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26 marzo 2014

Speziapolis:Tirreno Power e l’etica della responsabilità....

Tratto da  Speziapolis


Possiamo intanto anticipare  che in questa vicenda i pesi e i contrappesi hanno funzionato benissimola giustizia è arrivata a sanare la “neghittosità” delle istituzioni mettendo in discussione un’AIA molto “vantaggiosa” a tutela dei diritti dei cittadini. E scusate se è poco..........


....“Fino a che punto può un magistrato – assumendo iniziative cautelari – disinteressarsi agli effetti delle sue azioni? Dove stanno i pesi e contrappesi che dovrebbero contraddistinguere il buon funzionamento di una democrazia?”  
E’ questo l’attacco dell’editoriale che sulla questione del sequestro di Tirreno Power dovrebbe rappresentare la linea di pensiero  dello staff dell’Istituto Bruno Leoni(IBL). 

IBL si autodefinisce un think tank che promuove una discussione pubblica più consapevole ed informata sui temi dell’ambiente, della concorrenza, dell’energia, delle liberalizzazioni, della fiscalità, delle privatizzazioni e della riforma dello Stato sociale”. Ciò nonostante, l’analisi del caso in questione sembra procedere a senso unico, preoccupandosi unicamente delle conseguenze economiche derivanti dal sequestro - per Tirreno Power, dipendenti e indotto.  
Rimuovendo completamente l’etica della responsabilità d’impresa che la stessa Tirreno Power pretende di interpretare, e in virtù della quale gode di benefici importanti – apparentemente immeritati - nelle autorizzazioni e nei controlli. 

Possiamo intanto anticipare, molto banalmente, che in questa vicenda i pesi e i contrappesi hanno funzionato benissimo: la giustizia è arrivata a sanare la “neghittosità” delle istituzioni mettendo in discussione un’AIA molto “vantaggiosa” a tutela dei diritti dei cittadini. E scusate se è poco.


Potenziale danno per la salute vs sicuro danno economico


Secondo l’analisi, l’assurdità del provvedimento starebbe nell’aver provocato conseguenze certe -effetti definitivi molto gravi per un’azienda e per la città dove occupa 220 persone, delle quali solo 50 impiegate nei gruppi a gas ancora aperti” – a fronte di un mero sospetto circa il pericolo per la salute di oltre 150.000 persone. Tanti infatti sono i cittadini coinvolti nella perizia epidemiologica, e quindi potenzialmente impattati dalla centrale a carbone di Vado sulla base dell’analisi ambientale realizzata con il supporto del biomonitoraggio lichenico. Mentre IBL si preoccupa della non reversibilità del danno economico,nessuna parola è spesa per la non reversibilità del danno alla salute dei cittadini.  
Come mai? Perché, secondo la tesi, il danno economico è certo mentre quello sulla salute è ipotetico e basato “sulla base di una sola perizia di parte”.


Perizia di parte vs obiezioni Tirreno Power: le tre anomalie secondo IBL

1) “Le obiezioni di Tirreno Power, che ha criticato lo studio sotto il profilo metodologico, non paiono essere state prese in considerazione”. 


Non risulta che Tirreno Power abbia prodotto una controperizia o argomentato compiutamente le proprie critiche alla metodologia utilizzata, sebbene non fosse un mistero per nessuno l’avvio dell’indagineambiente-salute (già dal 2012) e sebbene Tirreno Power disponga della perizia già da diversi mesi.  Inoltre risulta che  “solo 1 dei 5 indagati per disastro colposo alla Tirreno Power ha presentato ricorso al tribunale del Riesame contro l’ordinanza che dispone il sequestro della centrale elettrica a carbone”. (Il SecoloXIX)


2) “Tirreno Power non è accusata di gravi violazioni della legge. Anzi, nell’ordinanza del gip si legge testualmente che “gli indagati... hanno sempre esercitato l’impianto con dati emissivi molto prossimi al tetto massimo previsto dalla legge, ma con livelli di emissione molto distanti, seppure limitatamente ad alcuni parametri, da quelli stabili dalle BAT [Best Available Techniques]…”


