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26 luglio 2011

1) Porto Tolle: denunceremo le leggi 'Salvacarbone'..2)LA NUOVA GUERRA DEI TRENT'ANNI..



Sì alla riconversione per Porto Tolle

Il Veneto riuscirà realmente ad avere approvata definitivamente la centrale a carbone di Porto Tolle?
L'onda delle contestazioni ci mostrerà sicuramente altre puntate di quella che sembrerebbe la conclusione di un lunghissimo muro contro muro ,e sicuramente ci proporà altri inevitabili retroscena.

Forse per " LA FILIERA DEL CARBONE" non sarà il caso di cantar vittoria troppo presto.
La strada è ancora tutta in salita per tutti:proggetto compreso ...




Tratto da Agronline.it

Ambientalisti su Porto Tolle

Porto Tolle: denunceremo le leggi 'Salvacarbone'
Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente e WWF deplorano la risoluzione che il Consiglio Regionale Veneto sta adottando.


(AGR) Le associazioni ambientaliste Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente e WWF deplorano la risoluzione che il Consiglio Regionale Veneto sta adottando, con cui si approva la proposta di legge che modifica l'art.30 della legge istitutiva del Parco Regionale Veneto del Delta del Po. Tale modifica serve solo a consentire a Enel di procedere alla conversione a carbone della centrale termoelettrica a olio combustibile di Porto Tolle.

Le associazioni ritengono che gli impatti sanitari, ambientali e occupazionali che verrebbero dalla realizzazione del progetto di Enel costituirebbero un severo danno al territorio e all'economia di larga parte del Nord Est. Nonché, un aumento delle emissioni di gas a effetto serra superiore a 4 volte quelle dell'intera città di Milano. Tutte le città del

Veneto sono già oggi fuori norma sia per il PM10 che per il PM2,5: con questa scelta la Giunta Zaia garantisce un peggioramento della qualità dell'aria per gran parte della Pianura Padana.


Per queste ragioni, Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente e WWF annunciano che ogni futura Valutazione d'Impatto Ambientale positiva riguardo la conversione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle verrà impugnata davanti alla magistratura amministrativa, nella quale le associazioni ripongono piena fiducia.

Quanto ai provvedimenti di legge della Regione Veneto (la modifica della legge del Parco del Delta del Po) e del Parlamento (la norma presente nell'ultima manovra economica, che consente la conversione a carbone di impianti termoelettrici a olio combustibile anche in deroga alla normativa VIA), gli ambientalisti annunciano che contrasteranno tali norme 'salvacarbone' ricorrendo in tutte le sedi giuridiche e istituzionali competenti, anche in ambito comunitario.

Le associazioni ricordano, infine, che quanto il Consiglio Regionale Veneto sta per deliberare contrasta con il parere dato dalla stessa Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente del Veneto in tema di emissione di microinquinanti; ignora la risoluzione adottata dalla Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna, che impegna la Giunta di quel governo a "porre in essere azioni contro la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, prevedendo piani alternativi per lo sviluppo economico della zona e investendo, nell'area del Parco del Delta del Po, nella produzione energetica da fonti rinnovabili"; e ignora, altresì, il parere di oltre 20mila cittadini che hanno sottoscritto una petizione, lanciata mercoledì 20 luglio, con la quale hanno inteso esprimere la loro contrarietà al progetto.

Contatti:

Ufficio stampa Greenpeace, 06 6816061 int. 146, 239; cell. 3483988615

Ufficio stampa WWF, 06 84497377; cell. 3298315718

Ufficio stampa Legambiente, 06.86268376 - 79; cell. 3490597187

Ufficio stampa Italia Nostra, Maria Grazia Vernuccio, cell.335.1282864



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Tratto da Il Sole 24 ore

Anche più pulito il carbone rinnega l'Europa

A distanza di un secolo e mezzo da quando l'elettricità e il petrolio cominciarono a scalfire la preminenza del carbone (che nel 1914 forniva ancora, da solo, l'87% dell'energia su scala mondiale), questo combustibile fossile appare destinato ora a riguadagnare terreno. ...
E l'anno scorso la Ue aveva persino deciso di mettere al bando il carbone entro breve scadenza, per ridurre le emissioni ad effetto "serra".

