Del diritto di critica e del diritto alla salute: di Enel, del carbone
“Il diritto di critica è espressione del principio costituzionalmente garantito dalla libertà di manifestazione del pensiero. La critica configura l’espressione di un giudizio, di un’opinione, e in quanto tale non può essere rigorosamente obiettiva ma inevitabilmente soggettiva e corrispondente al punto di vista di chi la manifesta.
Il diritto di critica può essere esercitato anche in modo graffiante e con toni aspri, ma pur sempre con il parametro della proporzione tra l’importanza del fatto criticato (e dunque l’interesse pubblico del medesimo) ed i contenuti espressivi con i quali la critica è esercitata.
Enel è il maggiore utilizzatore in Italia di fonti fossili, in particolare il carbone, quale fonte di energia elettrica per le proprie centrali. A nulla rileva che le emissioni di CO2 prodotte dalle centrali a carbone Enel siano contenute nei rigorosi limiti di legge…
Dando per scontato l’interesse pubblico globale in
merito a mutamenti climatici del pianeta, fonti energetiche più o meno
inquinanti in termini di CO2 e possibili fonti alternative di energia, dannosità per l’ambiente e per la salute umana in genere delle centrali termoelettriche a carbone…
...i termini killer, vittima, crimine, sporca verità configurano un linguaggio adeguato… non trasmodante in inutili aggressioni verbali ed attacchi personali, atteso che la durezza delle espressioni è giustificata dalla gravità della tematica affrontata, dal suo rilevante interesse per l’opinione pubblica…
Le espressioni utilizzate sono assolutamente proporzionate al fatto e del tutto contenute in limiti accettabili, ancorchè incisive e pungenti.”
(Dalla sentenza del Tribunale di Roma, che ha rigettato il ricorso presentato da Enel e finalizzato alla sospensione della campagna facciamolucesuenel promossa da Greenpeace e alla condanna di quest’ultima)
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