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06 dicembre 2010

La Fiom Cgil sulla centrale a carbone a Saline Joniche. E a Savona?2)Colombia, il lato oscuro delle miniere svizzere di carbone.


RIPORTIAMO QUESTO ARTICOLO DELLA
FIOM CGIL DELLA CALABRIA
PER PORTARLO A CONOSCENZA DEL"SINDACALISTA ROSSELLO" CHE A SAVONA VUOLE PROGRAMMARE UNO SCIOPERO PER L'AMPLIAMENTO DELLA CENTRALE ........CONTRO GLI AMBIENTALISTI E I CITTADINI .

VA GIA BENE CHE IN ITALIA NON TUTTI,ANCHE NEI SINDACATI, LA PENSANO ALLO STESSO MODO E C'E' QUALCUNO CHE SA USARE IL SEMPLICE BUON SENSO E FA FUNZIONARE LE CIRCONVOLUZIONI CELEBRALI CON MIGLIORI RISULTATI.

IN CALABRIA SICURAMENTE POSSONO PROMUOVERE come sul manifestino della Cgil riportato in alto a destra:
"L' ENERGIA RINNOVABILE ALLUNGA LA VITA "fa bene all'ambiente ,al lavoro all'economia..........
MA A SAVONA AL MOMENTO STANNO PROMUOVENDO "primariamente"
LA CENTRALE A CARBONE CHE rappresenta un modello di sviluppo che oggi ci ruba il futuro e per il domani ci impone scelte inaccettabili per il nostro ambiente,per la nostra salute e per il mondo intero".....

COERENZA VORREBBE......CHE ANCHE A SAVONA LA CGIL si dovrebbe confrontare con la società che chiede di rappresentare" e nel
DIFENDERE I LAVORATORI si DOVREBBE RICORDARE CHE SONO" PRIMA ANCORA DEI CITTADINI "DA TUTELARE ........"come, con più lungimiranza, in Calabria hanno capito.

TRATTO DA STRILLI.IT

La Fiom Cgil sulla centrale a carbone a Saline Joniche

Sento doveroso intervenire nella polemica in corso sulla questione della centrale a carbone a Saline Joniche,COME DIRIGENTE SINDACALE DELLA FIOM-CGIL,

ribadendo la posizione ufficiale della Camera del Lavoro di Reggio Calabria-Locri, contraria al progetto di costruzione della centrale elettrica a carbone nel sito dismesso della ex Liquichimica di Saline Joniche, posizione espressa interpretando oltre che il volere della stragrande maggioranza della popolazione locale e delle amministrazioni interessate, anche il semplice buon senso.
Mi trovo assolutamente contrario alle motivazioni dichiarate dalla FILTCEM-CGIL che esprimono una valutazione positiva sulla costruzione della centrale, considerando le nuove tecnologie sicure e, quindi, non inquinanti per l’ambiente circostante e giustificando la positività dell’operazione con la ricaduta occupazionale nel territorio.

Oggi è necessario chiedersi quale modello sia maggiormente opportuno per uno sviluppo sostenibile del territorio, o ancora meglio delle vocazioni naturali di un territorio, e sicuramente la centrale proposta non interpreta questa domanda, ma sicuramente interessi altri, molto distanti da quelli del luogo e che certo non possono avere il nostro sostegno.

La Calabria oggi produce già molta energia elettrica, più di quella necessaria ai suoi bisogni, e se mai fosse necessario, perché non pensare a sistemi rispettosi dell’ambiente, come il solare, e poi perché non pensare a quel sito come un luogo di bonifica ambientale vista la grande quantità di veleni già presenti sia sul terreno che nel suo mare, un grande laboratorio virtuoso che potrebbe innescare attività di recupero del territorio, bonifica dai veleni sversati e affondati, trattamento dei rifiuti in una logica di riciclo e riutilizzo, attenzione al dissesto idrogeologico, con interventi di manutenzione del territorio e di controllo delle acque per una loro gestione razionale e soprattutto pubblica.

Queste ed altre soluzioni concordate e suggerite dalla popolazione sicuramente darebbero molta più occupazione stabile e duratura, funzionale ai bisogni. Credo che oggi sia questo un futuro possibile per i nostri territori, e non queste opere “calate dall’alto” con interessi diversi da quelli del territorio come la storia ci insegna....