Ma un ritorno al carbone, sia pur in misura più limitata rispetto a quella d'un tempo,
e pur con determinate tecnologie che ne rendono l'impiego più "pulito", significherebbe, in pratica, ripudiare l'impegno assunto da Bruxelles,
e più volte ribadito, per l'attuazione nel suo ambito di un processo di sviluppo «responsabile e sostenibile». D'altra parte, si aggraverebbe ulteriormente l'inquinamento del clima e dell'ambiente dovuto all'utilizzo intenso e sistematico che del carbone continuano a fare Cina e India, ma anche gli Stati Uniti.
E ciò, nonostante le reiterate e argomentate denunce espresse in varie sedi internazionali affinché si provveda per tempo ad attuare un'efficace politica per la salvaguardia dell'ecosistema.
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Tratto da ComedonChisciotte

LA NUOVA GUERRA DEI TRENT'ANNI
VINCITORI E PERDENTI NELLA FUTURA LOTTA GLOBALE PER L’ENERGIA
DI MICHAEL T. KLARE

Ci sarà una guerra di trent’anni per il predominio energetico ? Una prospettiva devastante per il nostro pianeta, ma purtroppo sembra inevitabile.

Fra il 1618 e il 1648, l’Europa fu dilaniata da una serie di violenti conflitti noti nel loro insieme come la Guerra dei Trent’Anni. Si trattò in gran parte del sanguinoso confronto fra un sistema imperialista e i nuovi stati-nazione che si andavano formando. Secondo gli storici, il moderno sistema internazionale di stati-nazione nacque proprio con il Trattato di Westfalia firmato nel 1648 a conclusione della guerra.

Qualcosa di simile potrebbe avvenire oggi. Una guerra forse meno sanguinosa di quella (anche se lo spargimento di sangue non si potrà evitare) ma altrettanto decisiva per il futuro del pianeta. I prossimi decenni ci preparano un conflitto senza esclusione di colpi fra le diverse forme di energia, le multinazionali che le producono e i paesi che dall’energia dipendono per continuare a funzionare. La questione è semplice: chi controllerà le risorse energetiche nella seconda metà del ventunesimo secolo? I vincitori decideranno come vivremo e lavoreremo in questi anni non più molto lontani, e trarranno da ciò immensi profitti. I perdenti saranno marginalizzati o scompariranno.

Perché trent’anni? Perché questo è il tempo di sperimentazione necessario perché le nuove energie passino dal laboratorio al pieno sviluppo industriale: pensiamo a fonti come l’idrogeno, l’etanolo da cellulosa, l’energia delle onde marine, il carburante dalle alghe e ........ Alcuni di questi sistemi si affermeranno, altri ora inimmaginabili saranno sviluppati, altri ancora saranno scartati. Difficile al momento predire quali. Nel contempo, il ricorso alle fonti tradizionali come petrolio e carbone che scaricano CO2 nell’atmosfera si andrà riducendo, in parte perché le riserve diminuiscono e in parte a causa di preoccupazioni ambientali.

Il confronto che si prepara sarà una guerra perché i profitti o addirittura la sopravvivenza delle più potenti multinazionali del pianeta saranno in gioco, e perché per ciascun paese sarà questione di vita o di morte. Per i giganti del petrolio come BP, Chevron, ExxonMobil e Shell, il declino del petrolio avrà un impatto enorme. Tutti dovranno adottare nuovi modelli economici e garantirsi nuovi mercati sulla base delle nuove produzioni energetiche, se vogliono evitare il collasso o la sparizione a favore di rivali più potenti. In questi futuri decenni nasceranno nuove industrie, alcune delle quali sfideranno il potere degli attuali giganti del petrolio.

Anche la sorte delle varie nazioni sarà in gioco, sia che scommettano su nuove tecnologie, che mantengano le attuali scelte energetiche o che competano per le fonti globali d’energia, per i mercati o per le risorse. Poiché l’accesso alle materie prime diventerà un problema di sicurezza nazionale, la lotta per assicurarsele sfocerà inevitabilmente nel confronto armato: oggi avviene per il petrolio e il gas naturale, domani potrebbe essere per il litio o il nickel necessari alle auto elettriche.

Al termine di questi tre decenni, come avvenne con il Trattato di Westfalia, il nostro pianeta avrà subìto un completo riassetto dei poteri, basato sui bisogni energetici. Ma fino ad allora la lotta per le risorse non potrà che divampare sempre più violenta per una ragione semplice: l’attuale sistema internazionale non può rispondere ai bisogni futuri del pianeta. Dovrà quindi essere sostituito o affiancato massicciamente dall’apporto di un sistema alternativo di energie rinnovabili. O si correrà al disastro.
.............

D’altra parte i mutamenti climatici si intensificheranno provocando danni crescenti: cicloni, innalzamento dei mari, lunghe siccità, terribili ondate di calore, grandi incendi di foreste, che indurranno presto o tardi i dirigenti politici più riluttanti a prendere provvedimenti drastici. Ad esempio, la riduzione forzata di emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra tramite l’imposizione di tasse sulle emissioni nocive o di nuove misure restrittive finora inimmaginabili.........
Leggi tutto su ComedonChisciotte.....

Titolo originale: "Energy: the new thirty years' war"

Fonte: http://www.tomdispatch.com/

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