In regime di autocontrollo e con la tendenza a non rispettare le prescrizioni dell’AIA (vedi OCD et altri), peraltro accettate nel momento in cui si accetta l’Autorizzazione, dati emissivi molto prossimi al tetto massimo sono suscettibili di essere considerati “sospetti”. Le violazioni della legge sono tanto più gravi quanto maggiori le conseguenze potenziali che possono determinare. In questo caso stiamo parlando della vita dei cittadini e quella delle future generazioni (disastro ambientale).


3) L’applicazione di una sorta di “principio di precauzione” passa sopra ogni valutazione delle conseguenze delle decisioni prese. Per esempio, non sembra trasparire dall’ordinanza alcuna sensibilità rispetto all’incomparabilità dei costi e dei benefici marginali della chiusura dei gruppi. Nell’ipotesi peggiore, ossia che l’impianto sia effettivamente responsabile dei danni sanitari che gli vengono imputati, i benefici marginali della chiusura immediata anziché dopo una eventuale condanna definitiva (un anno? due?) sono minimi. Per contro i costi marginali sono immensi: Vado è uno degli impianti da cui dipende la capacità di generare reddito di Tirreno Power, azienda già in forti difficoltà finanziarie”.


Il principio di precauzione non è “una sorta” ma un principio sancito dal diritto internazionale e presente nel Codice dell’Ambiente (art. 301) “… in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente dev’essere assicurato un alto livello di protezione. L’applicazione del principio concerne il rischio che comunque possa essere individuato a seguito di una preliminare valutazione scientifica obiettiva…” Non bastasse, c’è poi l’art.15 della Dichiarazione di RIO del giugno 1992, ratificata dall’Unione Europea, che afferma: Quando una attività crea possibilità di fare male alla salute o all’ambiente, misure precauzionali dovrebbero essere prese, anche se alcune relazioni di causa-effetto non sono stabilite con certezza dalla scienza”. L’applicazione del principio pertanto, nell’ordinanza, è da manuale.


Infine, a proposito dell’incomparabilità dei “costi e dei benefici marginali della chiusura dei gruppi” va ricordato che la perizia si è concentrata su malattie acute, escludendo i tumori, e pertanto è provato scientificamente che al diminuire dell’inquinamento aumenta in tempi brevissimi il vantaggio per la salute della popolazione impattata (circa 150.000 persone).


L’etica della responsabilità… di Tirreno Power. Anche se nell’ottica del socio che vuole solo incassare i dividenti assume valenza primaria l’altro aspetto  Vado è uno degli impianti da cui dipende la capacità di generare reddito di Tirreno Power, azienda già in forti difficoltà finanziarie”, non bisogna scordare, e lo ripeto, che  Tirreno Power si fregia della certificazione ISO14001 e della registrazione EMAS: un impegno di responsabilità sociale d’impresa che dovrebbe essere anche quello dei suoi soci. 
E non bisogna scordare, ripeto infine, che Tirreno Power ha accettato l’AIA sottoscrivendo l’impegno a rispettare le prescrizioni “vantaggiose” in essa contenute.


Ripeto ancora: un think tank che “promuove una discussione pubblica più consapevole ed informata sui temi dell’ambiente, della concorrenza, dell’energia, delle liberalizzazioni, della fiscalità, delle privatizzazioni e della riforma dello Stato sociale”, quale l’Istituto Bruno Leoni afferma di essere – posto che non risultano conflitti di interessi dichiarati, anche se la pagina dei finanziatori è lasciata in bianco - dovrebbe argomentare sulla questione con una visione ben più ampia. Che vada oltre il ricatto abbastanza tipico delle imprese, dopo che hanno inquinato, del “se… allora”. 
Abbiamo già visto l'intero film con Ilva.
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