La CGIL non è un sindacato corporativo che interviene a tutela degli interessi di pochi ma si confronta con la società che chiede di rappresentare, si batte e organizza le lotte a tutela dei diritti di tutti, e non solo dei propri iscritti, non solo degli occupati ma di tutti compresi i migranti senza tutele, ed è per questo che
fa parte con pari dignità del variegato fronte del no alla centrale a carbone,allo stesso modo con cui difende i diritti dei lavoratori messi in discussione da questo modello di sviluppo lo stesso che oggi ci ruba il futuro e ci impone scelte inaccettabili.

Raffaele Signoriello Segreteria FIOM-CGIL RC-LOCRI

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Pubblichiamo inoltre sulle problematiche del carbone un'altro interessante articolo

TRATTO DA Swissinfo.ch

Colombia, il lato oscuro delle miniere svizzere di carbone

" L’impatto ambientale è enorme: i fiumi vengono contaminati e con essi anche la terra e il bestiame. Ciò significa che quei contadini che vivevano di agricoltura e pesca, ora non hanno più nulla da mangiare. "Alfredo Tovar, operaio alla miniera di La Jagua.
Di Stefania Summermatter, swissinfo.ch

In Colombia le attività minerarie hanno portato ricchezza, ma non per tutti. Se le multinazionali continuano a espandersi, il prezzo da pagare per le comunità locali è altissimo: villaggi evacuati, fiumi inquinati, sindacalisti messi a tacere. Violazioni che chiamano in causa pure un'impresa svizzera, che respinge però ogni accusa.


La Colombia è il quinto paese esportatore di carbone al mondo. Dalle miniere del nord, questa materia prima viene trasportata fino in Europa – soprattutto in Germania – e utilizzata per la produzione di energia elettrica. Le centrali a carbone tedesche riforniscono in parte anche le società svizzere, che negli ultimi anni hanno aumentato i loro investimenti nel carbone per coprire il fabbisogno di base.

In diversi paesi europei, l’utilizzo di questo combustibile fossile ha incontrato l’opposizione degli ecologisti per l’elevato tenore di emissioni di CO2 che diffonde nell’atmosfera. Le incognite legate al carbone non si limitano però alle sole centrali, ultimo anello di una catena produttiva, ma si spingono fino alle grandi miniere a cielo aperto che hanno ridisegnato il volto della cordigliera andina.

In paesi come la Colombia, l’estrazione del carbone è all’origine d’importanti violazioni dei diritti umani e del deterioramento dell’ecosistema. La denuncia non è nuova: da diversi anni infatti Amnesty International e il Gruppo di lavoro Svizzera Colombia si battono affinché le materie prime tornino a essere una risorsa per le comunità locali.

«La situazione nel nord della Colombia è particolarmente difficile. Per anni è stata teatro di scontri tra la guerriglia, le forze paramilitari e l'esercito statale», spiega Alfredo Tovar, sindacalista e operaio in una miniera del dipartimento del César. «E a farne le spese è soprattutto la popolazione locale: intere famiglie sono state allontanate o sono scomparse nel nulla. Lavoratori, rappresentanti comunali e dirigenti sindacali sono stati messi a tacere, o uccisi».


Alfredo Tovar è venuto fino in Svizzera per chiedere giustizia. Rivendica assicurazioni sociali per tutti gli operai, norme di sicurezza nelle miniere e un indennizzo alla popolazione per i danni subiti. «L’impatto ambientale dell’estrazione del carbone è enorme: i fiumi vengono contaminati e con essi anche la terra e il bestiame. Ciò significa che quei contadini che vivevano di agricoltura e pesca, ora non hanno più nulla da mangiare.Inoltre, dalle miniere si sprigiona una nube di polvere nera che è all’origine di gravi problemi respiratori».


Multinazionale svizzera nel mirino

......Nei dipartimenti del César e della Magdalena si concentra gran parte della ricchezza del paese, ma spesso i villaggi sono lasciati senza acqua potabile, elettricità e servizi sanitari. «La manodopera arriva soprattutto da altre regioni del paese e i profitti se ne vanno all’estero… mentre qui resta solo contaminazione e povertà. Come dipendente della Glencore chiedo un indennizzo alla regione per i danni causati e per il carbone che portano via, e chiedo il rispetto degli accordi sindacali che hanno firmato con noi lavoratori».....
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