’allarme erano già suonati, per segnalare
che di questo passo sarà impossibile mantenere l’aumento della temperatura terrestre entro due gradi centigradi, la soglia considerata accettabile dalla comunità scientifica per evitare cambiamenti climatici irreversibili. Stavolta, però, l’ammonizione della Iea è ancora più severa, perché utilizza un nuovo indice per misurare l’inquinamento globale.
Ebbene, il risultato assai poco confortante è che l’energia prodotta è “sporca” come quella di vent’anni fa. Difatti, l’intensità del carbonio nel settore energetico è rimasta pressoché immutata, da una media di 2,39 tonnellate di CO2 per tonnellata equivalente di petrolio nel 1990 a 2,37
nel 2010. «Questa mancanza di progressi deve servire da sveglia», ha dichiarato Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia. «Non possiamo affrontare altri vent’anni di apatia. Dobbiamo accelerare rapidamente verso le tecnologie a basse emissioni di CO2, se vogliamo evitare un surriscaldamento planetario potenzialmente catastrofico, ma dobbiamo anche abbandonare più velocemente le fonti fossili inquinanti». Anche Assoelettrica ha definito “una doccia fredda” il rapporto della Iea, Tracking clean energy progress 2013. Perché nonostante la crescita impetuosa del fotovoltaico (+42% dal 2011 al 2012) e dell’eolico (+19%), la riduzione complessiva della CO2 emessa nell’atmosfera è impercettibile. 
Dal settore energetico provengono due terzi dei gas serra a livello mondiale: quindi occorre agire su due fronti. Da un lato, impiegare sempre più fonti rinnovabili; dall’altro, migliorare l’efficienza in tutti i campi (attività industriali, trasporti, riscaldamento domestico e così via) per diminuire la domanda di elettricità e calore. Solo così potrà calare la fame di energia, soprattutto nei Paesi emergenti di più recente industrializzazione, di cui la Cina è capofila. Così la Iea punta l’indice contro il carbone. Questa fonte continua a dominare la crescita della nuova potenza installata nel mondo, avendo sorpassato largamente le rinnovabili negli ultimi dieci anni.....
....Le industrie, continua il rapporto dell’Agenzia, potrebbero avanzare parecchio nell’efficienza, riducendo i consumi energetici fino al 30% semplicemente installando le migliori tecnologie disponibili.
 I rimedi, in sintesi, sono questi: eliminare i sussidi alle fonti fossili, includere i costi ambientali (soprattutto le emissioni di CO2) nei prezzi dei combustibili, puntare sull’efficienza che è il “carburante nascosto” secondo la Iea, sostenere con incentivi la mobilità sostenibile
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Come ha rilevato il Fondo monetario internazionale, gli aiuti statali per le fonti tradizionali sono controproducenti
I sussidi all’energia tradizionale sono dannosi e inefficienti. L’ultima crociata contro gli aiuti statali alle fonti fossili (prodotti petroliferi, gas e carbone) arriva direttamente dal Fondo monetario internazionale: se, da un lato, essi servono a mantenere bassi i prezzi a tutto vantagio dei consumatori, dall'altro rappresentano dei costi spesso insostenibili. Non è soltanto una competizione con le tecnologie verdi che, come sappiamo, dall’Agenzia internazionale dell’energia, ricevono molti meno contributi dei combustibili tradizionali. 
Secondo la Iea, azzerando i sussidi “sporchi” entro il 2020, la domanda mondiale di energia calerebbe di almeno il 4% a quella data. Anche l’Europa sta pensando di seguire questa direzione. L’ultimo programma d’azione ambientale (Eap, Environment action program) ha evidenziato che il Vecchio Continente potrebbe risparmiare 25 miliardi di euro l’anno, dopo aver rimosso i benefici fiscali sulle fonti più inquinanti. Continua su Energia 24

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