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30 settembre 2015

CONFERENZA MONDIALE SUL CLIMA : IL CAMBIAMENTO E' NELL'ARIA GREEN ECONOMY IN EVIDENZA


Tratto da altrimondinews.it


CONFERENZA MONDIALE SUL CLIMA: UN’INCONTRO A NEW YORK TRA I LEADER MONDIALI SPIANA LA STRADA PER UN ACCORDO GLOBALE NEL MESE DI DICEMBRE

I trenta leader mondiali si incontrano a New York, in attesa di Parigi per raggiungere un accordo, vogliono anche includere una visione a lungo termine per  combattere la povertà, attraverso politiche d’incentivo e creazione di nuovi posti di lavoro nel settore della Green Economy.
Da New York arriva un segnale chiaro per i cittadini e per i privati, che mostra il doppio vantaggio di un passaggio ad economia a ridotto consumo di carbon fossile, in parallelo ad un immediato impegno internazionale per rendere reale questa visione del mondo.
“Mi appello ai leader mondiali, affinché mettano a in mostra tutta la loro flessibilità, le idee e il potere a disposizione. Abbiamo appena adottato una nuova agenda per lo sviluppo sostenibile, di grande ispirazione per tutti. Dobbiamo continuare su questa strada con un accordo forte e rivoluzionario a Parigi.” Queste sono state le parole di Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, durante una conferenza stampa successiva al ‘Pranzo sul Clima‘ di New York, che ha visto riuniti anche il presidente francese, François Hollande, e il presidente del PerùOllanta Humala.
Ban Ki-moon ha affermato che gli sforzi nazionale per ridurre le emissioni non sono sufficienti per evitare la catastrofe, ma ha notato che tutti i leader sono d’accordo che “Parigi deve essere il pavimento e non il soffitto“, per un’azione globale che riduca di due gradi la temperatura terrestre.
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Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite
“I presidenti dei vari paesi possono contare su un’ampio supporto – ha aggiunto Ban Ki-moon – affinché si raggiunga un accordo duraturo per accelerare gli investimenti in energia pulita e utile a stimolare una trasformazione nella produzione energetica, da qui alla fine del secolo, riducendo la temperatura globale di due gradi Celsius.”
Le convinzione del Segretario Generale sono supportate dalle decisioni prese, soprattutto negli ultimi tempi, dale nazioni più potenti, che spesso coincidono con le più inquinanti, del mondo.
Il Governo cinese ha presentato il national carbon cap-and-trade programme, annunciato proprio pochi giorni fa, che permette al paese di allinearsi agli standard prefissati anche dagli Stati Uniti con il Clean Power Act, ovvero la riduzione delle emissioni del 32%, rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030. Il monito di Obama, riguardo la salvaguardia del clima e le trivellazioni, sembra non essere passato inascoltato.
Lo stesso giorno, il governo indiano ha svelato il proprio piano per far decollare la produzione di energia rinnovabile in maniera esponenziale, di cinque volte rispetto agli standard attuali, con l’obiettivo di liberarsi delle centrali a carbone entro il 2020, la causa maggiore delle emissioni dannose nel paese.
Solo due giorni dopo Dilma Rousseff, presidente del Brasile, ha annunciato una riduzione delle emissioni del 37%, rispetto ai livelli del 2005, da portare a termine entro il 2025, e del 42% entro il 2030. Questo enorme cambiamento deve essere unito ad un forte incremento della produzione di energia rinnovabile, in questo stesso lasso di tempo; il che vuol dire che entro il 2030 il Brasile produrrà il 45% della propria energia grazie a fonti rinnovabili.
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Foto del corteo per il clima tenutosi a New York
Il cambiamento è nell’aria. Dopo questi anni di forte pressione ci stiamo avvicinando ad un reale cambiamento. Tutti i leader mondiali, riunitisi a New York, hanno mostrato una forte solidarietà, affinché si arrivi ad un accordo universale sul clima entro la fine dell’anno. Da quest’accordo ci si attende una trasformazione dell’economia globale, con un’incremento del supporto reciproco e delle politiche che siano realmente d’aiuto per i paesi in via di sviluppo.” Queste sono state le parole di Jennifer Morgan, Global Director del World Resource’s Institutes Climate Program, pronunciate durante il ‘climate lunch‘ di New York.
Il Canada, invece, è rimasto fuori da questa serie di accordi, snobbando l’incontro di New York. Il governo conservatore, in carica nel paese, non ha preso sul serio la questione, ma tutto potrebbe cambiare con le elezioni previste per il 19 ottobre. Un ribaltamento dei seggi potrebbe portare il Governo del Canada a Parigi, aggiungendo un altro tassello importante nella lotta per il cambiamento.
Thomas Mulcair, leader del New Democratic Party, al momento all’opposizione nel paese , ha svelato il proprio piano per la salvaguardia dell’ambiente  che include: controllo dei prezzi del carbon fossile; penalizzazioni per chi inquina; collaborazione con le provincie del Canada che tagliano le emissioni. Parigi, però, non è stata affatto menzionata.
Nonostante la defezione del Canada, l’incontro di New York ci mostra come tutti siano ormai pronti a compiere questo grande passo. L’atteggiamento positivo di paesi come la Cina, la Germania (che in questi giorni è in agitazione per lo scandalo Volkswagen) e gli Stati Uniti, unitamente al Brasile ed all’India, potrebbe rendere i lavori a dicembre decisamente più semplice.

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